Due metri e quindi, il più alto di tutti. Il personaggio più stravagante mai arrivato a Latina nel mondo del basket è stato sicuramente Mimì Coppola, da Rocca d’Evandro, in provincia di Caserta. Il giovane virgulto, alto 2.15, giunse a Latina nel 1975, aveva 15 anni e non sapeva minimamente cosa volesse dire basket. Lo scovò nel suo paesello un arbitro di basket di Bologna, Claudio Zanichelli, che lavorava a Cassino e lo segnalò immediatamente a noi tecnici dell’Ab Latina, continuamente alla ricerca di lunghi da svezzare. Ma Mimì Coppola era completamente diverso dagli altri. Per convincerlo a lasciare il suo podere ci volle il parroco del paese. A lui piaceva stare beatamente sdraiato su balle di paglia. Giunto a Latina, divenne subito oggetto di attenzioni da parte di tutti per i suoi modi di vivere eccentrici. Non si innamorò mai della palla a spicchi: come vedeva un arbitro alzare il pallone per l’inizio di partita al Circolo Cittadino usciva di scatto per recarsi al cinema Corso e gustare un film comico che era capace di vedere anche due volte di seguito. Usava smodatamente il profumo, tanto da versarne interi flaconi sui maglioni. Mimì aveva un modo personale anche per curarsi le ferite, orinando sulla parte interessata. Insomma, un personaggio del tutto particolare, ricco di battute e simpatia. Si alzava tardi la mattina e non voleva saperne di allenarsi. Il pallone era il suo peggior nemico. Ci hanno provato in tanti a convincerlo che il basket per lui poteva essere oro ma preferiva altre tentazioni. Il cesto non gli è mai piaciuto. A un certo punto Mimi Coppola fu ceduto dall’Ab Latina alla Stella Azzurra di Valerio Bianchini. Il “Vate” del basket italiano lo visionò e lo condusse immediatamente a Roma in piazza di Spagna. Anche l’esperienza capitolina durò poco. I dirigenti nerostellati, poco soddisfatti del rendimento di Coppola, lo “sbolognarono” prima a lesolo, poi a Perugia, in società affiliate.
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