Moby Prince, chiesta una nuova commissione d’inchiesta: “Perché si arrivi, dopo 30 anni, alla verità”

Scritta una lettera ai capigruppo di Camera e Senato

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LIVORNO – Una lettera accorata scritta dai familiari delle vittime del Moby Prince, tramite l’associazione “Io sono 141” che da anni si batte ininterrottamente per un solo fine: la verità. Una storia che ormai da trent’anni è senza soluzione e senza giustizia. La lettera, indirizzata ai capigruppo di Camera e Senato, mira ad ottenere una nuova commissione d’inchiesta, per dare finalmente giustizia a 140 vittime che ancora non l’hanno avuta. La pandemia impedirà, come di consueto, le solite commemorazioni. Ma i familiari auspicano un impegno serio dei due rami del parlamento affinché si accerti la verità su una vicenda che lascia 141 famiglie senza quiete. La sentenza della sezione Civile del Tribunale di Firenze del 2 novembre scorso, ha rigettato l’istanza dell’associazione familiari delle vittime contro i Ministeri dei Trasporti e della Difesa. Questo ha gettato i familiari nello sconforto più totale.

Sono ancora troppi i punti da chiarire, la tragedia del Moby Prince ancora non ha responsabili. I familiari riconoscono il grande lavoro della passata commissione ma, adesso, dopo 30 anni, è giusto avere la verità, perché tutte quelle vite sono morte senza colpevoli.


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Giurista e giornalista pubblicista dell'Ordine della Toscana, ho vissuto a Firenze, Parigi e Roma senza mai smettere di essere livornese. Per il mio territorio nutro un interesse atavico, un amore senza condizioni. La mia seconda Casa è l'isola d'Elba. Appassionato di scrittura sin dalla più tenera età, gestisco la sezione Toscana della testata oltre ad altre collaborazioni online e su carta stampata.