La pandemia Covid-19, le competenze matematiche e l’informazione

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Gli esseri umani sin dai primordi della loro esistenza hanno imparato a stare in comunità, costituendo delle società dirette dapprima da un capo carismatico e, molto tempo dopo, regolate da un sistema democratico retto da alcuni principi fondamentali necessari per il vivere comune. Ciò non ha comportato tuttavia una pace duratura in quanto gli abitanti di una società confinata in un dato territorio geografico sono entrati spesso in lite con quelli di paesi limitrofi. E lo studio della storia dell’uomo dimostra ciò con una certa frequenza. Ai giorni nostri, è appena il caso di ricordare che i Paesi europei, dopo la seconda guerra mondiale –  che secondo stime azzardate produsse nel mondo intorno 60-68 milioni di morti – hanno iniziato a porre le basi dell’Unione Europea UE, partendo dal Manifesto di Ventotene “Per un’Europa libera e unita” (1941) redatta dai confinati Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi: nata come CEE con il Trattato di Roma (1957), l’UE, e istituita il I novembre 1993 a Maastrich (Olanda), oggi è costituita da 27 Stati membri. Se l’Unione Europea (UE) oggi è un Valore fondamentale irrinunciabile assieme alle leggi che la regolano, è necessario che ogni cittadino europeo maturi la consapevolezza dell’appartenenza come relazione tra esso e l’UE, ne conosca e ne rispetti gli ordinamenti, i regolamenti e i principi condivisi. In questo ambito, tenendo conto della definizione del concetto di competenza, corrispondente ad un insieme di conoscenze, abilità e atteggiamenti, tra le otto competenze definite dallo  studio DeSeCoDefinition and Selection of Competencies , realizzato dall’OCSE nel 2003 (competenza alfabetica funzionale; competenza multilinguistica; competenza matematica e competenza di base in scienze e tecnologie; competenza digitale; competenza personale, sociale e capacità di imparare ad imparare; competenza sociale e civica in materia di cittadinanza; competenza imprenditoriale; competenza in materia di consapevolezza ed espressione culturali), derivano le competenze chiave di cui ogni europeo ha bisogno per la realizzazione e lo sviluppo personale: l’occupabilità (intesa come capacità delle persone di essere occupate o di saper cercare attivamente, di trovare e di mantenere un lavoro), l’inclusione sociale, uno stile di vita sostenibile, una vita fruttuosa in società pacifiche, una gestione della vita attenta alla salute e la cittadinanza attiva.

Tra tutte queste competenze, nel contesto dell’attuale pandemia Covid-19, si pone l’attenzione sulle competenze matematiche considerate indispensabili in quanto permettono di risolvere i problemi legati alla quotidianità e comprendere i risultati di indagini socio-economiche e statistiche, a cui si associano le competenze in campo scientifico e tecnologico che si risolvono nella capacità di comprendere le leggi naturali di base che regolano la vita sulla terra. Competenze queste ultime che risultano indispensabili per comprendere autonomamente le cause delle malattie, come la Covid-19, e le ricerche scientifiche necessarie per curarle o prevenirle, come i vaccini della cui somministrazione molti hanno paura.

