Tutte le strade partono da Roma

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Roma è paragonabile ad un’entità psichica ricca di un lungo passato che non è scomparso e riesce a convivere col presente, senza cancellare le tracce di tutto il resto.

Sigmund Freud

Perché questo interesse per Roma, «la Città Eterna»? Perché le vicende storiche della città antica, dell’Urbe hanno sempre attratto l’attenzione e la curiosità di numerosi viaggiatori? Perché la bellezza di Roma ha incantato, stupito, e ancora stupisce, molti più turisti delle altre città e capitali del mondo?

Le risposte a questi interrogativi si possono trovare nelle sagge parole dello scrittore russo Nikolaj Vasil’evič Gogol’ che ha scritto: «Ti innamori di Roma lentamente, a poco a poco, ma per sempre e per tutta la vita»; nei versi della poesia Il pianto della scavatrice di Pier Paolo Pasolini: «Stupenda e misera città,/che m’hai insegnato ciò che allegri e feroci/gli uomini imparano bambini,//le piccole cose in cui la grandezza /della vita in pace si scopre, come/andare duri e pronti nella ressa…//Stupenda e misera /città che mi hai fatto fare//esperienza di quella vita/ignota: fino a farmi scoprire/ciò che, in ognuno, era il mondo»; e ancora nelle riflessioni dell’architetto Ludovico Quaroni: «Roma è soprattutto un’atmosfera, una luce, un clima…La luce colorata di Roma rappresenta il costante supremo dominio della natura sull’uomo e sull’ambiente da lui creato».                                                                                                              Queste considerazioni sono scaturite dall’attenta lettura del libro di Francesco Rutelli, ex sindaco della città dal 1993 al 2001 ed ex ministro dei Beni Culturali, Tutte le strade partono da Roma (Editori Laterza), titolo che sembra essere, come si chiede lo stesso autore, presuntuoso? Scrive nell’Introduzione Francesco Rutelli che «Roma ha bisogno di essere capita. Liberata da tutte le false credenze e gli stereotipi che ne celano la natura più autentica. Solo accostandosi, camminando con curiosità, osservando oltre le superfici, ascoltandone le ragioni, Roma si lascerà vedere».

   Il viaggio di scoperta, conoscenza e racconto  di Roma, della città dei millenni e  della  civiltà latina e di quella cristiana (attraverso le oltre duecento pagine e i sedici capitoli), ha inizio da Piazza di Porta Maggiore, dalla basilica sotterranea e dalla tomba del fornaio Eurisace, morto nel 30 a.C..

Fin da giovane Rutelli ha iniziato ad “apprendere” la sua città natale, lunga, larga e profonda, in tutte le infinite stratificazioni fisiche, storiche, simboliche, religiose, che s’incontrano e cambiano nel tempo e che rendono Roma unica al mondo. Stratificazioni antiche, determinate da costruzioni, distruzioni, spoliazioni, speculazioni, restauri, scavi, sovrapposizioni e riutilizzi verificatisi nelle diverse epoche storiche e nelle varie fasi di sviluppo della città con la sua storia unica che dura ormai da ventotto secoli.

Un’attenzione particolare, nelle sue giovanili scorribande con la moto per esplorare la città, l’autore riserva alle viae publicae, in particolare all’Appia antica, alla «regina di tutte le strade del mondo», mettendo in risalto la grandezza realizzativa di Roma, non solo per le strade, ma anche per gli acquedotti, i ponti, le chiese, le ville, le rovine, i palazzi storici e i monumenti millenari e i quartieri nuovi…

 A Roma il soffio del cambiamento non si è mai interrotto nonostante le invasioni, i saccheggi, le occupazioni, gli incendi, le pestilenze e i terremoti. Nelle varie epoche, nella Roma antica, nel Medioevo, nella Roma dei papi del Rinascimento e del Seicento, nel Settecento, nell’Ottocento e nel Novecento, vi sono stati sempre cambiamenti con inesauribili trasformazioni, con demolizioni e spoliazioni, con nuove costruzioni e con creative ricostruzioni da parte delle storiche famiglie (Caetani, Orsini, Colonna, Pamphili Barberini…) e dei pontefici (Bonifacio VIII, Sisto V, Urbano VIII… ).

