La guerra, sconfitta di Dio

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La guerra è una follia, il suicidio dell’umanità. Distrugge anche ciò che Dio ha creato di più bello: l’essere umano.    La guerra stravolge tutto, anche il legame tra i fratelli.        Jorge Bergoglio

La guerra, sconfitta di Dio di David Maria Turoldo (Colibri editrice) è una preziosa raccolta di pensieri che testimoniano la straordinaria capacità di sintesi di un uomo che è stato un punto di riferimento personale per la formazione e crescita spirituale e di diverse generazioni di uomini e donne che si sono interrogati sul dramma della guerra che, come ha affermato il regista cinematografico, Ermanno Olmi,  «è una brutta bestia che gira il mondo e non si ferma mai».

Poeta e frate dei Servi di Maria scomparso nel 1992,  David Maria Turoldo, portatore di un’utopia splendente, volta a cambiare il mondo, capace di coniugare impegno e poesia, è stato un personaggio che ha intrecciato in sé in modo esemplare fede, storia, poesia e spiritualità e come tutti i “profeti”, era in anticipo sui tempi, ha forzato «l’aurora della Chiesa con la sua poesia, l’irruenza, le intuizioni e la capacità di stare sulle frontiere e abitarne i problemi».                                                                                       David Maria Turoldo è stato un uomo di grande sensibilità che ha combattuto con sdegno le ingiustizie, rifiutando ogni compromesso con il potere ed era convinto che, nel mondo finché ci fosse competitività  di mercato, di partito e anche di religione, era impossibile avere la pace, che ha bisogno di una nuova cultura come se «fosse una nuova aurora».                                                                                                                                                             In questo agile volumetto sono state radunate da Lino Pacchin, storico della chiesa e Servo di Maria, le idee di padre Turoldo sul valore del Vangelo come «proposta d’amore», sull’urgenza della pace (mentre infuriava nel 1991 la guerra nel Golfo Persico), sapendo che parole sull’amore simili al Discorso della montagna, si trovano anche presso altre religioni. Il cristianesimo, però, nella sua essenza dice: «Amatevi come io vi ho amato (Gv 14,12)» e in nessuna religione si ha un Dio che ha così amato il mondo da mandare il Figlio suo, a donarsi all’uomo per amore.

Secondo Turoldo il Vangelo è il libro dell’umanità, appartiene a tutti e, l’unica sua autentica interpretazione, è il modo di vivere e di operare  insegnato da Gesù. La povertà, intesa come libertà del cuore dalle varie forme di possesso, è l’ideale fondante del vivere cristianamente; senza povertà non c’è soddisfazione interiore profonda, non c’è fraternità, possibilità di salvezza, non c’è beatitudine e felicità, non c’è pace con la terra, la natura e le cose. La comunione con il cosmo è fondamento con se stessi, con gli uomini e con Dio. L’antitesi della libertà e della pace è costituita dal consumo arbitrario, dal possesso e dal legame con i beni materiali e solo riducendo questi bisogni è possibile promuovere meno tensioni che sono le cause primarie dei conflitti e delle guerre.                                                                                                         Nelle pagine del libro l’autore anticipa temi di attualità come l’ecologia biblica sottolineando il ruolo di custodia e non di dominio che l’uomo ha nei riguardi del creato e della terra; come il problema di costruire un ordine economico mondiale fondato sulla giustizia che elimini la sofferenza della fame, della mortalità infantile e della disoccupazione. Dinanzi alle miserie di massa, alla ricchezza acquisita ingiustamente, Turoldo propone una solidarietà generalizzata, ecumenica così da eliminare lo sfruttamento incondizionato delle ricchezze del cosmo, l’autodistruzione collettiva delle risorse della natura e dell’ambiente per coltivare speranze di vita per il futuro.                                                                                                              Oggi la società è competitiva, è basata sulla lotta ad oltranza per il potere e il profitto, considerati valori assoluti. Nel mondo odierno il denaro è tutto, nell’accumulazione della ricchezza l’altro diventa un rivale e non è più il prossimo; invece «ogni boccata d’aria che respiriamo, ogni raggio di sole che ci riscalda, ogni sorsata d’acqua che ci disseta appartengono a tutti». E per  questo siamo debitori a Dio e dobbiamo spartirle con tutti gli altri fratelli.

Il discorso della pace, che è una tregua tra una guerra e l’altra, è rivoluzionario perché la guerra è la sconfitta e la fine della politica e la costruzione della pace comporta un cambiamento di cultura, di mentalità che come fine è molto difficile e lento da perseguire perché occorre convertirsi, abbandonare l’idea di guerra sinonimo di violenza e sopraffazione.                                                                                                                                                    Per David Maria Turoldo Dio è dalla parte dell’uomo, dell’ultimo degli uomini, del più braccato, umiliato e offeso, è persino dalla parte di Caino e protegge lo stesso Caino per proteggerci tutti. Chi uccide Caino non fa che moltiplicare la violenza e la morte: «la violenza genera altra violenza».

Turoldo, che è stato in guerra e ha combattuto durante la Resistenza per l’umano contro il disumano, invita i giovani a pregare per la pace perché fare la guerra è come suicidarsi. Nella guerra non ci sono liberatori, ma soltanto uomini che si liberano. Acquisire una nuova cultura della pace significa bandire il concetto di nemico perché una civiltà fondata sul concetto di nemico e non di pace è una barbarie ed è anche una sconfitta di Dio che non è ascoltato dagli uomini.                                                                                                                                         Per il suo impegno ecumenico David Maria Turoldo è convinto che il grande scandalo del mondo è la divisione delle chiese e finché non ci sarà pace tra le religioni non ci sarà pace sulla terra.                                                Pregare significa pensare al progetto di Dio per la realizzazione dell’umanità, dell’uomo che è una infinità possibilità di bene e di male. L’uomo ha il compito di realizzare la sua umanità, composta nell’amore, sul modello di Gesù, sull’uomo crocifisso, che è la rivelazione del Dio invisibile.

Il regno di Dio da attuare non è altro che una terra di unità di pace, di amore e di giustizia che gli uomini dovranno impegnarsi a realizzare con spirito ecumenico perché tutta la terra sia abitata da una sola famiglia di fratelli.          Turoldo ha sempre creduto nel Dio degli umili, degli oppressi, credendo che non c’è un uomo che non abbia bisogno di un altro uomo; siamo tutti interagenti, complementari uno all’altro e la sua preghiera finale è nel realizzare l’ideale di essere uniti e fratelli senza privilegi o differenze.


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