87 anni di Latina, già Littoria. Alla mia città auguro di svegliarsi dal sonno e, sull’esempio dei nostri padri, di tornare a crescere.

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LATINA – Cosa posso augurare alla mia città?

Semplicemente, che smetta di pensarsi un piccolo puntino fra Roma e Napoli. Le auguro di riscoprirsi grande ed orgogliosa in una Storia unica, come la nostra.

Potrà non piacere a questo incidente della storia con la s minuscola di nome Lbc, ma Littoria nasce nel Novecento ed il primo cittadino onorario si chiama Benito Mussolini. Certo, il fascismo s’è macchiato di crimini orribili e però ignorare la bonifica integrale della Palude equivale a rimuovere la nostra stessa identità.

Con una operazione che non riuscì nemmeno a Santa Romana Chiesa, il fascismo realizzò un autentico esproprio proletario, dando le terre ai coloni veneti, ferraresi, friulani che fra sudore e chinino hanno reso possibile che Littoria fosse una città vivibile. Olim Palus, appunto.

Stamane ho partecipato alla tradizionale deposizione della corona di fiori in una Piazza del Quadrato che, al netto dei giornalisti e dei politici, non ha visto la partecipazione dei latinensi, della nostra comunità. Il Sindaco si è lanciato in un’analisi storica da cui dissento totalmente: ha magnificato, cioè, gli anni ’60 e ’70 come quelli del boom economico. Certo, l’Italia godeva di una congiuntura economica favorevole, ma a Latina si metteva nel sacco una identità estetica ed architettonica. Venne deturpata, ad esempio, l’immagine del centro storico con edifici del tutto estranei all’impianto razionalista che ci invidiano gli studiosi di tutto il mondo. Ci furono intuizioni buone di Corona e della sua giunta un po’ socialista ma sostanzialmente democristianissima e poi venne giù il terremoto di Mani Pulite, citato da Coletta (il quale terremoto affonda le origini proprio in quel ventennio dei sessanta e dei settanta osannato dal Sindaco di Latina!).

A seguito di quella che Bettino Craxi chiamerà, a ragione, la “finta rivoluzione” nel 1993 , i cittadini per la prima volta elessero direttamente il Sindaco. Scelsero un ufficiale della Repubblica Sociale Italiana, un già vecchio Ajmone Finestra. Un combattente che nulla aveva rinnegato del passato e che per due legislature era stato Senatore del partito di Giorgio Almirante. Quella candidatura ebbe origine da una intuizione di Vincenzo Zaccheo, allora già in prima linea ed alla guida del partito che l’anno dopo, nel 1994, sedette a Montecitorio dopo la svolta di Fiuggi ideata e condotta da Pinuccio Tatarella.

Sono gli anni, quelli della destra e poi del centrodestra, di grandi intuizioni e progetti: l’università in centro, la riqualificazione integrale dei borghi e delle periferie e le opere infrastrutturali che ancora costituiscono l’unica speranza per il futuro di Latina: il porto, il nuovo ospedale e l’università a Palazzo M.

Occorre reagire a questa mistificazione storica che vuole dipingere un “ventennio” tutto connaturato da malaffare ed illegalità. E’ una volgare e rozza approssimazione. Sul piano tecnico, ché sempre la responsabilità penale ha carattere personale, e su quello più squisitamente politico. Finché Latina ha avuto una guida forte ed autorevole, nessuna sirena ha mai suonato a Piazza del Popolo e nessun esponente politico fu tratto, magari anche ingiustamente, nelle patrie galere.

Certo, sono decenni che la città non ha più guida e certamente la stagione Di Giorgi si è risolta in un disastro amministrativo senza precedenti.

Auguro, quindi, a Latina di specchiarsi nelle res gestae dei suoi padri e di seguire la scintilla della passione e dell’impegno per la Politica.

Quella vera.


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Sono laureato in Scienza della Politica con tesi dal titolo: ”L’eccezionale: Storia istituzionale della V Repubblica francese”. Socialista liberale libertario e radicale. Mi sono sempre occupato di politica e comunicazione politica collaborando a campagne elettorali e referendarie. Ho sempre avuto una passione per il giornalismo d’opinione e in News-24 ho trovato un approdo naturale dove poter esprimere liberamente le mie idee anche se non coincidono sempre con la linea editoriale della testata. Ma questo è il sale della democrazia e il bello della libertà d’opinione.