Per ironia del destino – a Santa Maria, villaggio di pescatori a Ponza – Benito Mussolini dopo la caduto del fascismo a luglio del 1943 alloggiò prigioniero nella stessa casa che, per quasi tre anni, aveva ospitato ras Immirù (1891-1980), il più strenuo combattente contro gli italiani nella guerra in Africa Orientale nel 1935-’36, l’etiope prigioniero di guerra di rango più elevato.
Formatosi all’Accademia militare di Saint Cyr, in Francia, il condottiero etiope si era battuto come un leone alla testa di un esercito personale male armato di circa diecimila resistenti, contro l’esercito italiano invasore dell’Etiopia, forte di trecentomila tra soldati, camicie nere e ascari.
Contrariamente alle attese, la guerra in Etiopia non fu una passeggiata per le truppe italiane. Tra dicembre e gennaio del ‘36, Badoglio dovette resistere alla controffensiva condotta da ras Immirù nello Scirè, da ras Cassà e da ras Sejum nel Tembien.
Mussolini preoccupato delle sorti della guerra, scrisse a Badoglio: «Bisogna vincere la guerra ora e subito con ogni mezzo». Per tutta risposta, Badoglio decise l’impiego massiccio dei micidiali gas di guerra che provocarono la morte di molti etiopici, soldati ma anche civili, vecchi, donne e bambini.
La strategia degli etiopici, che era quella di combattere con le tecniche della guerriglia, di fronte a quei veleni non aveva più speranza di vittoria. Nelle radure e nella boscaglia non c’era più scampo, gli abissini morivano come le zanzare.
Badoglio – esaminati i risultati delle prime applicazioni in battaglia – fu entusiasta dell’efficacia distruttiva dei gas e telegrafò a Roma raggiante: “…tale impiego ha dato buoni effetti sui nemici, molto efficaci. Ora tutti hanno terrore dei nostri gas”.
Il 16 dicembre del ’36, ras Immirù concordò con il nemico la resa dei suoi battaglioni che ottennero l’onore delle armi. Qualche settimana dopo fu mandato al confino politico a Ponza.
La conquista di Addis Abeba, e la solenne proclamazione dell’Impero italiano di Etiopia, avvenne sei mesi prima, il 5 maggio del 1936. Queste date dimostrano che la guerriglia etiopica è durata a lungo.
Quando Mussolini arrivò a Ponza il 27 luglio – dopo il Gran Consiglio – sulla corvetta Persefone a osservarlo c’era il suo antico compagno di lotte e corregionale Pietro Nenni – leader socialista – confinato dove oggi troviamo il ristorante EEA
Nenni – esule in Francia – fu catturato a febbraio 1943 da tedeschi e francesi collaborazionisti che stavano per rinchiuderlo in un campo di concentramento in Germania. Mentre il vecchio giacobino era sul treno che lo stava conducendo in un posto orribile due carabinieri italiani che lo avevano in consegna lo fecero scendere. Gli dissero che avrebbe raggiunto un’isola italiana. E’ stato Mussolini a salvare il suo amico diventato avversario politico? Forse.
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