Harmenszoon Van Reijn (Leida 1606 – Amsterdam 1669) pittore e incisore olandese, figlio di un mugnaio si dedicò presto alla pittura sotto la guida di J. Van Swanenburgh e quindi di P. Lastman, artisti di cultura italianizzante.

Nei primi dipinti e nelle prime incisioni, in massima parte di soggetto religioso predilige violenti e teatrali effetti di luce e una concitata azione dei personaggi (“Cristo e i pellegrini di Emmaus”).

Già nel 1630 però si distacca dagli esempi dei primi maestri: i violenti contrasti luministici si trasformano in forme avvolte nell’ombra e il ritratto attrae sempre più il giovane artista. Rembrandt si affermò proprio come ritrattista ottenendo un clamoroso successo ad Amsterdam dove, nel 1633, sposava la nipote di un ricco mercante d’arte. Di quel periodo è “Lezione di anatomia del dottor Tulp”, dove i personaggi vengono coinvolti in una medesima azione.

Invece, in “Saskia ridente”, “Johannes Elison”, “Il costruttore navale con la moglie”, “L’uomo in costume orientale” etc., l’artista rivela ormai una perfetta padronanza dei mezzi tecnici e un’acutissima introspezione psicologica.

Ai ritratti si alternano dipinti di soggetto religioso o mitologico: 5 tele sulla “Passione di Cristo”, il “Noli Me Tangere”, “Il ratto di Ganimede”, il “Festino di Baltassar”; mentre la fine del suo quarto decennio prevalgono nella sua opera tonalità calde e dorate e la stesura pittorica si fa sempre più sciolta e libera.

Di quel periodo sono anche i paesaggi di intonazione fantastica con cieli tempestosi solcati da rapidi bagliori e numerosi disegni e acqueforti con studi dal vero e vedute dei dintorni di Amsterdam.

Il periodo di maggior fortuna dell’artista si conclude con la trionfale affermazione del ritratto di gruppo nella “Compagnia del capitano Banning Cocq”, noto come “La ronda notte”.

La fama dell’artista inizia la parabola discendente dopo la perdita di tre figli e della moglie. Rembrandt si allontanò dalle esigenze di convenienza e dal gusto per la finitezza formale del tempo per rivolgersi a esprimere gli aspetti più intimi e spirituali delle scene e dei personaggi che rappresentava.

Tra il 5° e 6° decennio del secolo l’artista dipinse “La Bezzabea”, “La Sacra Famiglia”, “La cena di Emmaus”, “Aristotele che contempla il busto di Omero”, “La giovane che si bagna in un ruscello”, “La lezione di anatomia del dottor Deyman”, “Il ritratto di famiglia”, “Il giovane a cavallo”: questi sono solo alcuni dei numerosi capolavori di quegli anni dell’artista.

Accanto ai dipinti sono da ricordare i disegni e le incisioni: in particolare i “Tre Alberi”, “La Stampa dei 100 fiorini”, “L’ecce Homo”, “Le tre croci”.

Tuttavia il diminuire delle entrate e le numerose spese portarono Rembrandt alla rovina tra il 1650 e il 1656 e egli fu costretto a ricorrere alla camera dei fallimenti rassegnandosi a vedere dispersi nel giro di 2 anni gli oggetti di cui si era circondato con passione. Egli abbandonò la casa dove aveva vissuto per più di 20 anni e si trasferì con la nuova moglie e il figlio Tito e la figlia Cornelia in una modesta abitazione conducendovi una vita appartata e solitaria, quasi completamente dimenticato.

Nonostante tutto egli continuò a dipingere capolavori: “La negazione di San Pietro”, “I sindaci dei drappieri”, “La sposa ebrea”, “Il giuramento dei Batavi”.

Artista tra i maggiori di ogni tempo, Rembrandt visse nel momento più splendido dell’arte olandese, senza specializzarsi in un particolare genere come la maggior parte dei suoi conterranei, ma in ogni genere affermò una prepotente personalità, prodigiose capacità tecniche e una vastissima cultura figurativa che si estendeva dai maestri olandesi, fiamminghi e tedeschi suoi contemporanei, a quelli del secolo sedicesimo e alla pittura del Rinascimento italiano. La sua pittura appare decisamente orientata verso una rappresentazione sempre più interiorizzata della realtà e delle vicende umane. In ogni fase della sua attività ebbe numerosi allievi con i quali instaurò forme di collaborazione che sono state oggetto di studio anche in tempi recenti e che in alcuni casi hanno condotto a una revisione del catalogo delle sue opere.

Guglielmo Guidi

Ricercatore e storico d’arte


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