E’ la domanda che mi pongo da tempo: quale il fatto eclatante, scatenante il fenomeno grillino e il suo drammatico declino? So che anch’io ebbi una scossa quando nel 2005 fu approvata la legge Calderoli dal nome dell’ideatore che ebbe per primo il sussulto di giudicarla “una porcata”! Il passaggio dal regime degli eletti a quello dei nominati è stata la più grossa spallata inflitta alla democrazia rappresentativa ad opera di un partito personale, FI, aggregante il centro destra con tentazioni sovraniste. Ma l’avvicendamento col centrosinistra riservò la sorpresa che non venne ritenuto prioritario riconsegnare il potere di scelta agli elettori sicché con la responsabilità di tutti, le oligarchie si accomodarono nella spartizione dei parlamentari mettendo le basi di quella rivolta contro la casta che portò alla ripulsa contro tutta la classe dirigente su cui si innestò la rivolta grillina ispirata ed in certi casi guidata da protagonisti del giustizialismo che decretò la fine della I Repubblica e dei suoi partiti. Verrebbe di dire nella parabola discendente in atto del fenomeno grillino la ben nota frase: ”Chi di spada ferisce, di spada perisce!” Questo a prescindere da vicende personali da accertare prima di giudicare, pur con risvolti politici legati alla rilevanza diretta o indiretta dei protagonisti. Tornando alla spallata le tentazioni sovraniste sono sempre tornate a galla ma bocciate com’è accaduto alla riforma costituzionale targata Berlusconi, connotata dal potere affidato al Presidente del Consiglio, a se stesso supponeva, di sciogliere le Camere. La tentazione di come liberarsi del confronto-scontro col Parlamento torna sempre con Berlusconi quando si pronuncia, inascoltato, per snellire i lavori parlamentari , per far votare solo i capigruppo. Ancora più innovatori e sovranisti appaiono gli evangelisti grillini, quando i maggiori esponenti annunziano la buona novella della prossima morte della democrazia rappresentativa con uno dei vertici, Casaleggio Junior, per passare alla democrazia diretta, con filtri tecnologici tali da configurare una direzione teleguidata eterodiretta. Non si tratta di un’ipotesi di lavoro ma di un modello esemplare adottato dal M5stelle nel loro seno ed ora saltato col venire alla luce delle sue intollerabili ambiguità e sovrapposizioni. A questa linea accentratrice si aggiunge una proposta di Grillo alla Pilato di affidare la scelta dei rappresentanti ad una sorta di tombola con l’estrazione a sorte. Con queste premesse il dimezzamento della rappresentanza accertata dai sondaggi è perfino generosa tanto più che Di Maio, uno dei vertici del Movimento, tenne ferma la forte riduzione dei parlamentari nonostante che i suoi fossero diventati parte preminente della nuova casta, mettendo in atto un vero e proprio fuoco amico. Dubito che questa scelta gli sarà perdonata, come l’altra di aver bloccato Conte opponendosi al far ricorso immediato al MES con fondi immediatamente disponibili soprattutto per il Sud, avendo accertato le profonde disuguaglianze tra le aree del Paese e la necessità di interventi strutturali urgenti per il Sud graziato dalla prima ondata ma da tutti ipotizzato il coinvolgimento nella seconda.4 mesi letteralmente perduti con costi aggravati. Venendo all’oggi e al tentativo di intestare l’eredità grillina a Conte con un nuovo strumento politico che gli consenta di trattenere dall’esodo il più possibile del vecchio gruppo, l’operazione appare problematica perché l’area dove Conte dovrebbe attingere le risorse aggiuntive è quella di centro, peraltro fallita nel primo tentativo dei Responsabili, che ha portato a Draghi. A questo si aggiunga che, col fiuto di una vecchia volpe, il PD ha avuto la consapevolezza che Conte, spostandosi al centro, era competitivo e per competere occorreva presidiare l’area di centro, avendo Zingaretti fatto tutto il possibile per ricucire a sinistra. Di qui il cambio in corsa con Letta rifiutandosi di cadere nell’errore grillino di un leader per tutte le stagioni e le loro divisioni non componibili senza una profonda revisione. Difficile il compito per Conte ma non da meno quello di Letta per uscire dal labirinto. Nelle ipotesi di lavoro finora avanzate non c’è traccia delle riforme costituzionali, a partire dalla modifica del bicameralismo paritario, senza del quale il Parlamento non potrà più riconquistare la sua centralità e per rafforzare il governo possono come necessarie riaffiorare ben più larghe tentazioni sovraniste.

Rodolfo Carelli


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