Duplice omicidio di San Valentino, Desyrèe Amato, unica superstite : ” Ergastolo per l’assassino”

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A poco più di due mesi dall’inizio del processo che vede imputato il maresciallo della Guardia di Finanza Christian Sodano per la morte di Renèe Amato e Nicoletta Zomparelli, rispettivamente sorella e madre della sua ex ragazza, avvenuta lo scorso 13 febbraio nella villetta di San Valentino, l’unica superstite di quella strage, Desyreé Amato, ha parlato per la prima volta ai microfoni di Fanpage, insieme alla zia Mariapia (sorella di Nicoletta) e al nonno Giovanni. Un racconto che ripercorre quei terribili momenti: «La prima persona con cui se l’è presa è stata mia sorella, praticamente una bambina che non c’entrava niente. Ha ucciso due persone innocenti. Mi porterò per sempre il rimorso di non aver ascoltato subito la mia testa. È una mente diabolica: le ha uccise per farmi vivere poi con questo peso». Desyreé infatti racconta che, già due mesi prima dell’omicidio, a seguito di una forte lite, aveva deciso di lasciarlo, anche se «mai avrei pensato che sarebbe stato capace di un gesto simile». Con estrema difficoltà, la giovane sta provando a ripartire, cercando di mantenere il silenzio e la riservatezza: «Non voglio che le persone mi riconoscano per strada, sto cercando di andare avanti e riprendere in mano la mia vita, ormai a pezzi». Al suo fianco ci sono il padre, il nonno e la zia Mariapia, che commenta: «Desyreé è stata l’unica che aveva capito la bestia che era e per questo lo stava lasciando».A poche settimane dall’inizio del processo, l’unica cosa che chiedono Desyreé e la zia Mariapia è giustizia: «Ha distrutto quattro famiglie. Ci aspettiamo giustizia, è l’unica cosa che possiamo chiedere. Non torneranno mai più, quindi almeno giustizia, l’ergastolo. Non deve più uscire dal carcere, perché per lui sarebbe come smettere di vivere, proprio come ha fatto smettere di vivere mia mamma e mia sorella». Giovanni Zomparelli, invece, ha lanciato un appello per maggiori controlli sui militari: «I militari non dovrebbero portare le armi fuori dal servizio, ma purtroppo questo spesso non accade. Si ripete, servono più controlli. Non so chi mi ascolterà, ma spero che qualcuno lo faccia».


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