LATINA – Si chiude l’inchiesta che coinvolgeva cinque funzionari di banca accusati di aver prelevato dei soldi sul conto di marito e moglie.
I dipendenti sono accusati, in data 17 novembre 2017, di appropriazione indebita. La denuncia è partita da un imprenditore pontino, 82 anni di età, che aveva chiesto alla Procura l’esercizio dell’azione penale.
Per due volte era stata chiesta l’archiviazione. Nei giorni scorsi, a seguito dell’opposizione della parte offesa e dopo che il giudice aveva sciolto la riserva, è stata chiusa l’inchiesta per cinque dipendenti.
La dettagliata denuncia dell’imprenditore per appropriazione indebita
Nella minuziosa ricostruzione dei fatti, l’imprenditore aveva sostenuto che l’istituto di credito si era appropriato di una somma di denaro senza averne diritto.
In base ai fatti contestati, dopo la concessione di un mutuo di 600.000 euro nei confronti della società dell’imprenditore, a fronte di un mancato pagamento di alcune rate di finanziamento dell’azienda, la banca si era appropriata di somme di denaro depositate anche sul conto corrente della moglie dell’imprenditore.
Dopo l’avvio delle indagini, la Procura aveva presentato più volte la richiesta di archiviazione. Ma l’avvocato e il giudice del caso avevano continuato a sostenere che sussistessero gli estremi per la configurabilità del reato.
La banca, infatti, senza essere in possesso di alcun titolo che legittimasse l’operazione aveva messo le mani sui soldi, ottenendo in questo modo un profitto ingiusto.
Per questo motivo, il giudice aveva rigettato la richiesta di archiviazione presentata dalla Procura disponendo sul registro degli indagati il nome di cinque funzionari di banca. Inoltre, in base agli atti, non ci sono gli estremi e neanche le giustificazioni per bloccare i conti e prendere i 22mila euro dovuti.
Il magistrato, infine, in una ordinanza aveva sottolineato che la rilevanza di questa vicenda non fosse civilistica quanto penale.
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