La storia millenaria della città, che ha introdotto fin dal momento fondativo idee, concetti e valori universali, è «nelle sue fibre», nei suoi aspetti artistici ed estetici (statue civili, icone religiose, archi, colonne, ruderi, fontane, obelischi, mausolei, parchi, giardini…), nei vicoli, nelle strade e nelle stratificazioni, come quelle che si possono osservare nella basilica di San Clemente con i suoi diversi livelli sottostanti e nell’urbanistica dei papi del Cinquecento e del Seicento.

Secolare è la capacità di accoglienza di Roma verso i numerosissimi turisti, visitatori, pellegrini, artisti, studiosi, viaggiatori del Grand Tour e comunità straniere. Michel Montaigne ha scritto: «Roma è la città dal carattere più cosmopolita del mondo, e quella dove meno si bada se uno è straniero o di nazione diversa». La città di Roma si è sempre mantenuta aperta, inclusiva, accogliente verso tutti, anche in tempi difficili.

In diversi capitoli del libro Rutelli sottolinea l’importanza della lingua, delle parole e locuzioni latine, come urbis, civitas, potestas, imperium, digitum, audio, video, cum putare…che sono state trasmesse e condivise dalle principali lingue utilizzate nel mondo.

Nel libro sono descritti diversi personaggi della vita pubblica italiana e internazionale che hanno avuto un particolare rapporto di amicizia con la città e con l’autore. Federico Fellini e Giulietta Masina, Alberto Sordi, Giulio Andreotti, Carlo Azeglio Ciampi, Joseph Ratzinger e tanti altri, sono raccontati con garbo,  simpatia e ironia soprattutto attraverso aneddoti vissuti direttamente.

Lo sguardo appassionato di Rutelli sulla città non si limita soltanto alla Roma antica, storica ma anche alla metropoli moderna e contemporanea del periodo fascista, del secondo dopoguerra e degli ultimi decenni. La sua attenzione si sofferma con viva partecipazione sulle nuove urbanizzazioni, sulle realizzazioni dei nuovi quartieri (EUR, Coppedè, la Città Giardino, la Garbatella), sui disastri compiuti nelle periferie e sugli interventi architettonici dell’Italia contemporanea (l’Auditorium Parco della Musica, il Maxi, Museo delle arti del XXI secolo).

Nell’ultimo capitolo del libro l’autore, grazie alla sua sensibilità di «militante ecologista», pone attenzione alla natura, agli alberi (pini, cipressi, querce, platani…), al clima, agli ecosistemi della città, alla capitale del verde del mondo (per le pinete e i viali alberati) e per gli eccezionali indici di biodiversità.

Nelle pagine conclusive del libro, che si legge come un racconto, Rutelli mette in risalto le potenzialità e le risorse di sviluppo della città per il futuro, auspicando un eccellente gioco di squadra per i cambiamenti del dopo-pandemia inerenti l’organizzazione sanitaria, il turismo, il potenziamento dei poli di ricerca e universitari, le nuove opportunità lavorative rispetto al mondo digitale e dell’Intelligenza artificiale.

Il libro, arricchito da un pregevole apparato di bellissime immagini fotografiche in bianco e nero, è colmo di ricordi personali e familiari, di racconti e di aneddoti legati alla toponomastica, al fascino del patrimonio artistico della città e soprattutto alle vicende storiche riferite alla Roma antica, medievale, rinascimentale, barocca, dell’unità d’Italia, post-unitaria, del periodo fascista e del secondo dopoguerra.

In ogni pagina del libro traspare l’amore che l’autore manifesta per ogni angolo della città per le architetture dei templi romani, per le sculture sparse nei vari monumenti ed edifici storici, per le strade ricolme di antichi reperti, per la ricchezza degli strati archeologici e per le bellezze naturali dei suoi parchi verdi.

È possibile concludere la piacevole lettura dell’originale e sorprendente libro di Francesco Rutelli, Tutte le strade partono da Roma, con le parole sia dello statista Camillo Benso di Cavour: «Roma è la sola città d’Italia che non abbia memorie esclusivamente municipali; tutta la storia di Roma dal tempo dei Cesari al giorno d’oggi è la storia di una città la cui importanza si estende infinitamente al di là del suo territorio», e sia con quelle della regista Liliana Cavani: «Roma è una città che ha un potenziale infinito per chi ama sperimentare continui nuovi percorsi, in una sorta di esplorazione senza fine».


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