Latina – Si sono rivelate di eccezionale valore le intercettazioni ambientali, registrate nella primavera del 2016 all’interno dell’ufficio di Raffaele Del Prete, una volta riascoltate dopo le rivelazioni dei collaboratori di giustizia. Tra le conversazioni spiate c’è la testimonianza diretta di una delle trattative intavolate tra l’imprenditore e l’attuale pentito Agostino Riccardo per la compravendita di voti. I Carabinieri registrarono una serie di incontri, ad alcuni dei quali era presente anche Emanuele Forzan.

L’ex affiliato del clan di Campo Boario sostiene di essere stato una sorta di delegato agli affari elettorali sia ai tempi in cui era legato al gruppo dei Travali, quindi col benestare di Costantino “Cha Cha” Di Silvio, che in seguito al suo passaggio tra i ranghi della famiglia di Armando “Lallà” Di Silvio inseguito agli arresti dei primi. Fatto sta che con Raffaele Del Prete il rapporto nasce perché i due si conoscono da molti anni, praticamente amici di famiglia. Insomma, l’imprenditore lo ingaggia per l’affissione dei manifesti elettorali, che all’epoca aveva ancora un peso, soprattutto per evitare che venissero coperti da quelli degli altri candidati attraverso, e lo incarica di trovargli voti.

Le microspie nell’ufficio documentano una delle trattative per la compravendita di voti, quando Del Prete chiese a Riccardo se fosse in grado di procurargli lui direttamente i voti. Quando l’imprenditore gli chiede proprio: «Tutti i voti tuoi a chi li dai?». Lui replica: «ce ne ho solo venti Raffaè, io glie li davo a Maietta no…» rivelando poi di nutrire simpatie per un altro candidato della stessa lista Noi Con Salvini. A quel punto Riccardo aveva specificato: «a me fa piacere votare sto ragazzo… io c’ho ‘na quarantina di voti Raffaè, li ho sempre dati a Pasquale, dentro al palazzo mio, Ia scala di mia madre… ehhh diciamo che là so’ portato come tra virgolette… (incomprensibile) dunque, la panchina, la giostrina, l’ascensore che si rompe, comunque sempre a me m’hanno chiamato sti vecchietti, capito». Insomma, va a finire che Riccardo si dice disposto a girare altri voti tra quelli che riesce ad accaparrare personalmente e quando chiede l’indicazione di voto, Del Prete si consulta con Forzan prima di escalamare «Matteo». Poi i due contrattano la rimanenza dei soldi dovuti all’allora affiliato del clan e si evince che Del Prete consegna 1.500 euro prelevati da un cassetto. È l’unica consegna di denaro in quell’ufficio, quindi in contrasto con quanto dichiarato dal pentito che sosteneva di averne ricevuti almeno 15.000 in quel locale dell’azienda. Fatto sta che interrogato nuovamente lo scorso febbraio dai magistrati della Dda, per confrontare le sue dichiarazioni con le risultanze investigative dei Carabinieri del 2016, Agostino Riccardo ha avuto modo di puntualizzare la collocazione dei luoghi in cui ha ricevuto denaro dall’imprenditore, ovvero presso altre sedi delle aziende di trattamento dei rifiuti, come in un bar citato già in precedenza. E riguardo a quel denaro documentato dalle microspie, ha precisato: «I 1.500 euro che sentite contare nell’intercettazione che avete letto sono i soldi della benzina e della colla per i manifesti». Difformità che, secondo il gip, non pregiudicano l’attendibilità del pentito.


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