LATINA – Si complica la posizione dei proprietari degli appartamenti della palazzina di via del Lido per i quali c’è stato l’ordine di abbattimento di una serie di riscontrate opere abusive. Il Tribunale amministrativo, che in precedenza aveva accordato la sospensione dell’abbattimento, adesso ha dichiarato improcedibile il ricorso e dunque ritorna efficace il provvedimento del Settore Edilizia privata dell’ente. Ma, ciò che più conta in questo provvedimento, è che l’ordine di demolizione delle opere abusive viene messo in collegamento con la parallela indagine penale, che riguarda lo stesso palazzo ai fini dell’accertamento delle responsabilità degli abusi. In specie due dei cinque ricorrenti avevano eccepito ai fini dell’annullamento dell’ordine di demolizione il fatto che non era stato possibile accedere al fascicolo edilizio. Decisione assunta dall’amministrazione in considerazione del fatto che sui lavori della palazzina è in essere un’indagine penale coperta ancora da segreto istruttorio. Nello specifico il Tribunale amministrativo scrive in sentenza che «… il Comune di Latina ha puntualmente dato conto nell’ordinanza… che l’ostensione del fascicolo edilizio non è stata possibile per la presenza di un’indagine penale sugli atti contenuti nello stesso, indagine che costituisce valida ragione utile a non consentire l’accesso ai documenti amministrativi…. essendo stata l’informativa di reato redatta dalla polizia giudiziaria nell’ambito di un procedimento penale che ha ad oggetto il fascicolo edilizio, il diniego di accesso appare legittimo, non sussistendo alcuna violazione dei principi del giusto procedimento e di leale collaborazione. Peraltro, parte ricorrente non risulta essersi attivata presso l’autorità giudiziaria penale per ottenere l’accesso agli atti di eventuale interesse per la difesa, come invece sarebbe stato necessario». Dunque la battaglia davanti ai giudici amministrativi potrebbe essere stata una scusa per conoscere le contestazioni penali ed è il motivo per il quale i ricorrenti si sono beccati un richiamo dal Tribunale amministrativo oltre che il «no» all’annullamento dell’atto di demolizione e al pagamento di un’ammenda di tremila euro per le spese di giudizio. Scontato l’appello dei due ricorrenti per i rispettivi appartamenti oggetto di verifica e di contestazione degli abusi. A monte di questa storia c’è anche una querelle tra i proprietari e la società che ha realizzato l’immobile per stabilire chi effettivamente ha realizzato gli abusi e le modifiche, in parte, strutturali perché integrano un rischio sismico.


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