Antonietta Grimaldi non ha limiti esplorativi, la sua immaginazione è ricca ed si esprime in un tripudio di colori. La Grimaldi rappresenta l’infinitezza del suo essere che è un universo da esplorare, le emozioni degli esseri umani sono infinite come il numero delle sue creazioni, le sue opere sono scatti fotografici dell’inconscio che catturano per sempre emozioni irripetibili.
Fotografie del divenire dell’anima come Gold, qui l’artista rappresenta i sentimenti umani in una sintesi perfetta, in un rapporto dialogico multiplo che prende forma, in primo luogo, in un punto mediano situato tra l’idea dell’artista e la realizzazione del dipinto; in secondo luogo, tra l’opera finita e la presentazione al pubblico; infine, tra l’opera e il canale interpretativo dello spettatore. Una trilogia concettuale, affascinante, intricata e intrigante, stimolante e capace di riempire gli occhi e la mente.
Il colore esalta l’intenzione dell’artista che immerge lo spettatore nel proprio mondo, senza alcun limite di esplorazione. Il nostro genio del colore si colloca oltre i limiti spazio-temporali e prospettici con Gioia, il nome dell’opera suggerisce l’origine dell’ispirazione. L’astrattismo di Antonietta fa perno sul colore per trasmettere vibrazioni, sensazioni che vengono percepite ad un livello superiore rispetto a quello razionale. La sua arte passa dagli occhi e arriva dritta allo stomaco, senza passare per la razionalità.
Antonietta per questo utilizza toni decisi e fiammeggianti, come in Incontro. L’arte della Grimaldi fa a meno della razionalità ma non della riflessione, che viene sempre stimolata, opere come Focus cercano di porre interrogativi simbolici.
Il suo lavoro è concettuale, affascinante, intricato e intrigante, capace di far riflettere e di riempire gli occhi e la mente, come con Macchia, la diarchia tra significato e significante va a vantaggio di un notevole scarto semantico che, attraverso pochi ma essenziali elementi, porta lo spettatore a interrogarsi insieme all’artista. I colori straordinariamente forti e contrastanti tra loro permettono all’opera di focalizzare l’attenzione dello spettatore che, ammaliato, si perde nei propri pensieri.
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