Nicola Rotiroti / Tratto Da Una Storia Vera

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NICOLA ROTIROTI / TRATTO DA UNA STORIA VERA

19 01 2023 – 12 02 2023

KOU Gallery

di Sergio Salvatori

Kou Gallery è lieta di presentare la personale di Nicola Rotiroti (Catanzaro, 1973), Tratto da una storia vera, a cura di Ludovica Palmieri e Massimo Scaringella.

In galleria, dal 19 gennaio 2023 al 12 febbraio 2023, sono esposti sette dipinti di grandi dimensioni, quattro a colori e tre in bianco e nero, che richiamano la costante iconografia dell’artista calabrese alla ricerca delle proprie radici e di un habitat che lo immerge totalmente nella sua memoria affettiva. Nelle tre sintesi dei saggi di Ludovica Palmieri, Massimo Scaringella, Roberto Gramiccia, leggo che la dottoressa Palmieri scrive nel suo testo intitolato: “Superare il vuoto per tornare all’umano e scrivere un futuro diverso”. Inizia cosi: “Sette opere. Grandi, pesanti, fisiche. Figlie di un corpo a corpo dell’artista con le tele. Dei lavori sofferti, nati dall’osservazione della realtà, da una “storia vera” appunto. Eppure nel loro essere, aprono ad una dimensione altra, parallela. Lontana dalla concretezza e dalle convenzioni del reale. Il punto di partenza è un mucchio di ramoscelli, ormai secchi, notati dal pittore nel suo cortile, “una natura domestica” per usare le sue parole. In realtà, di natura c’è ben poco … i ramoscelli, semmai, sono un ricordo della stessa. Una natura morta che, grazie al gesto artistico di Nicola Rotiroti, non solo riprende vita ma diventa protagonista, immanente e preponderante, fino ad occupare l’intero spazio delle tele, come a voler inglobare l’elemento umano. La natura di Nicola Rotiroti ha, dunque ben poco di “naturale”, ancor meno di domestico. E’ inospitale, psichedelica e minacciosa. La gamma cromatica, dai colori acidi e freddi, con una tavolozza che ricorda le pale d’altare manieriste più di Pontormo che di rosso Fiorentino, sembra costruire una barriera, che preclude lo sguardo e l’ingresso al visitatore. Poi il vuoto. … “Migrante” è l’unica opera che, oltre a rappresentare il vuoto, lascia largo spazio a quello che nella mia ottica potrebbe essere un orizzonte. Lo spazio della tela che, voglio immaginare, rappresenti una speranza o, quantomeno, una possibilità di scrivere il futuro in modo diverso”. Il critico d’arte Massimo Scaringella intitola il saggio su Nicola Rotiroti: “Seguendo l’anima della natura”.

Il mistero della creazione artistica è come il mistero della nascita naturale. Una donna può amare, desiderare di diventare madre; ma il desiderio di se stessa, per quanto intenso, non può essere abbastanza. Un bel giorno lei sarà una madre, senza un preciso avvertimento su quando è successo. Allo stesso modo un artista, vivendo, conserva in sé tanti germi di vita e non può mai dire come e perché, in un dato momento, uno di questi germi vitali si inserisce nella sua fantasia per diventare una creatura vivente in un piano di vita superiore alla mutevole esistenza quotidiana

(Sei personaggi in cerca d’autore, Luigi Pirandello).

I ruoli molto diversi che l’arte e i suoi attori hanno ricoperto nel corso della storia, con la loro crescente autonomia progressiva di funzioni e spazi sociali, ci hanno portato a dimenticare la natura etica della pratica estetica. Ma in un mondo percepito come in grado di così sempre crescente, molti artisti sentono l’obbligo inevitabile di recuperare quella natura, manifestando un atteggiamento nei confronti dell’arte e della società pienamente responsabile, e anche perché no, salvatore.

Fra gli artisti contemporanei non molti si riferiscono direttamente alla Natura, ma quelli che lo fanno dimostrano generalmente una visione assai più intima che reale.

