Cinema Venezia : Trionfano la bellezza e lo spargimento di sangue

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Il titolo del film vincitore del leone d’oro della 79° edizione della mostra del cinema di Venezia, All the beauty and the bloodshed della documentarista americana Laura Poitras, riassume alla perfezione il palmares finale, annunciato nella cerimonia di chiusura il 10 settembre. Da un lato c’è la bellezza di un cinema di pura immaginazione con Luca Guadagnino, leone d’argento per la miglior regia per Bones and All, favola nera lungo le strade polverose di un America marginale e con il premio a Martin McDonagh alla miglior sceneggiatura per il suo The banshees of Inisherin, ballata grottesca e malinconica su un’amicizia al maschile che si fa metafora della storia politica irlandese. Lo spargimento di sangue sta nel trionfo del cinema impegnato con la Poitras e il suo ritratto della fotografa Nan Goldin, che vediamo prima immersa nella cultura underground della New York degli anni ’70-’80 e impegnata poi nella battaglia contro i Sukler e la Purdue Pharma, produttori dell’Oxycontin, un narcotico responsabile di 400.000 morti in America. Sorprendente è l’equilibrio tra il lavoro fotografico della protagonista dalla bellezza anticonformista la tragedia sociale che incombe. Altro sangue in Alice Diop, regista francese di origine senegalese, autrice di Saint Omer, vincitore del Gran premio della giuria e della migliore opera prima. Si tratta della messa in scena di un lungo processo contro Laurence Coly, una Medea contemporanea, accusata di infanticidio. La donna è protagonista assoluta, che sia una madre, una figlia, un avvocato, un giudice.  La grandiosità di quest’ opera sta nel mettere lo spettatore in una condizione scomoda, nell’angusto spazio di un’aula di tribunale dove è costretto a fare i conti con le questioni attuali della società contemporanea. Altri due titoli in concorso hanno affrontato il genere processuale, Argentina 1985 di Santiago Mitre, atto d’accusa contro i militari responsabili di 30.000 desparecidos durante la dittatura argentina degli anni ’80 e Il signore delle formiche di Gianni Amelio, sul caso Aldo Braibanti interpretato da Luigi lo Cascio e dall’attore esordiente, Leonardo Maltese, la scena della sua deposizione durante il processo contro il suo mentore e amante resta tra le più significative di questa edizione, entrambi film necessari anche se esclusi dai premi, insieme alla nuova opera disturbante e commovente di Darren Aronosky, the Whale con una grande prova dell’attore protagonista Brendan Fraser. Ancora tra gli esclusi, l’incendiario Athena di Romain Gravas, che ha lasciato il segno i primi giorni di festival con piani sequenza adrenalinici di una battaglia senza esclusioni di colpi nella periferia parigina, al centro del film si colloca una tragedia familiare, dagli echi antichi. Infine esce a mani vuote anche Noah Baumbach che ha riscritto le regole del disaster movie in chiave psicologica con il film di apertura Withe noise, sgargiante adattamento del romanzo di Don de Lillo, specchio dell’umanità contemporanea in crisi tra una catastrofe chimica e il bombardamento mediatico che trova conforto tra i corridoi del supermercato, simbolo di un consumismo disperato che non si ferma neanche di fronte a un’apocalisse imminente.

Eleonora Ceccarelli


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