Il Buongiorno Dell’Amico. La banalità del male

Buongiorno e buon mercoledì

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Non sono una Cassandra, un aruspice, un mago, un indovino, un gufo per predire alcunché, ma posso avere presentimenti. Lo scrivo a pagina 31 del Il Viaggio australe e libero questo presentimento di presagi funesti per l’Italia, vinco il magone, partecipando ad una manifestazione di 100.000 persone contro ogni fascismo e razzismo, a Roma il 24 ottobre 2017.

Ma mi riassale questo sentimento opprimente nell’incipit del mio terzo libro In mio nome, mai più, di cui parlo di mio zio vittima di un lager nazista, morto di stenti e malattia a 21 anni. Mi interrogo: Com’è potuto succedere?
Nel primo paragrafo pubblico, su concessione del Dott. Riccardo alle Luche, un amico psichiatra, docente universitario ed autore di Analisi di una mente criminale (edizione 2020, implementata) la “relazione psichiatrica retrospettiva di Adolf Hitler”.  Esprimo nel successivo paragrafo  Il grido di dolore contro gli efferati crimini del nazifascismo e nel paragrafo “Dove abbiamo sbagliato”, non mi capacito di chi organizza novelle marce su Roma o vuol festeggiare, come Casapound, il 23 marzo 2019 il centenario della fondazione dei mussoliniani Fasci di Combattimento. Si arriva dunque alla conclusione che, dopo le varie amnistie dell’immediato dopoguerra, l’Italia è un paese che non ha voluto fare i conti con la propria storia. Aggiungo, a quanto scritto allora, che gli Italiani, in genere, si sono cullati sul mito di essere un popolo di “brava gente” (dimenticando, da “smemorati di Collegno”, gli orrori, in Africa, del Macellaio di Fezzan, nonché gasificatore di abissini, del Generale Rodolfo Graziani (che mai fu processato e condannato) e gli orrendi crimini nella ex Jugoslavia, dal 1941 al 1943, del generale Mario Giuseppe Leon Roatta.

Mi sono spesso soffermato a riflettere sul resoconto che Hannah Arendt fece del processo, tenutosi a Gerusalemme dopo la sua cattura in Argentina, al gerarca nazista Adolf Heichmann nel suo “Eichmann in Jerusalem – A Report on the Banality of Evil”. Ella prende spunto per riflette sulla “banalità del male” ovvero sulla mediocrità umana, su chi, apaticamente privo di idee proprie, portò, ad es. questo “esperto di questioni ebraiche”, immedesimato acriticamente negli ordini di Hitler in merito alla “soluzione finale” a concepire, la macabra, teatrale, organizzazione di Theresienstadt, il ghetto – campo di concentramento “umano”. Realizzato a scopo propagandistico (unico campo visitabile dalla Croce Rossa), presentato dai nazisti come “tipico esempio di insediamento ebraico”.

Questa mia lunga, sofferta digressione storica serve per arrivare agli scontri di ieri nella piazza antistante a Montecitorio, dove i manifestanti (che avrebbero dovuto essere commercianti, ristoratori esasperati dalle chiusure dei loro esercizi causa coronavirus) hanno sfondato le transenne di protezione antistanti la Camera dei Deputati. Essi  sono stati strumentalizzati e condotti agli scontri con la Polizia, aizzati da un “onorevole” come Vittorio Sgarbi (che in un paese normale, non siederebbe impunemente in Parlamento, ma sarebbe in cura presso un Centro di Salute Mentale), dall’onorevole Gian Luigi Paragone, ex M5S ed ora capo del movimento Italexit, epigono del  sovversivo “vaffanculo” di origini pentastellate. Ma questi sono gli effetti di quello che bolle in pentola da anni, in Europa, negli U.S.A. ad opera dei trumpisti e seguaci di QAnon, nel mondo. In Italia non è stato fermato il brodo di coltura, quel fetente mondo dell’eversione nera, da Forza Nuova di Fiore e Castellino, ad Onda Popolare, a Casapound che ieri, a Roma, era rappresentata, ai microfoni che incitavano i rivoltosi, dal consigliere comunale Luca Marsella. I moti di ieri a Roma, sono l’epilogo di innumerevoli manifestazioni organizzate, in tutta Italia dagli ex forconi, gli arancioni dell’ex generale dei carabinieri Antonio Pappalardo, alleatosi con l’avvocato Carlo Taormina, il segretario Andrea Fiore di Forza Nuova per fondare Italia Libera, accozzaglia fascista e negazionista del coronavirus, no vax, no mask che, al grido di “Libertà, libertà””, soffiando sul fuoco di un montante malcontento popolare a fronte delle restrizioni determinate dalla pandemia, sono disposte alla guerra civile. Il ristoratore cinquantunenne modenese, Ermes, con il volto truccato con il tricolore, le corna in capo, alla moda dello sciamano Jake Angeli, uno degli assalitori di Capitol Hill a Washington, è il triste emblema della disperazione ed irrazionalità, della frustrazione eversiva della borghesia impoverita, dei lavoratori che hanno perso il lavoro, dei disoccupati senza speranza. Il 28 ottobre 1922, la marcia su Roma, preceduta da assalti alle Camere del Lavoro in reazione al Biennio Rosso, maturò in questo clima di scontro sociale. Oggi il rosso che fa paura, non è lo spettro del comunismo che si agita in Europa, ma il coronavirus  che determina a zone rosse. Senza vaccini per tutti, non vedremo la fine di questa pandemia. Senza vaccini, gli esercizi commerciali non potranno essere riaperti in sicurezza. A questo punto  intere categorie economiche e fasce di popolazione più colpite dalla crisi, potranno, sempre più numerose, essere facile preda di forze politiche eversive e nemiche della democrazia.


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Evandro Dell'Amico Nato a Carrara ma residente a Massa, Laureato in Lettere Moderne a Pisa nel 2014, ho lavorato per oltre 40 anni nel SSRT. Come sindacalista CGIL Versilia e Massa ho dato il mio impegno in materia di programmazione sanitaria, a tutela della salute del cittadino e dei diritti degli operatori. Dal 2013 ho scritto 4 libri di memorie, su miei familiari, militari nella 2^ G.M. Ho organizzato eventi culturali in memoria della Cineteca di mio padre Bruno, valente cineasta tra gli anni 60/80, Ho collaborato con lui nella realizzazione dei 33 filmati girati nel comprensorio di Massa, dalla ricostruzione di episodi della Resistenza Apuolunigianese a documentari sulle cave di Carrara.