Gian Lorenzo Bernini: Architetto e scenografo

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Nel campo artistico il miglior interprete dell’animo e del sentimento romani fu Gian Lorenzo Bernini, che con la sua esuberante fantasia e la perfetta padronanza di mezzi tecnici rivestì Roma di costruzioni e sculture, agitate da un soffio potente di passione religiosa e mondana nello stesso tempo.              Luigi Pareti e Paolo Brezzi, Storia di Roma

Gian Lorenzo Bernini, architetto, da alcuni storici dell’arte è stato definito conservatore, a differenza del suo eterno rivale, il rivoluzionario Francesco Borromini. Tuttavia le sue opere ardite e innovative non mancarono di coraggio, nonostante che la sua architettura barocca, come forma artistica portatrice di messaggi e strumento di persuasione, non si allontanò mai completamente dalla strada del classicismo.

Non si sa con precisione come il Bernini sia stato educato all’architettura e presso quale artista, tuttavia sin dal 1627 dimostrò di padroneggiare questa tecnica quando edificò la facciata del Palazzo di Propaganda Fide nei pressi di Piazza di Spagna. A lui si deve in gran parte il gusto scenografico dell’urbanistica romana.

Con la morte di Carlo Maderno, il più accreditato architetto attivo nella capitale, nel 1629 Gian Lorenzo Bernini fu nominato architetto della Fabbrica di San Pietro nonostante che egli non avesse alle spalle studi o pratica di architettura. A quel tempo si collocano le prime prove come la facciata per la chiesa di Santa Bibiana e gli interventi in Palazzo Barberini, che costituì un modello per l’architettura civile barocca.

Per la famiglia Barberini, da cui fu costantemente protetto, Bernini continuò la costruzione del Palazzo iniziata dal Maderno e completata poi dal Borromini. Il monumentale edificio, costituito da una pianta a “H”, inserito in una zona che all’epoca era alla periferia della città, in un’area verde ricca di giardini, è concepito come una tipica villa suburbana sul modello della Farnesina (edificata da Baldassare Peruzzi vicino al Tevere, tra il 1505 e il 1511).

La facciata di questo edificio si sviluppa su tre livelli con una sovrapposizione degli ordini classici. Il porticato al pianterreno, le cornici marcapiano molto sporgenti e la strombatura delle finestre, al piano alto, conferiscono all’insieme del Palazzo un vigoroso dinamismo chiaroscurale.

Altre opere progettate negli anni della maturità, dove sono evidenti le radici classiche e cinquecentesche delle invenzioni del Bernini architetto, furono la chiesa di Santo Tommaso di Villanova (1658), a pianta centrale, di Castel Gandolfo (a croce greca) e la chiesa di Santa Maria Assunta in Cielo di Ariccia (1662).                                                                                                           Ma l’edificio più conosciuto e completo per concezione e dettagli e  commissionato, sotto il pontificato di Alessandro VII, dal cardinale Camillo Pamphilj per i novizi dell’Ordine dei Gesuiti, è la splendida chiesa di Sant’Andrea al Quirinale (1658-1661) dalla suggestiva pianta ovale ellittica, già sperimentata nel Colonnato di San Pietro, che costituisce un modello per l’architettura tardo-barocca.

La chiesa di Sant’Andrea all’esterno presenta una stretta facciata scandita da due alti pilastri corinzi sormontanti da un timpano, elementi di derivazione classica. Alcuni gradini costituiscono la scala che conduce all’ingresso della chiesa, coperto da una sorta di baldacchino semicircolare. Entrando, oltre ad avere la sensazione di uno spazio dilatato, un’illusione di espansione, si ha una visione immediata della figura del santo che si eleva verso il cielo dal timpano spezzato in corrispondenza dell’altare maggiore (opera di Antonio Raggi). Verso il santo convergono tutte le linee architettoniche in un nodo plastico-spaziale di notevole drammaticità visiva.

