L’angolo delle curiosità: Arte

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Un quadro ben dipinto non è quello che ha i valori esatti o una distinzione quasi scientifica tra toni caldi e freddi, ma quello che ha una vera vita interiore. E un buon disegno è quello in cui non si può cambiare nulla senza distruggere questa vita interiore, indipendentemente dal fatto che contraddica le regole dell’anatomia, della botanica o di un’altra scienza. (Vasilij Kandinskij)

Nella Cappella degli Scrovegni a Padova il genio di Giotto nell’Annuncio a Sant’Anna (1303-1305) dipinge una casa come un cubo con tetto, frontone e loggiato. All’interno la futura madre di Maria prega mentre alla finestra appare un angelo. È un accurato ritratto di una stanza femminile del primo Trecento: l’alto tetto col tendaggio, il cassone, gli utensili per filare.

La figura della donna ha interessato l’arte, la pittura in particolare, in diverse epoche storiche. La pittura veneta del Cinquecento ha dominato l’Italia e l’Europa con la rappresentazione del mondo femminile. La donna spesso viene vista come eroina biblica o della storia romana. Le figure femminili sono considerate icone della bellezza immortale e fascinosa. La donna è anche centro di mitologie amorose come le Danae di Tiziano, le Veneri del Veronese, la Laura di Giorgione. Sono state dipinte anche le grandi signore come Isabella d’Este ed Eleonora Gonzaga Della Rovere di Tiziano.

Nel 1573 Sofonisba Anguissola sposò il nobile siciliano Fabrizio Moncada. Dopo gli anni passati a Madrid, la pittrice di Cremona giungeva nella piccola corte di Paternò, alle falde dell’Etna. In quel periodo trascorso in Sicilia,  Sofonisba eseguì la Madonna dell’Itria, un dipinto che si richiamava al modello iconografico bizantino della Madonna Odigitria che declinava con una nuova sensibilità tardo-rinascimentale.

I pittori postmacchiaioli sono stati quel novero di artisti attivi tra Otto e Novecento cresciuti sull’esempio dei grandi esponenti della Macchia, da Fattori a Lega e Signorini. Pittori che si sono contraddistinti dallo studio della luce, oltre che dall’attenzione per il vero e per i soggetti della vita quotidiana.

Il graphic design da almeno duecento anni contribuisce a plasmare oggetti, insegne, proposte presenti ovunque; dal packaging ai sistemi di segnaletica, dalla editoria alle interfacce digitali. Un potere non soltanto estetico, ma retorico e politico da tenere in seria considerazione.

Vasilij Kandinskij (Mosca 1866- Neuilly-sur-Seine1944), padre dell’astrattismo, grande maestro russo, è un personaggio singolare, protagonista di una delle più radicali rivoluzioni creative del Ventesimo secolo, ma al tempo stesso riflessivo e quasi borghese. Proveniva, infatti, da un ambiente agiato, quello dell’alta borghesia mercantile russa, che gli diede una forma mentis e una serie di cognizioni a largo raggio che difettavano alla maggior parte degli artisti a lui coevi. Dopo aver abbandonato la brillante carriera universitaria di giurista si trasferì a Monaco di Barriera, dove diede inizio alla rivoluzione, forse più determinante, dell’arte del Ventesimo secolo: l’astrattismo. Alla fine del 1911 pubblicò il celebre saggio Sullo spirituale nell’arte.

Vasilij Kandinskij, dopo aver considerato la «componente tattile dei colori» e il «profumo dei colori»,  arrivò alla «qualità musicale dei colori», a una «tabella di corrispondenza» tra toni cromatici e timbri strumentali. Il giallo intenso è abbinato al suono acuto di una tromba, l’azzurro al flauto, il blu al violoncello, (e, scurendosi, al contrabbasso), il violetto al corno inglese o alle zampogne (e, quando è profondo, al registro grave del fagotto). Il verde è esprimibile con i toni calmi, semigravi del violino, il rosso cinabro è associato a un forte rullo di tamburo, mentre il rosso freddo ai toni appassionanti del violoncello. Il bianco è paragonato alle pause, mentre il nero a ciò che segue l’ultimo accordo di un bramo musicale, dopo il quale «qualsiasi prosecuzione appare come l’inizio di un nuovo mondo». La presenza e l’azione del paradigma musicale sono evidenti nella pittura di Vasilij Kandinskij e riconoscibili anche nella rimeditazioni di tecniche compositive quali la polifonia, la fuga e la variazione.

 


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