Gli “Anticorpi” di Enrico Forte: un diario- manifesto, tremendamente vero, ai tempi del Covid.

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LATINA- Non leggo mai libri scritti da politici. In primo luogo ché, in realtà, sono scritti da altri. Come se non bastasse, rischiano d’essere dei comizi di carta senza anima né senso.

Ho infranto questa regola autoimpostami per amicizia e simpatia nei riguardi dell’autore di “Anticorpi”, il libro scritto da Enrico Maria Forte. “Dimmi la verità, poi”, mi ha detto porgendomene una copia. “La verità rischia di essere un assoluto a cui è difficile tendere”, gli ho risposto a metà tra il filosofico ed il paraculo.

Si potrebbero scrivere tante cose di e su “Anticorpi”. Il cuore di questa avventura editoriale, ed il motivo per il quale il libro merita di essere letto, sta nella sua verità.

Enrico s’è denudato di cliché, stereotipi, metaforiche gabbie nelle quali ognuno di noi tende ad essere prigioniero di se stesso.

Alla citazione morettiana “dì qualcosa di sinistra”, Forte oppone un invito assai più essenziale, direi quasi ontologico: “Vivi e fai qualcosa di sinistra!”. In tempi di mascherine, l’autore smaschera molte nostre contraddizioni, incoerenze fra ciò che diciamo e quel che in realtà testimoniamo con la nostra vita.

“Bisogna combattere il virus senza fermare il mondo, ma cambiandolo”, scrive Enrico Forte. Ha tremendamente ragione! La pandemia non può sortire un effetto smarrimento di sentimenti direi quasi consustanziali al nostro essere umani. Scrive l’autore, servendosi di un simpatico gioco verbale, che stiamo passando dall’aristotelico zoon politikon all’odierno zoom politikon. Tutto avviene di fronte allo schermo di uno smartphone, di un tablet o di un pc. Stiamo dimenticando le relazioni umane, l’affettività, e la carnalità della vita. Basti pensare alla cosiddetta dad, orribile acronimo che sta per didattica a distanza. Ci illudiamo di migliorare l’apprendimento dei nostri ragazzi attraverso la tecnologia, senza considerare che la scuola deve  prima di tutto essere Scuola di Vita.

Ha ragione Enrico Forte quando scrive che non gli piace un mondo dove è la scienza a decidere, mentre la politica è ancella di una quantità sterminata di virologi e scienziati di ogni risma. I social, poi, ci pongono quotidianamente a contatto con esperti “laureati nella fantastica università di Facebook”. Occorre, invece, che la Politica ritrovi la sua funzione ed il suo ruolo di guida, salvando così quel che rimane della democrazia rappresentativa.

“Anticorpi” è un diario sincero ed a tratti spudorato sullo strano periodo che stiamo vivendo. “Una distanza che salva, una distanza che uccide”, scrive Enrico Forte a proposito dei nostri anziani ricoverati nelle Rsa, in residenze alla “Albergo Trivulzio, sempre meno pio”.

Insomma, siamo tutti “figli di un decreto minore”, in attesa di un vaccino che possa riportarci ad una condizione di normalità. A proposito dei vaccini e della loro funzione salvifica, Forte ricorda l’episodio che nel 1885 consacrò Pasteur alla storia: il chimico francese inoculò del siero in un bambino morso da un cane. Da lì nacque il vaccino contro la rabbia che portò, gradualmente, allo spegnersi della malattia.

“Anticorpi” è un inno alla bellezza, vero e primo antidoto alle tenebre che sembrano avvolgerci. Dalle splendide – a mio guidizio, una delle opere  più belle della letteratura italiana –  “Città Invisibili” di Calvino (” L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”. ), ai suggerimenti d’ascolto e di lettura. Cito il Gaber del Teatro- Canzone. Forte ricorda “Far finta di essere sani”, un brano di una attualità disarmante scritto da Sandro Luporini. Poi, ancora, alcuni versi di Fernando Pessoa che sembrano essere gli anticorpi personali e privatissimi dell’autore:

Non sono niente.

Non sarò mai niente.

Non posso voler essere niente.

A parte ciò,

ho in me

tutti i sogni del mondo”.

 


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Sono laureato in Scienza della Politica con tesi dal titolo: ”L’eccezionale: Storia istituzionale della V Repubblica francese”. Socialista liberale libertario e radicale. Mi sono sempre occupato di politica e comunicazione politica collaborando a campagne elettorali e referendarie. Ho sempre avuto una passione per il giornalismo d’opinione e in News-24 ho trovato un approdo naturale dove poter esprimere liberamente le mie idee anche se non coincidono sempre con la linea editoriale della testata. Ma questo è il sale della democrazia e il bello della libertà d’opinione.