E’ polemica a Terracina tra mondo della scuola ed Amministrazione Comunale.

Oggetto del contendere la precaria organizzazione dell’attività di screening dedicata agli alunni e i disagi da essa scaturiti per genitori, alunni e operatoti scolastici agli ingressi dei plessi.

Le dirigenti dei tre istituti comprensivi, Barbara Marini del “Montessori”, Giuseppina Di Cretico del “Don Milani” e Maria Laura Cecere del “Fiorini”, replicano ad un comunicato emesso dal Comune, nel quale si ribadiva che “l’organizzazione dell’ingresso a scuola degli alunni e dell’accesso dei ragazzi che hanno scelto di eseguire il tampone non è in alcun modo riconducibile al Comune. In nessuna circostanza il Comune ha mai detto alle scuole che gli alunni che hanno scelto di eseguire il tampone non sarebbero dovuti entrare regolarmente insieme agli altri e attendere fuori con un genitore”.

Le presidi esprimono viva contrarietà verso la dichiarazione d’estraneità fatta dall’Ente municipale e ribattono che, rilevando falle nel coordinamento dell’iniziativa, voluta dal Comune, avevano ripetutamente chiesto un incontro preventivo con le autorità locali, mai avvenuto, ritenendo impercorribile l’dea di congedare i genitori subito dopo l’entrata in classe dei ragazzi, lasciando questi ultimi, al momento del test anticovid, senza l’ineludibile presenza degli stessi, gli unici delegati a dare assistenza e sostegno morale ai figli, pur al cospetto di un procedimento diagnostico di scarsa invasività.E poi, aggiungono, altri problemi si sarebbero sommati in caso d’individuazione di positività in quanto la scuola avrebbe dovuto isolare il soggetto dai compagni, chiamare urgentemente i genitori nonché porre in quarantena una classe intera.

E dire, commentano le dottoresse Marini, Di Cretico e Cecere, che la situazione poteva risolversi facilmente discutendone a priori allo stesso tavolo.


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