Peste suina africana: casi in prossimità della Toscana, ecco le raccomandazioni per evitare il contagio nel bestiame

La malattia non si trasmette agli esseri umani ma è pericolosissima per gli animali

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LIVORNO – In seguito ad alcuni casi di peste suina africana (PSA) accertati in Piemonte e in Liguria, in particolare nelle province di Alessandria e Genova, piuttosto vicine al confine nord-ovest della Toscana, la nostra amministrazione regionale ha chiesto la collaborazione dei comuni toscani per la diffusione di informazioni utili a contenere l’infezione.

La peste suina africana è una malattia virale dei suidi (suini domestici e cinghiali), solitamente letale in pochi giorni per gli animali che ne vengono colpiti.

La malattia non si trasmette agli esseri umani, tuttavia può avere pesantissime conseguenze sull’economia e sull’ambiente, minacciando la vita di milioni di cinghiali selvatici e di suini d’allevamento, con enormi costi di contenimento/eradicazione (non esistono vaccini né cure) e la reale possibilità di bloccare il consumo e le esportazioni di prodotti italiani d’eccellenza.

In alcuni paesi europei in cui la PSA si è diffusa, le popolazioni di cinghiali e di suini sono state decimate.

La malattia si trasmette da animale malato ad animale sano per contatto diretto o indiretto, in particolare tramite le carni di suini infetti (compresi prosciutti e insaccati) date in pasto ad animali sani.

La peste suina è contagiosissima: per portare il virus dentro un allevamento può essere sufficiente anche una suola di scarpa contaminata in un terreno frequentato da cinghiali infetti; con altrettanta facilità dall’interno di un allevamento contaminato il virus è in grado di diffondersi sul territorio circostante.

Ai fini del contenimento della malattia, attualmente risulta prioritario seguire opportuni accorgimenti e precauzioni, tra cui:

da parte di allevatori e trasportatori, mettere in atto tutte le misure possibili per evitare qualsiasi contatto tra i cinghiali e i suini degli allevamenti, non lasciare avanzi di cibo all’aperto, pulire e disinfettare accuratamente i camion in caso di spostamento degli animali;

per i veterinari, fare attenzione ad ogni sintomatologia sospetta, in particolare in caso di morte dell’animale, e non escludere a priori la diagnosi di PSA.

cacciatori (dal 1° febbraio la caccia al cinghiale è comunque chiusa) devono tenersi informati sull’esistenza di zone a rischio e adottare misure igienico-sanitarie per scarpe, vestiti, attrezzature e mezzi di trasporto. Lo stesso devono fare gli escursionisti, segnalando eventuali avvistamenti di carcasse di cinghiale al servizio veterinario dell’azienda sanitaria locale o alle forze dell’ordine.

In ogni caso gli avanzi di carni (fresche o stagionate) e di salumi di suino non devono essere abbandonati e devono essere correttamente conferiti in contenitori chiusi.

Ulteriori informazioni (con allegati opuscoli e locandine) sono disponibili nella sezione “Peste suina africana del sito internet del Ministero della Salute e nell’apposita pagina pubblicata dal settore Ambiente del Comune di Livorno (https://bit.ly/3tFy3mJ), settore che provvederà a tenere informata la cittadinanza sugli eventuali sviluppi della situazione epidemiologica e sulle ulteriori misure che a livello nazionale o regionale saranno eventualmente adottate per contrastare la diffusione della malattia.


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