LIVORNO – In molti, svegliandosi, hanno creduto di trovarsi a Lodi. Uno spettacolo suggestivo e unico, che ha colto di sorpresa i livornesi che, affacciandosi alle finestre, non hanno visto il palazzo prospiciente il loro o il parco sotto casa. C’è chi, addirittura, abitando sui viali a mare, non riusciva a vedere lo specchio dell’acqua. Un’atmosfera spettrale che da due giorni avvolge la città labronica. In molti hanno ricollegato il fenomeno al medesimo che si verifica in Pianura Padana, niente di più sbagliato.
In pochi sanno che il latino ci ha lasciato un termine esatto per definire questo fenomeno, no, non si chiama nebbia padana e nemmeno la nostrana guazza, bensì caligo. Parola che indica proprio lei, la nebbia di mare, tipica delle zone liguri e verificabile solo nei luoghi di mare. Questo fenomeno è abbastanza comune all’inizio della primavera quando, masse d’aria tiepida, sfiorano l’acqua ancora fredda e la fanno evaporare in tante piccole goccioline.
Fiorenzo Toso, professore ordinario di linguistica all’Università di Sassari, spiega che caligo: “È un termine tecnico marinaresco. La parola è di origine latina e colta, infatti riprende il nominativo, e risale alla tradizione nautica medievale“. Dal latino caligo, caliginis deriva infatti l’italiano caligine, non molto usato ai nostri tempi per la verità.
Poi chiarisce il grande dubbio sul genere, sebbene l’etimologia rimandi al femminile, non è sbagliato chiamare il fenomeno: “il caligo”.
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