“Ti mangio il cuore” è un film in chiaro-scuro che narra una storia dei giorni nostri, truce, dura, violenta, umanamente disumana

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Titolo: Ti mangio il cuore

Regia: Pippo Mezzapesa

Soggetto: Carlo Bonini e Giuliano Foschini (dall’omonimo romanzo)

Sceneggiatura: Pippo Mezzapesa, Antonella Gaeta, Davide Serino

Musiche: Teho Teardo

Produzione Paese: Italia, 2022

Cast: Elodie, Francesco Patanè, Lidia Vitale, Francesco Di Leva, Giovanni Trombetta, Letizia Pia Cartolaro, Giovanni Anzaldo, Brenno Placido, Tommaso Ragno, Michele Placido, Gianni Lillo, […]

La guerra, che sembrava sedata già da alcuni decenni, tra il clan Malatesta e il clan Camporeale, ricomincia non appena Andrea Malatesta (Francesco Patanè) si invaghisce della moglie del boss Camporeale, già in carcere, Marilena (Elodie), che gli corrisponde la passione con altrettanto impeto. Ma questo amore sbocciato dal nulla è come un fulmine a ciel sereno che provoca un effetto farfalla, tant’ che i risultati sono imprevedibili come intensità. Non appena il capofamiglia Michele Malatesta (Tommaso Ragno) si accorge della tresca amorosa, a quattr’occhi minaccia il figlio Andrea con tono sommesso ma marcato, attraverso cui vuole esprimere un segnale veritiero: Se provi a vederla un’altra volta a quella, ti giuro che i’ t’accido. Andrea, con grande sincerità e per l’indiscutibile rispetto che ha nei confronti del padre, gli promette che non la vedrà più. La sua passione, tuttavia, come avviene nella fase di innamoramento, è così incontrollabilmente rivoluzionaria che egli persiste ad incontrarla tanto da metterla incinta. Ovviamente, essendoci un erede in gioco, per giunta maschio, il padre Michele recede dal dare seguito alla minaccia fatta al figlio ma costringe Marilena ad abbandonare i suoi due figli, ancora bambini. Le impone anche di andare a vivere in casa sua, dove viene da una parte malvista soprattutto da Teresa (Lidia Vitale), la madre di Andrea ma dall’altra è salvaguardata, perché in grembo ha un figlio maschio che si chiamerà Michele, come il nonno, che a causa del misfatto passionale purtroppo sarà ucciso dai Camporeale.

Un luogo dove c’è mafia c’è sangue, il sangue chiama il sangue, e il sangue si lava col sangue, e dove l’amore è un sentimento che non ha valore e dove è l’onore che sta al di sopra d’ogni cosa. Eppure questo luogo, in contrasto con la bruttezza, l’insensatezza, la meschinità e la turpitudine umane, è splendido, magnifico e incantevole, è il Gargano, in Puglia, dove paesaggi meravigliosi invitano all’amore e lo esaudiscono,  ma dove la negligenza e l’ignoranza umane non fanno portare a compimento questo venerabile invito.

In questo luogo, purtroppo, vi si svolge una storia vera, una storia come tante che si ripetono nel tempo, una storia mostruosa e bestiale, pur pregevole, coinvolgente e interessante nella sua infima bruttezza nel modo così come viene raccontata in questo singolare film Ti mangio il cuore del regista Pippo Mezzapesa. Una storia, il cui soggetto è ispirato all’omonimo romanzo inchiesta (Feltrinelli, 2019) di Carlo Bonini e Giuliano Foschini, che  si svolge negli anni sessanta, quindi in un tempo non molto lontano, e che ancora sussiste e lacera profondamente le coscienze umane. In Italia, oltre alla mafia siciliana, alla camorra (Napoli e dintorni) e alla ‘ndragheta (Calabria), esiste una quarta mafia feroce, potente, umanamente disumana, in Puglia nel foggiano, di cui la stampa ne ha parlato poco. Questo film, allora, la vuole far conoscere dando rilievo alla brutalità inaudita che forse supera in intensità le altre mafie esistenti, e che viene marcata ancor di più da una scenografia in bianco e nero che ricorda, per il tema trattato e per la brutalità rappresentata, il film Femmina (2022) di Francesco Costabile.

Nella faida tra i due clan Vincenzo Montanari (Michele Placido), un terzo boss, aveva portato la pace, la quale adesso, a causa del tradimento muliebre che ha vilipeso l’onore del boss Camporeale, è stata invalidata. Montanari non riesce più a svolgere la sua funzione di pacificatore tant’è che i due clan ritornano a farsi la guerra. Quel che si evince in modo molto palese dal film è che, in tutta la vicenda narrata, non si vede neppure da lontano l’intervento della polizia forse per osservare l’assioma che tra cosche delinquenziali è meglio non intervenire affinché il male annulli se stesso? La risposta è difficile a dirsi.

