Iacopo Robusti detto il Tintoretto (Venezia 1518 – Venezia 1594) fu un pittore italiano. Figlio di un tintore di panni, venne indicato come allievo di Tiziano dagli scrittori d’arte veneti del Seicento, che accennarono anche a un insorgere di insanabili contrasti fra maestro e discepolo.
In realtà, benché non manchino nelle prime opere di Tintoretto evidenti riprese di motivi tizianeschi – Conversione di Saulo, Ecce Homo – i suoi esordi vanno piuttosto collegati all’attività di artisti come Bonifacio de’ Pitati o il Pordenone e, soprattutto alla diffusione in ambienti lagunari di elementi di gusto e di cultura propri della “maniera” tosco-romana.
Oltre allo studio di disegni e di incisioni da opere dell’Italia centrale, ma anche di calchi di sculture di Michelangelo o del Sansovino, nelle tele dipinte da Tintoretto, a partire dalla metà del V decennio del secolo appare evidente l’interesse per motivi architettonici di carattere scenico e per la stessa scena tragica di S. Serlio: Salomone e la Regina di Sabato, diverse versioni di Cristo e l’adultera.
Nel corso del settimo decennio del secolo, la già intensa attività del Tintoretto, subisce come un ulteriore accelerazione; accanto ai ritratti e al soffitto dell’atrio quadrato di Palazzo Ducale, l’artista dipinse numerose tele di soggetto religioso che già i contemporanei ammirarono e considerarono tra le sue opere più grandiose e sconvolgenti: l’Adorazione del vitello d’oro e il Giudizio Finale per il presbiterio della Madonna dell’Orto, i tre nuovi miracoli per la scuola grande di San Marco commissionatigli nel 1562.
Ormai indiscusso protagonista della cultura figurativa lagunare, il Tintoretto fu impegnato durante l’ultimo ventennio di attività in importanti commissioni di carattere pubblico per il palazzo ducale. L’esecuzione fu in gran parte affidata ai collaboratori ma l’impegno del maestro fu indubbiamente grande sul piano dell’ideazione di immagini grandiose e spettacolari, esaltanti le glorie della Serenissima.
Agli anni 1578-80 risalgono anche le otto tele dei Fasti Gonzagheschi per la corte di Mantova, ma centro dell’attività del Tintoretto negli ultimi decenni di vita fu la scuola di San Rocco con i cicli della Sala Grande (Storie dell’antico e del nuovo Testamento) e della Sala Inferiore dove, contrariamente a quanto avvenne in Palazzo Ducale, nulla o quasi fu lasciato all’intervento dei collaboratori.
Nelle tele della scuola di San Rocco, come in quelle dipinte tra il 1592 e il 1594 per il presbiterio di San Giorgio Maggiore (Raccolta della Manna, L’ultima cena, Deposizione di Cristo nel Sepolcro), la tensione drammatica del linguaggio del maestro spoglia degli elementi più complessi e spettacolari, raggiunge accenti talora eccessivamente visionari, talora di più intima e dolorosa concentrazione spirituale.

Guglielmo Guidi
Ricercatore e storico d’arte.


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