All’interno della Chiesa la cupola ellittica, grazie a una lanterna ovale e alle finestre aperte attorno al suo perimetro, riempie lo spazio di una luce calda, simbolo della presenza divina. La grande cupola è divisa da una serie di costoloni che creano dei ventagli decorati a cassettoni esagonali. La sensazione che se ne ricava è quello di uno spazio immateriale e infinito che sembra gonfiarsi ed espandersi verso l’alto per accompagnare sant’Andrea nella gloria celeste. La statua del santo è raffigurata mentre ascende al cielo su una nuvola, col mantello svolazzante, il capo rivolto verso l’alto e le braccia aperte.                                                                                                                                                                    Ha scritto lo storico napoletano dell’arte Nicola Spinosa: «Per Bernini lo spettatore doveva entrare a far parte dell’infinita continuità e varietà dello spazio architettonico, confondendosi illusivamente con esso in un rapporto di unità inscindibile tra realtà fisica e mondo fittizio dell’invenzione».                                                                                                                       Bernini, infatti, crea unità e armonia, costringendo il visitatore a procedere con lo sguardo per tutta la chiesa e seguire il ritmico e dinamico susseguirsi dei pilastri, delle colonne e delle strutture architettoniche. .                                                                    

Sia l’esterno che l’interno (palesemente ispirato al Pantheon) dell’edificio sono animati da chiaroscuri dovuti alla modulazione delle pareti, al contrapporsi delle curve, alla continua articolazione delle luci e delle ombre. L’effetto dinamico è accentuato dal vivace colore dei marmi che si contrappone al bianco degli stucchi.                                                                                                       Altra opera architettonica di Gian Lorenzo Bernini è Palazzo di Montecitorio costruito a Roma (1650-1655). La curva facciata del palazzo è un esempio della tendenza dell’artista a sostituire schemi statici con andamenti dinamicamente movimentati. L’artista in questo palazzo incastra negli angoli e nei poggiatoi delle finestre, pietre che paiono ancora grezze, appena tolte dalla cava.

Dal 1663 al 1666, su incarico di papa Alessandro VII, Gian Lorenzo Bernini si occupò di modificare la scenografica Scala Regia in Vaticano con la statua equestre dell’imperatore Costantino. Questa imponente rampa di scale era stata costruita da Antonio da Sangallo il Giovane nei primi anni del Cinquecento, per collegare i Palazzi Apostolici alla Basilica di San Pietro.                                                                                                         Gian Lorenzo Bernini nella sua rielaborazione riuscì a trasformare la scala irregolare in uno scalone scenografico con grande meraviglia di tutti e con sua estrema soddisfazione. Infatti lo stesso artista la definì con orgoglio «la cosa men cattiva c’ho fatto».                                                                                                                                                                            Arricchì, infatti, la scala con un elegante doppio colonnato iconico coprendola con una volta a botte decorata a cassettoni. Inoltre sfruttò la convergenza dei muri per creare uno straordinario effetto prospettico in modo che la lunghezza della scala apparisse molto amplificata. Sul grande arco d’ingresso Bernini collocò una grande stemma del papa Alessandro VII Chigi con due grande figure alate, allegorie della Fama, che suonano le trombe per celebrare il trionfo della Chiesa di Roma.

Nelle diverse opere architettoniche, che mostrano soluzioni di grande interesse artistico per la loro libertà creativa e progettuale, la perfetta fusione di architettura e scultura, la grande maestria, nel servirsi di ogni materiale, hanno consentito al Bernini di esprimere la sua fantasia e l’immaginazione che gli erano proprie.

L’architettura di Gian Lorenzo Bernini in complesso si trasforma in un scenografia opulenta e fastosa per rispondere alle esigenze di prestigio e di ostentazione della società aristocratica del tempo. Con lui, nell’architettura e nell’urbanistica, trionfa il gusto per gli effetti scenografici e sorprendenti dell’epoca barocca.

 


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