Affermano per lo più la libertà di non costringersi a nessuno stile o linguaggio, muovendosi per il mondo attraverso idee, occasioni e immagini che hanno soffiato in certi momenti energia alle proprie esperienze e principalmente al proprio io. Queste visioni naturali hanno peso e presenza: ci impattano e sorprendono; sono vive,  occasionalmente diventano focolaio di scaglie di simboli e allegorie, sono povere ma indiscutibilmente seduttrici, diventano il nostro universo intimo e morale.

Nicola Rotiroti, in questo grande  ciclo di lavori che va sotto il titolo”Tratto da una storia vera”, parte dall’osservazione di alcuni elementi naturali accumulati casualmente nel giardino del proprio studio (rami, foglie, cortecce) riconducendo sulle grandi tele la narrazione personale di questi elementi. Come dice il ritornello di una nota canzone di Jarabe de Palo “Dipende, da che dipende? Da che punto guardi il mondo tutto dipende”. In questo caso l’artista non si occupa né della nostalgia né del ricordo; non entra in rivalità con la realtà fotografica, né si chiede con che forma rappresenta la naturalezza. L’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è. (Paul Klee) … Roberto Gramiccia, intitola il suo testo critico: “L’espressionismo mentale di Nicola Rotiroti”. “L’esperienza retinica e psicologica di trovarsi immersi fra grandi tele sulle quali sono dipinte cataste di rami in gran parte spezzati che formano una rete fittissima, entro la quale si aprono spazi di vuoto mutevoli per grandezza e forma, è inquietante. L’inquietudine è lo stato d’animo che suggerisce questa grande, unica minacciosa onda di pittura che Rotiroti rovescia su di noi. … La pittura di questo artista, che ci ha abituato a qualsiasi sorpresa, pur essendo espressione di un grande virtuosismo, non sfoggia se stessa, non si esibisce in uno sterile spettacolo di autocompiacimento. E’ piuttosto un’operazione mentale, figlia di un disagio. … Questo autore, nel pieno della sua maturità è totalmente contemporaneo perché, a differenza dei molto più numerosi colleghi post-contemporanei, ancora s’interessa della realtà così come lui la

osserva.  … La pittura in questo è potente e incontenibile, nella capacità di scrivere trattati senza bisogno di carta e penna, o di carta e tastiera.  Oggi Nicola Rotiroti, sequestrando il nostro sguardo, immergendoci fra le fitte superfici delle sue pareti vegetali, ci ha regalato un viaggio nella consapevolezza della condizione di tutti e di ciascuno. Che è fatta prima di tutto  dei nostri limiti e, poi, delle condizioni che impediscono che essi si trasformano in occasioni di riscatto. Come è successo con la pandemia. Come sta succedendo con una guerra che rischia di trasformarsi in un’apocalisse”.  Francesca Orsi, critica fotografica, mette in risalto dei punti salienti della biografia di Nicola Rotiroti. Nel 1996 l’artista Rotiroti vince il premio della critica, sezione pittura alla Fiera del Levante di Bari. L’opera è attualmente nella “Collezione della Camera di Commercio di Bari”; dal 2004 è Watercolor, un ciclo pittorico tratto da immagini fotografiche scattate sott’acqua che ritraggono soggetti legati alla vita personale dell’artista, dagli amici ai familiari. Partecipa nel 2011 alla 54 esima Biennale di Venezia e sempre durante lo stesso anno la sua opera “Figurati” entra a far parte della “Collezione Farnesina” del Ministero degli Affari Esteri. 2013, invece, la sua opera “Untitled”, è selezionata per la “Collezione del Museo Magi ‘900 di Pieve di Cento. 2016, produce il lavoro “LO RE”, per questo, entra nelle Chiese barocche romane con l’intento di cogliere l’essenza dell’estasi visiva.

Informazioni: KOU Gallery – via della Barchetta 13, 00186 – Roma – Italia.

Telefono: 06 2112 8870.


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