L’impresa non è di semplice compimento né dà risultati tempestivi in quanto le competenze si sviluppano in una prospettiva di apprendimento permanente, dalla prima infanzia a tutta la vita adulta, mediante l’acquisizione delle conoscenze formale, non formale e informale in tutti i contesti, compresi la famiglia, la scuola, il luogo di lavoro, il vicinato e altre comunità. Apprendimento che deve discendere da un insegnamento che dia sin dalla tenera età gli strumenti essenziali e utili al fine che ogni individuo possa prendere decisioni in piena autonomia e fiducia, rifuggendo dagli stereotipi, dai luoghi comuni, dai condizionamenti esterni e dalle dilaganti post-verità che fungono da inibitori (L’autenticità delle nostre credenze non si misura a seconda della verità del loro contenuto […] siamo noi a costruire le nostre verità e non è la realtà che ci porta a credere. Poiché essa è figlia dell’immaginazione costituente della nostra tribù, … di cui rimando ad un mio articolo del 6 aprile 2021:https://www.news-24.it/lintera-umanita-cerca-la-verita-ma-preferisce-la-menzogna-supportata-dallincompetenza-e-dalle-post-verita/ ).Un’impresa molto complessa, dunque, se si tiene conto anche di ciò che sostiene il famoso storico americano della scienza, James Gleick (1954) secondo cui non è la quantità di conoscenza che fa un cervello. Non è nemmeno la distribuzione della conoscenza.  È invece l’interconnessione; e che l’informazione non è conoscenza e la conoscenza non è saggezza. In un suo famoso saggio,  Caos – La nascita di una nuova scienza (BUR, 2014), Gleick asserisce anche che la mente non riesce a visualizzare l’intero infinito di una complessità che si approfondisce sempre di più in se stessa. Ed è anche per questo che risultano utili le competenze matematiche di cui già si è detto. Basti pensare perciò al pensiero del matematico austriaco Kurt Gödel (1906 – 1978) secondo cui non esiste un sistema (numerico) formale capace di produrre tutte le verità aritmetiche in quanto è impossibile dimostrare alcune proposizioni e il loro contrario dall’interno di un sistema matematico, che è un insieme di postulati e di teoremi da essi derivati. Da ciò deriva l’incompletezza del sistema numerico naturale, quello cioè dei numeri interi. Le verità  matematiche, infatti, esistono già ed è per questo che il matematico non inventa i fatti matematici, ma li scopre. Per questo la verità va oltre la dimostrazione, nel senso che esistono proposizioni che sono vere ma non dimostrabili. Come sosteneva il filosofo Platone (428 – 348 a.C.) nel Filebo, dialogo attraverso cui egli va alla ricerca del vero: le realtà che pensiamo che esistano da sempre, essendo costituite da uno e da molti, hanno in sé il limite e l’illimitato … il numero intero naturale è proprio ciò che sta in mezzo tra l’uno e l’infinito. E ciò vale non solo per la matematica. Il vero e il fatto si convertono e alla fine coincidono – verum et factum convertuntur – come sosteneva il filosofo Gianbattista Vico (1668 – 1774) nel senso che la verità si identifica col fatto e il fatto conferma la verità.

Francesco Giuliano


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Giuliano Francesco, siciliano d’origine ma latinense d’adozione, ha una laurea magistrale in Chimica conseguita all’Università di Catania dopo la maturità classica presso il Liceo Gorgia di Lentini. Già docente di Chimica e Tecnologie Chimiche negli istituti statali, Supervisore di tirocinio e docente a contratto di Didattica della chimica presso la SSIS dell’Università RomaTre, cogliendo i “difetti” della scuola italiana, si fa fautore della Terza cultura, movimento internazionale che tende ad unificare la cultura umanistica con quella scientifica. È autore di diversi romanzi: I sassi di Kasmenai (Ed. Il foglio,2008), Come fumo nell’aria (Prospettiva ed.,2010), Il cercatore di tramonti (Ed. Il foglio,2011), L’intrepido alchimista (romanzo storico - Sensoinverso ed.,2014), Sulle ali dell’immaginazione (NarrativAracne, 2016, per il quale ottiene il Premio Internazionale Magna Grecia 2017), La ricerca (NarrativAracne – ContempoRagni,2018), Sul sentiero dell’origano selvatico (NarrativAracne – Ragno Riflesso, 2020). È anche autore di libri di poesie: M’accorsi d’amarti (2014), Quando bellezza m’appare (2015), Ragione e Sentimento (2016), Voglio lasciare traccia (2017), Tra albori e crepuscoli (2018), Parlar vorrei con te (2019), Migra il pensiero mio (2020), selezionati ed editi tutti dalla Libreria Editrice Urso. Pubblica recensioni di film e articoli scientifici in riviste cartacee CnS-La Chimica nella Scuola (SCI), in la Chimica e l’Industria (SCI) e in Scienze e Ricerche (A. I. L.). Membro del Comitato Scientifico del Primo Premio Nazionale di Editoria Universitaria, è anche componente della Giuria di Sala del Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica 2018 e 2019/Giacarlo Dosi. Ha ricevuto il Premio Internazionale Magna Grecia 2017 (Letteratura scientifica) per il romanzo Sulle ali dell’immaginazione, Aracne – NarrativAracne (2016).