LATINA – Transitiamo da un anno all’altro col cuore pesante, la mente svuotata, le mani tese a ricevere una grazia salvifica e rincuorante. Magari resi più umani dalla sconcertante disumanità di un male pressoché irreversibile e indomabile. Un viaggio in un inferno che solo Dante avrebbe potuto tradurre in poesia, Dostoievskij in un aggiornato “Memorie dal sottosuolo”, per noi uno sprofondo inenarrabile. Benché debilitati, auspicabilmente transitiamo da un anno funestamente bisesto a un nuovo anno si spera “ben-esto”(sarà buono!), rafforzati da un’esperienza diversamente formativa! Stando alle mie frequenti citazioni (!), con le dovute varianti accompagnati da un Brecht all’“altro”! Un autore sempre molto attuale, purtroppo ignorato dai più, specie quello lirico (i lieder, le poesie), niente affatto trattato-letto a scuola, neppure per il teatro, stessa sorte per Eduardo, Verga, ignorati: sissignori. Tant’è, solo e sempre gli stessi, Leopardi mai Goethe suo ideale fratello(!), Pirandello e non un Brancati, Testori (ma chi c…. sono costoro?!), Brecht, Strindberg….? Siamo italiani evviva! “Storia della letteratura italiana”, pardon, “provinciale”: il sommo poeta profetò “donna di provincia”(ma intendeva altro)! Non è vero, anche Shakespeare, Baudelaire! Fine a se stessi, tanto per gradire! Del resto, anche la scuola italiana viaggia nei sentieri secondari della “mezza cultura”, perfettamente in linea con una mentalità non propriamente europea: la nostra può dirsi davvero una scuola “all’italiana” dove l’assenza di una cultura musicale è l’esempio tristemente più clamoroso di una diffusa ignoranza nazionale. “Vedrai vedrai /vedrai che cambierà….” cantava Tenco ma in Italia è sempre un gran “rimpasto”, nulla cambia, semplicemente si “raglia”: la burocrazia, i ministeri, la magistratura, la giustizia, la scuola il cui Ministero (per me sempre della Pubblica Istruzione!) peraltro si ostina a concedere improvvide proroghe ai cosiddetti presidi (per me non dirigenti!) che inquinano le scuole fino al punto di degradarle ( in città purtroppo ne abbiamo contezza in un tal liceo). Per non parlare dei governi e dei politici, di quel “tosco” che dalla cintola in sul tutto s’erge con blasfema tracotanza e alterigia. Insomma, miei buoni e onesti amici italiani (ancora ve ne sono!) con pazienza e sopportazione transitiamo all’anno 2021 con l’illusione che di anno bisesto ne abbiamo avuto uno, che se ne vada maledetto e dannato. Auspicando che il prossimo sia felicemente…VENTUNO! E noi impavidi e all’avanguardia cantiamo>

Andiamo avanti e finiremo col crederci!
B U O N A N N O
(f.to Bertoldino Cacasenno)
[P.S. Seguono le giaculatorie augural- brechtiane idest i “cocci” di fine anno!]
*GOVERNARE E’ DIFFICILE
Senza posa i ministri fanno conoscere al popolo/ quanto sia difficile governare. Senza ministri/il grano crescerebbe all’ingiù invece che all’insù. /Nemmeno un pezzo di carbone uscirebbe dalla miniera/ se il Cancelliere non fosse così saggio. Senza il ministro della / Propaganda/nessuna donna si lascerebbe più ingravidare.[…] Senza il proprietario/ i muri cadrebbero e le macchine si coprirebbero, è inteso, di /ruggine […]/ O che forse/ governare sia così difficile solo perché/lo sfruttamento l’inganno è necessario impararli?
*IL GOVERNO COME ARTISTA
Come l’artista/ il governo dispone di vari poteri sovrannaturali./Senza che gli si dica / sa tutto. Quello che sa fare/ non l’ha imparato. Non ha/ imparato nulla. La sua istruzione/ è piuttosto manchevole, eppure magicamente/è capace di metter bocca su tutto, di decidere tutto:/ anche quello che non capisce.// E’ noto, un artista può essere sciocco e tuttavia/ esser un grande artista. Anche in questo/il governo somiglia all’artista. Come si dice di Rembrandt/che, nato senza mani, non avrebbe dipinto diversamente, così/ si può anche dire del governo che,/fosse nato senza testa, non avrebbe diversamente governato./ Sorprendente nell’artista/ è il dono dell’invenzione. Quando si ascolta il governo/ esporre la situazione, si dice:/ come inventa! Per l’economia/ l’artista ha soltanto disprezzo e, si sa,/anche il governo disprezza l’economia. Naturalmente/ha alcuni ricchi protettori. E come ogni artista/ vive a spese loro, facendo/ debiti.
*APPELLO DEL POETA MORENTE ALLA GIOVENTU’
Voi, giovani dei tempi futuri e/delle nuove aurore sulle città che ancora/non sono costruite, anche/ voi, non nati, udite/ la mia voce, di me morto/e non ancora famoso.//[…] Ah, perché rimasi seduto/ al tavolo degli infecondi, consumando con loro il pasto/ non preparato da loro? // Ah, perché ho mescolato/ le mie parole migliori alle loro/chiacchiere oziose?/ Quando di fuori/passavano quelli lasciati all’ignoranza/assetati di sapere.[…] Così a me, che ho sciupato/ in tal modo la mia vita, non resta che esortarvi/ a non fare conto di alcun precetto che venga/ dalla nostra fetida bocca, a non accogliere/ nessun consiglio di coloro/ che hanno fallito così, ma/ a decidere soltanto da voi stessi quello/che per voi è bene e vi serve/ a coltivare la terra che lasciammo andare in malora,/ ed a rendere abitabili quelle che appestammo le città. (*B.Brecht) (gimaul)

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