La Teoria del Tutto ancora non trova la “falsificabilità popperiana”

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Il fisico britannico  Stephen Hawking (1942- 2018) è stato un sostenitore della Teoria del Tutto, tant’è che il regista James Marsh diresse l’omonimo film (1994) per celebrare la vita del grande scienziato sulla base delle sue teorie prima che morisse. Hawking, tuttavia, dopo aver preso in esame il teorema di incompletezza del matematico statunitense Kurt Fridrich Gödel, concluse che non vi fosse una teoria possibile. Questo terorema, in sintesi, attesta che una qualsiasi teoria matematica originale, cioè non banale, che ha una spiegazione finita risulta inconsistente o incompleta. Secondo il fisico sacerdote ungherese Stanley Jaki (1924 -2009), essendo ogni Teoria del Tutto certamente una teoria matematica non banale, essa deve risultare incompleta. Il fisico e matematico statunitense Freman Dyson (1923 -2020), morto circa un mese fa all’età di novantasette anni, a sua volta, sosteneva che il teorema di Gödel implica che la matematica pura è inesauribile. Non importa quanti problemi vengono risolti, ci saranno sempre altri problemi che non possono essere risolti con le regole esistenti. […]. A causa di questo teorema, anche la fisica è inesauribile. Le leggi della fisica sono un insieme finito di regole e includono quelle della matematica, quindi il teorema di Gödel si applica anche a loro.

Questa premessa serve a fare un po’ di chiarezza sulla gravità quantistica che è la teoria che verifica tutte le teorie scientifiche e che descrive il modello dell’universo su scala macroscopica coerentemente con i principi della meccanica quantistica. La meccanica quantistica è quella parte della fisica che studia, gli atomi, i nuclei atomici e le particelle elementari che li costituiscono, e la chimica; è la teoria che studia, in definitiva, l’infinitamente piccolo. Nel contempo, la relatività generale, che, invece, è basata sui concetti di spazio-tempo e di gravità, descrive l’interazione gravitazionale, non come azione a distanza tra masse studiata in meccanica classica o newtoniana, ad esempio quella esistente tra le masse rispettive della Terra e della Luna, ma come effetto di una legge che lega la curvatura dello spazio-tempo con la distribuzione e il flusso in esso di energia e di massa. La relatività generale determina i modelli cosmologici dell’universo e della sua evoluzione e, a differenza della meccanica quantistica, studia l’infinitamente grande. La loro unificazione è il più grosso problema lasciato aperto dalla fisica e ciò ha fatto avanzare, appunto, la Teoria del Tutto, perché la natura è unita. Questo esempio ne chiarisce il significato: Una penna – come qualunque altro corpo -, ad esempio, è composta di atomi, che a loro volta sono costituiti da particelle più piccole, quelle sub-atomiche, il cui studio ricade nell’ambito della meccanica quantistica. La stessa penna, al tempo stesso, rientra nel campo gravitazionale, quindi ci deve essere un’unica legge della natura di cui queste due teorie sono solo i due aspetti diversi. La Teoria del Tutto, quindi, dovrebbe rendere compatibili le due teorie fisiche, la teoria della relatività generale e quella della meccanica quantistica, che, a tutt’oggi, non lo sono.

Secondo il filosofo austriaco Karl Raimud Popper (1902 – 1994)  una teoria è metafisica (o ontologica), e quindi irrazionale, perché non confutabile con i fatti, mentre una teoria scientifica è razionale perché è “falsificabile”. La falsificabilità empirica è un caso della più ampia razionalità. Popper, infatti, nel suo saggio “Sul tema della libertà”, in “Tutta la vita è risolvere problemi” (1996) scrive che “un razionalista è semplicemente una persona a cui importa più di imparare che di avere ragione; che è pronto ad imparare da altri, non semplicemente accettando l’opinione degli altri, ma piuttosto lasciando volentieri criticare le proprie idee da altri e criticando volentieri le idee altrui; e cerca di risolvere problemi.

Gli scienziati sono razionalisti e, quindi, a loro è affidato il compito di definire se una data teoria è razionale utilizzando il metodo scientifico e la falsificabilità, oppure no!

(foto del dott. E. Bernieri)

Francesco Giuliano

 

 


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Giuliano Francesco, siciliano d’origine ma latinense d’adozione, ha una laurea magistrale in Chimica conseguita all’Università di Catania dopo la maturità classica presso il Liceo Gorgia di Lentini. Già docente di Chimica e Tecnologie Chimiche negli istituti statali, Supervisore di tirocinio e docente a contratto di Didattica della chimica presso la SSIS dell’Università RomaTre, cogliendo i “difetti” della scuola italiana, si fa fautore della Terza cultura, movimento internazionale che tende ad unificare la cultura umanistica con quella scientifica. È autore di diversi romanzi: I sassi di Kasmenai (Ed. Il foglio,2008), Come fumo nell’aria (Prospettiva ed.,2010), Il cercatore di tramonti (Ed. Il foglio,2011), L’intrepido alchimista (romanzo storico - Sensoinverso ed.,2014), Sulle ali dell’immaginazione (NarrativAracne, 2016, per il quale ottiene il Premio Internazionale Magna Grecia 2017), La ricerca (NarrativAracne – ContempoRagni,2018), Sul sentiero dell’origano selvatico (NarrativAracne – Ragno Riflesso, 2020). È anche autore di libri di poesie: M’accorsi d’amarti (2014), Quando bellezza m’appare (2015), Ragione e Sentimento (2016), Voglio lasciare traccia (2017), Tra albori e crepuscoli (2018), Parlar vorrei con te (2019), Migra il pensiero mio (2020), selezionati ed editi tutti dalla Libreria Editrice Urso. Pubblica recensioni di film e articoli scientifici in riviste cartacee CnS-La Chimica nella Scuola (SCI), in la Chimica e l’Industria (SCI) e in Scienze e Ricerche (A. I. L.). Membro del Comitato Scientifico del Primo Premio Nazionale di Editoria Universitaria, è anche componente della Giuria di Sala del Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica 2018 e 2019/Giacarlo Dosi. Ha ricevuto il Premio Internazionale Magna Grecia 2017 (Letteratura scientifica) per il romanzo Sulle ali dell’immaginazione, Aracne – NarrativAracne (2016).