La sceneggiatura è stata ben costruita in modo da mettere lo spettatore in continua attesa nel susseguirsi degli eventi, caratterizzati da effetti a sorpresa che evidenzieranno quanto effimera e deludente sia l’indole umana.

Ti mangio il cuore è anche ben diretto e dimostra come il dialetto, gli usi e i costumi, il territorio e i comportamenti umani siano conosciuti dal regista in quanto pugliese e, in quanto tale, egli espone i fatti, nudi e crudi nella loro spregevole e miserabile realtà, lasciando il giudizio allo spettatore che ne rimane esterrefatto e sconvolto. In ciò è egregiamente supportato da attori come Elodie, Francesco Patanè (già Giovanni Comini in Il cattivo poeta di Gianluca Jodice), Francesco Di Leva (già Antonio Barracano in Il sindaco del rione Sanità di Mario Martone), Lidia Vitale (Maria in Ghiaccio di Fabrizio Moro e Alessio De Leonardis), Tommaso Ragno (Oreste in Nostalgia di Mario Martone) e Michele Placido, che hanno vestito egregiamente le vesti dei loro rispettivi personaggi mettendone in risalto il dramma e, in molti casi, il carattere cinico e perverso.

Il brano Proiettili della colonna sonora del film non lascia spazio all’immaginazione: Nella notte sento colpi/ le parole son pistole, volano lontane/ luci spente, una bambina/ si nasconde tra le note, gioca a far la regina./ Proiettili come canzoni/ veloci nella luce, resto senza voce./ Prometterò che il sole sorge sempre anche se poi non brucia/il sale mi fa bene, non perdo la fiducia/ resterò vicina sempre più al mio sogno./ Che la paura è un viaggio e forse ne ho bisogno/ per essere pronta ad avere coraggio/ buttarmi dentro al fuoco senza avere caldo./ E corro verso me, so che vi raggiungerò/senza tracce, senza regole./ E corro verso me, so che vi proteggerò/ oltre il sangue, solo per amore./ Proiettili come intenzioni/ attraversano memorie senza interruzioni./ Prometterò che un fiore nasce anche dove la terra brucia/che l’acqua mi fa bene, non perdo la fiducia./ Resterò vicina sempre più al mio sogno./ Rischiare è come un gioco e forse ne ho bisogno./ Per essere pronta ad avere coraggio/ cammino dentro al fuoco senza avere caldo./ E corro verso me, so che vi raggiungerò/ senza tracce, senza regole./ E corro verso me, so che vi proteggerò/ oltre il sangue, solo per amore./ E corro verso me, so che vi raggiungerò/ senza tracce, senza regole./ E corro verso me, so che vi proteggerò/ oltre il sangue, solo per amore.

Ti mangio il cuore ha concorso nella serie Orizzonti della LXXIX Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

Filmografia

Il paese delle spose infelici (2011), Il bene mio (2018) e diversi cortometraggi e documentari.

Francesco Giuliano


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Giuliano Francesco, siciliano d’origine ma latinense d’adozione, ha una laurea magistrale in Chimica conseguita all’Università di Catania dopo la maturità classica presso il Liceo Gorgia di Lentini. Già docente di Chimica e Tecnologie Chimiche negli istituti statali, Supervisore di tirocinio e docente a contratto di Didattica della chimica presso la SSIS dell’Università RomaTre, cogliendo i “difetti” della scuola italiana, si fa fautore della Terza cultura, movimento internazionale che tende ad unificare la cultura umanistica con quella scientifica. È autore di diversi romanzi: I sassi di Kasmenai (Ed. Il foglio,2008), Come fumo nell’aria (Prospettiva ed.,2010), Il cercatore di tramonti (Ed. Il foglio,2011), L’intrepido alchimista (romanzo storico - Sensoinverso ed.,2014), Sulle ali dell’immaginazione (NarrativAracne, 2016, per il quale ottiene il Premio Internazionale Magna Grecia 2017), La ricerca (NarrativAracne – ContempoRagni,2018), Sul sentiero dell’origano selvatico (NarrativAracne – Ragno Riflesso, 2020). È anche autore di libri di poesie: M’accorsi d’amarti (2014), Quando bellezza m’appare (2015), Ragione e Sentimento (2016), Voglio lasciare traccia (2017), Tra albori e crepuscoli (2018), Parlar vorrei con te (2019), Migra il pensiero mio (2020), selezionati ed editi tutti dalla Libreria Editrice Urso. Pubblica recensioni di film e articoli scientifici in riviste cartacee CnS-La Chimica nella Scuola (SCI), in la Chimica e l’Industria (SCI) e in Scienze e Ricerche (A. I. L.). Membro del Comitato Scientifico del Primo Premio Nazionale di Editoria Universitaria, è anche componente della Giuria di Sala del Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica 2018 e 2019/Giacarlo Dosi. Ha ricevuto il Premio Internazionale Magna Grecia 2017 (Letteratura scientifica) per il romanzo Sulle ali dell’immaginazione, Aracne – NarrativAracne (2016).