Ovidio. Amori, miti e altre storie

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Ho ormai compiuto un’opera che non potranno cancellare né l’ira di Giove, né il fuoco, né il ferro, né il tempo divoratore… e il mio nome resterà: indelebile.                                                    Publio Ovidio Nasone

Ovidio è stato il poeta latino, lo scrittore prolifico, l’autore di elegie d’amore, il cantore di valori morali, umani e filosofici, il maestro dell’Ars amatoria opera (in tre libri di distici elegiaci) con la quale ha declinato con la sua multiforme e facile vena poetica l’amore nelle sue varie forme: come il doppio gioco amoroso, l’avventura galante, il capriccio, l’inganno, il tradimento, la gelosia, la vendetta. L’amore, per Ovidio è un sentimento completamente diverso da quello di Catullo, languido, inconsolabile, inguaribile, perché mondano, licenzioso, scherzoso, ironico.

Per l’ampiezza e varietà della produzione letteraria e per l’importanza che ha avuto nel tramandare la grande tradizione della mitologia classica, è estremamente encomiabile oggi aver riservato, attraverso una mostra, attenzione, studio e ricerca a un personaggio di rilievo come Ovidio che ha nutrito nel tempo l’immaginario personale e collettivo di numerose generazioni di giovani.

La mostra,  Ovidio Amori, miti e altre storie, predisposta in occasione del bimillenario della morte del poeta, a cura di Francesca Ghedini, presso le Scuderie del Quirinale (fino al 20 gennaio 2019), si snoda in diverse sale del palazzo dove vengono presentate oltre 250 opere che scandiscono un percorso dedicato a raccontare l’opera poetica di Ovidio, nato a Sulmona nel 43 a.C. e morto in esilio, lontano dalla Roma imperiale di Augusto, a Tomi (l’odierna città di Costanza in Romania), remota e sperduta città sul mar Nero tra il 17 e il 18 d.C.. Un poeta elegiaco e mondano, forse addirittura scandaloso e immorale, che ha esercitato, nel corso dei secoli, una ampia e significativa influenza sulla letteratura, sulle arti figurative e sulla musica.

Nel percorso espositivo si possono ammirare affreschi erotici pompeiani, terrecotte etruscheggianti, ceramiche, bronzi antichi, sarcofagi, vasi, gemme, rilievi, codici miniati, incisioni, cammei,  statue imponenti e suggestive.

Per la statuaria è possibile ammirare una bellissima Venere Callipigia (II secolo d. C.) proveniente dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli; la dea, capostipite della gens Iulia, è una bellezza che mostra le più belle terga del mondo antico. Una grande scultura di Augusto, di marmo bianco, troneggia nella seconda sala del primo piano. L’imperatore romano, che si fece promotore di una serie di leggi volte a ripristinare i costumi e l’ordine morale del tempo (“restaurazione”), come principe, è rappresentato nelle vesti di  pontifex maximus  col capo velato.

Nella mostra sono esposti quadri di varie dimensioni e di meravigliosa bellezza come la Venere pudica di Sandro Botticelli, il Narciso del Domenichino proveniente da Palazzo Farnese di Roma, personaggio mitologico che visse nell’adorazione di se stesso e morì giovane trasformandosi in un fiore (il narciso) ricco di fascino, ma carente di frutti. Sono da ammirare anche altre pitture come La caduta di Fetonte di Ludovico Carracci, proveniente dall’Archiginnasio di Bologna, la Caduta di Icaro di Carlo Saraceni, La morte di Adone (olio su tela) e perfino la copia cinquecentesca di Leda col cigno di Leonardo.

Al secondo piano del palazzo si trovano illustrate le storie degli dèi, eroi, giovinetti e ninfe raccontate nelle Metamorfosi (capolavoro ovidiano in 15 libri in dodicimila esametri). In questa famosa opera che, secondo il filologo e critico letterario Piero Boitani, costituisce il primo poema postmoderno, Ovidio narra i miti sulle trasformazioni di esseri mitici o persone reali in cose inanimate o in piante o in animali.

Nella mostra delle Scuderie, da non perdere, sono esposti vari dipinti: sul mito di Europa, madre di Minosse, il leggendario re dell’isola di Creta, come Il ratto di Europa di Tintoretto proveniente dal palazzo estense di Modena; sul mito di Adone come la Morte di Adone, il bellissimo figlio di Mirra nato dall’albero nel quale la madre si era trasformata come punizione per l’incesto con il padre Cinira (olio su tela), di Cornelis Pieter Holsteijn della collezione Frans Hals Museum; sul mito della ninfa Io legata ad una delle tante imprese amorose di Giove, insaziabile amante e seduttore libertino e malizioso.

Grazie al suo genio poetico Ovidio ha creato pagine letterarie destinate a restare immortali anche perché ha suscitato nel tempo attenzione, studio e ricerca da parte di artisti che si sono espressi con le loro opere pittoriche, scultoree e musicali.

Un elegante catalogo della mostra Ovidio. Amori, miti e altre storie è disponibile per i numerosi visitatori che sicuramente vorranno approfondire ciò che di bello hanno visto e gustato nell’esposizione romana delle Scuderie del Quirinale.


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