Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, (Milano 1571 – Porto Ercole, Grosseto 1610) fu un pittore italiano. Figlio di un architetto, fu apprendista a Milano dal 1584 al 1592 circa, presso il pittore S. Peterzano e poi, in quello stesso anno, si trasferì a Roma.
Nei primi anni del soggiorno romano, dipingendo fiori e frutta alla bottega del Cavalier D’Arpino, si legò in amicizia con i pittori A. Grammatica, P. Orsi e M. Minniti. Il cardinale Francesco Maria Del Monte fu il primo potente protettore romano di Caravaggio; egli ospitò il giovane pittore nel proprio palazzo, affidandogli la decorazione affrescata del gabinetto alchimistico, ed esercitò un severo controllo sulla produzione giovanile, certamente influenzando, a livello teorico, la sua formazione artistica.
Tramite il Del Monte, Caravaggio entrò in relazione con alcune delle più importanti famiglie romane: i Giustiniani, i Barberini, i Borghese, i Mattei e i Patrizi. Fu ancora per l’interessamento di Del Monte che ottenne la decorazione della cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi (San Matteo e l’angelo, La vocazione di San Matteo, Il martirio di San Matteo).
Il 29 maggio 1606 che aveva già subito azioni penali (tra cui il processo per diffamazione intentatogli nel 1603 da Giovanni Baglione), uccise in una rissa un tal Tommasoni, suo avversario in una partita di pallacorda. Fuggito da Roma, protetto dapprima dai Colonna, si rifugiò in seguito a Napoli (1606-1607) dove soggiornò per circa un anno lavorando a molti dipinti (Sette opere di Misericordia, Madonna del rosario, Davide). Fu quindi nel 1608 a Malta (San Gerolamo, Decollazione di San Giovanni Battista, Amore Dormiente) ma ne partì precipitosamente dopo un litigio, in seguito dagli emissari del Cavalieri dell’Ordine.
Le tappe della fuga angosciosa sono scandite dalle sue ultime opere: da Siracusa, dove sbarcò (Seppellimento di Santa Lucia) a Messina (Adorazione dei pastori, Resurrezione di Lazzaro) a Palermo (Adorazione dei Pastori), infine a Napoli dove giunse verso l’ottobre del 1609.
Riconosciuto, pare del tutto accidentalmente, dai sicari dei Cavalieri, fu aggredito e brutalmente ferito. Guarito dalle lesioni, essendosi sparsa la notizia che il Papa gli avrebbe perdonato l’omicidio romano, si sarebbe imbarcato su una feluca per ritornare a Roma e, secondo recenti notizie documentarie, sarebbe stato costretto a scendere a Palo per accertamenti; una volta libero dietro cauzione, si sarebbe trascinato forse a piedi, fino a Porto Ercole, per recuperare i propri effetti personali dalla feluca, nel frattempo ripartita per Napoli, e lì sarebbe morto probabilmente di polmonite o dissenteria, il 18 luglio 1610.
La formazione di Caravaggio è legata alla cultura lombarda- veneta (S. Peterzano, i Campi, L. Lotto, G. Savoldo, G. B. Moroni), come traspare nel Riposo dalla fuga d’Egitto.
Tutte le opere giovanili, dipinte in tinte chiare confermano le complesse sollecitazioni culturali di cui Caravaggio risentì: la critica più recente ha cercato di interpretare lo sconcertante erotismo dei soggetti apparentemente non religiosi mettendolo in rapporto con le teorie armoniche e con l’elitaria simbologia cristologica, assai diffusa presso i colti prelati per i quali Caravaggio dipinse.
Nelle opere mature, e soprattutto nei due grandi cicli di San Luigi dei Francesi e della Madonna del popolo, C. accentua, con inaudita evidenza, la rappresentazione della realtà più brutale e immediata con l’impiego di forti contrasti di ombre e luci: è quest’ultima, ora, che plasma le figure e determina gli ambienti e le situazioni, intervenendo come apparizione simbolica, o come evento drammatico nell’intensità dei gesti (Martirio di San Matteo, sempre in San Luigi).
Le composizioni più tarde acquistano maggiore rigore compositivo e una più nuda semplificazione degli spazi, mentre la luce crea zone d’ombra ancora più profonde evidenziando le figure con sinistri lampeggiamenti che accentuano la drammaticità della rappresentazione. La resa brutale della realtà e la presenza della luce come apparizione simbolica danno alle opere di Caravaggio un contenuto profondamente religioso, quale non fu raggiunto da nessuno dei numerosi seguaci e ammiratori.
D’altra parte tale religiosità trova riscontro nell’impulso dato da alcuni settori della controriforma cattolica alla pratica di culto rivolta a più larghi strati popolari.
Tuttavia la spregiudicata aderenza delle opere di Caravaggio al contenuto umano dei testi biblici travalica gli intenti stessi dei riformatori; ciò spiega l’ostilità che suscitarono talune delle sue opere (La morte della Vergine) e il sostanziale isolamento in cui egli operò.

Guglielmo Guidi
Ricercatore e storico d’arte.
Storico d’arte.


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