Pino D’Alessandro, ricordi di un presidente del Coni provinciale.

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Pino D'Alessandro

Ci sembra giusto che una strada, una piazza o un impianto sportivo siano dedicate a Pino D’Alessandro, per 36 anni ininterrotti presidente provinciale del Coni di Latina e per un lungo periodo assessore comunale allo sport, lasciando tracce profonde del suo lungo e fattivo operato. D’Alessandro è deceduto nel febbraio 2012. Occorrono dieci anni – secondo la normativa vigente – per intitolare qualcosa a un personaggio scomparso, solo una decisione del Prefetto può affettare la pratica, come avvenuto in occasione dell’intitolazione del palazzetto a Nicola Bianchini. L’impianto ideale sarebbe il campo comunale di atletica leggera – in via Botticelli – per molti anni denominato da tutti i latinensi “Campo Coni”. D’Alessandro ha avviato alla pratica sportiva migliaia di ragazzi in modo gratuito, facendo tesoro che la possibilità di dedicarsi ad attività ludiche e ricreative è un vero e proprio diritto, sancito dalla convenzione ONU sui diritti dell’infanzia. Di tale diritto ci si dimentica spesso, anche a livello di sport giovanile. Il presidente del Coni non si è mai fermato, ha sempre organizzato manifestazioni nazionali ed internazionali ad altissimo livello, contribuito a costruire decine di impianti, favorire lo sport nella scuola, creare squadre agonistiche che sono arrivate ai piani alti. E’ arrivato nel capoluogo pontino nel 1950, da Benevento, dove ha praticato la pallacanestro con successo, vestendo anche la prestigiosa casacca della Partenope Napoli: un pivot con i fiocchi, elegante nei movimenti, grintoso in difesa. Giocò una partita di grande importanza tra Latina e San Saba Roma, fuggendo letteralmente dall’ospedale civile dove era stato ricoverato dopo un incidente, con 44 punti di sutura a una gamba. Svenne sul campo dell’arena del Circolo Cittadino, i nerazzurri vinsero e tornò in ambulanza nel suo reparto ospedaliero. A Latina D’Alessandro si è subito distinto per operosità, un vulcano in eruzione. La sua è una storia avvincente e significativa, fatta di tante opere realizzate, di Giochi della Gioventù, corsi di nuoto gratuiti per i ragazzi dei borghi con pullman che li accompagnava in piscina. Chi bussava alla porta del Coni, trovava sempre una mano pronta ad aprire. Proverbiale il salvataggio in extremis del Latina Calcio che, escluso dal campionato di serie C, è stato messo in grado di partecipare solo grazie all’interessamento decisivo di Pino D’Alessandro che, nell’agosto del 1983, ha firmato 150 milioni di cambiali a titolo personale – cosa che ricordano in pochi – onorando per intero il debito contratto con la Lega. Nelle vesti di organizzatore, Pino ha preparato, nei minimi particolari, la cerimonia di apertura del rinnovato stadio Olimpico di Roma, in occasione dei Mondiali di calcio Italia 90, i favolosi tornei di basket estivo a Palazzo Emme hanno visto la presenza di blasonate formazioni europee ed americane con diretta Rai come per la partita Italia-Usa al palasport di Latina nel 1980. Grazie al contributo del Credito Sportivo, il presidente del Coni pontino ha realizzato più di cento impianti, come testimoniano tutti i documenti che appaiono sul libro autobiografico “Il Presidente”. D’Alessandro ha sempre difeso il diritto al gioco di un ragazzo condannato a restare malinconicamente inerte in panchina perché giudicato dai responsabili della sua squadra troppo “scarso” per scendere in campo. Era un dirigente pronto a ritenere che una simile impostazione dello sport giovanile non facesse davvero il bene dei ragazzi, difendeva il diritto di tutti i minori a giocare e divertirsi, pensava a quei ragazzi che rischiano di restare tagliati fuori dallo sport perché non hanno le capacità o anche solo l’interesse di dedicarsi a praticarlo in modo agonistico. D’Alessandro era prodigo di riconoscimenti prestigiosi per chi dedicava la sua vita allo sport, in particolare a tutti i centri sportivi militari, guardava ancora al divertimento e all’aggregazione come finalità di riferimento, non accade altrettanto in larga parte delle società sportive di oggi. Lì è forte la tentazione di selezionare e mettere in formazione i più promettenti e lasciare le “schiappe” a fare gli eterni panchinari. Pino credeva fortemente nella funzione educativa dello sport, e il suo essere un diritto connaturato dell’infanzia, che non accetta discriminazioni.


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Paolo Iannuccelli è nato a Correggio, provincia di Reggio Emilia, il 2 ottobre 1953, risiede a Nettuno, dopo aver vissuto per oltre cinquant'anni a Latina. Attualmente si occupa di editoria, comunicazione e sport. Una parte fondamentale e importante della sua vita è dedicata allo sport, nelle vesti di atleta, allenatore, dirigente, giornalista, organizzatore, promoter, consulente, nella pallacanestro. In carriera ha vinto sette campionati da coach, sette da presidente. Ha svolto attività di volontariato in strutture ospitanti persone in difficoltà, cercando di aiutare sempre deboli e oppressi. É membro del Panathlon Club International, del Lions Club Terre Pontine e della Unione Nazionale Veterani dello Sport. Nel basket è stato allievo di Asa Nikolic, il più grande allenatore europeo di tutti i tempi. Nel giornalismo sportivo è stato seguito da Aldo Giordani, storico telecronista Rai, fondatore e direttore della rivista Superbasket. Attualmente è presidente della Associazione Basket Latina 1968. Ha collaborato con testate giornalistiche locali e nazionali, pubblicato libri tecnici di basket e di storia, costumi e tradizioni locali Ama profondamente Latina e Ponza, la patria del cuore.