FIRENZE – 2 marzo 2021
L’indice Rt ci permetterà probabilmente di restare in zona arancione fino al 14 marzo ma non di chiudere gli occhi di fronte al paradosso che gli ospedali stanno vivendo in questo frangente: la Toscana registra la metà dei casi giornalieri rispetto all’inzio di novembre ma a parità di posti letto occupati in terapia intensiva, 173 il primo giorno di novembre 2020, 172 oggi. I sanitari impiegati nei reparti covid, gli unici a osservare senza “filtro bellezza” la cruda realtà sanitaria, sono ridotti a sperare in un immediato superamento della soglia, senza dover aspettare il 15 marzo, che ci dirotterà comunque e inevitabilmente in zona rossa. Ha senso aspettare altre 2 settimane quando è già occupato il 30% delle terapie intensive? La soglia di rischio non è più un timore, bensì una certezza che pressa i nostri ospedali. L’arancione è davvero il colore adatto o il rosso si abbinerebbe più armonicamente al quadro attuale? Negli ospedali sempre più reparti sono dedicati ai ricoveri covid, posti letto ordinari e di rianimazione vengono sottratti ad altre tipologie di pazienti, in una settimana la nostra regione ha cumulato un totale di 7414 casi, contro i 5446 della sorsa settimana: è prudente continuare con le spremute di arancia?
Il tasso dei contagi nella nostra regione è passato da 159 a 198 casi/settimana su 100mila abitanti ma la situazione cambia drasticamente andando ad analizzare i singoli territori: 66 comuni presentano un tasso di contagio da zona rossa (maggiore di 250/settimana su 100mila abitanti); i quindici con il tasso di incidenza più alto sono Bientina per la provincia di Pisa, Sassetta per Livorno, Siena, Castelnuovo Berardenga (Si), Quarrata, Massa e Cozzile, Montale (Pt), Civitella Paganico, Scarlino, Montale (Gr), Manciano della Chiana (Ar), Capraia e Limite, San Godenzo, Lamporecchio (Fi).
Destano preoccupazione anche Serravalle, Pescia, Prato e, nell’area Nord-Ovest, Viareggio e Cecina.
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