Viaggio nell’Arte del Secondo Novecento

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La Street Art (la pittura di strada). Il graffitismo

Il mondo non è stato creato una volta, ma tutte le volte che è sopravvenuto un artista originale.                                          Marcel Proust

         Poiché come ha scritto il filosofo Henry David Thoreau «Il mondo non è altro che una tela per la nostra immaginazione», è importante conoscere e studiare il graffitismo come movimento artistico del nostro tempo.

  Negli anni Ottanta del secolo scorso giovani ragazzi americani, trasgressivi e alternativi, come Keith Haring (1958-1990), Jean-Michel Basquiat (1960-1988), cominciarono a taggare (dipingere, disegnare) con pennelli e colori le strade di Harlem a New York per poi giungere a dipingere sui muri scrostati delle case di periferia e sui palazzi della borghesia.                                                                                                   Si cominciò nelle grandi capitali e città del mondo (Parigi, Londra, Roma, San Francisco, Buenos Aires, Berlino, Valparaiso, Milano, Tokyo, Città del Messico …) a dipingere le pareti degli edifici più importanti dei diversi quartieri delle città. Centinaia di case dipinte dai migliori graffitisti formarono una specie di museo a cielo aperto. Il museo SFMoMa a San Francisco fu il primo ad accogliere  le opere di alcuni street artist. Oggi altre gallerie d’arte, come il museo F.Burda a Baden-Baden, hanno seguito l’esempio.

Il Graffitismo, movimento artistico contemporaneo, è nato come forma di protesta di alcuni giovani contro l’emarginazione e contro le regole della società. Da una fase iniziale in cui i giovani ricoprirono le pareti dei treni e i vagoni della metropolitana nelle stazioni con firme (tag) scritte con le bombolette spray, adottando caratteri particolari che diventarono veri e propri segni di identificazione, si è passati a forme grafiche sempre più complesse e con contenuti figurativi. Questo genere di pittura urbana, vera e propria forma d’arte popolare, non ha nulla a che vedere con strani personaggi che imbrattano con la vernice convogli di treni, camion, pareti di case diroccate senza veicolare nessun pensiero politico o alcuna idea culturale e sociale.

  Tra i più noti esponenti della Street art è da includere il pittore writer (graffitista) statunitense Keith Haring, che ha studiato grafica pubblicitaria a Pittsburg e poi alla School of Visual Arts di New York. Anche se ha frequentato quasi regolarmente le scuole d’arte, ha seguito pochissimo e di malavoglia la tradizione pittorica.

La vera fonte d’ispirazione dei suoi graffiti è stata la televisione, unico vero punto di riferimento delle nuove generazioni; i film, la pubblicità e i cartoni animati sono stati alla base del suo linguaggio e dei suoi personaggi. Dal punto di vista stilistico le linee dei suoi graffiti sono semplificate e le forme appiattite, a due dimensioni; ha privilegiato il segno grafico netto e preciso, che  comunica un forte senso dinamico.

Quest’artista, che ha riempito gli spazi della città di New York con figure stilizzate e definite da una spessa linea nera o bianca che racchiude colori puri e vivaci, ha elaborato il suo universo fantastico raffigurante sui materiali più diversi: tele viniliche, metallo, statue, pelli…

La sua arte è caratterizzata dai «bambini raggianti» inseriti in un mondo brulicante di animali, lupi, delfini, forbici, cuori e soli che rimandano all’arte dei graffiti rupestri e hanno un significato di denuncia del mondo contemporaneo e delle sue contraddizioni e ingiustizie. Il poeta René Ricard su Artforum Haring ha battezzato The Tadiant Child (il bambino raggiante), noto anche come il «bambino radioattivo».

  Negli ultimi anni della sua vita, Keith Haring, amico di Andy Warhol e di altri noti artisti del tempo, dopo aver raggiunto una solida fama internazionale, si è impegnato nella sensibilizzazione sui problemi dei malati di Aids, che lo ha ucciso a soli trentadue anni.

Altro importante street artist è Jean-Michel Basquiat che si servì di immagini rozze, infantili, accanto a cui spiccavano parole, a volte semicancellate da tratti brutali, che risultavano parte integrale dell’opera stessa. Le opere di questo artista, di origine caraibica, presentano spesso riferimenti ad atleti o musicisti neri che per l’autore sono supereroi e rappresentano il riscatto dei neri. L’opera Charles the First (acrilico e stick a olio su tela, New York, 1982) è dedicata al musicista jazz, Charlie Parker, morto giovane dopo una vita di sofferenze e incomprensioni, considerato un mito da Basquiat.

Nei suoi dipinti Basquiat fonde gli elementi delle avanguardie pittoriche del Novecento con le testimonianze dell’arte primitiva africana, i totem e le maschere, di cui si sente erede, secondo lo spirito multietnico, che si respira in quei decenni a New York. La sua maturazione artistica si completa, dopo il 1984, quando conobbe Andy Warhol  che lo indirizzò verso un neoespressionismo primitivo, simile a quello di Dubuffet.

Nelle incandescenti opere di Basquiat, ricche di simbologie, le parole si mischiano sempre ai segni e hanno un importante significato; i segni sono grezzi e violenti, come sfregi sulla tela, e sono espressioni del disagio e della rabbia dell’autore.

Oggi star della pittura di strada è Banksy, un artista e writer inglese, considerato uno dei maggiori esponenti della street art, la cui vera identità rimane ancora sconosciuta. A Betlemme, dall’altra parte del muro che divide Israele dalla Palestina,  quest’artista, insieme a molti altri, ha tracciato sul cemento il manifesto antisegregazionista. Inoltre ha rinominato anche una parte del muro di Wall Street per contestare il capitalismo.

 L’artista francese WK Interact, per commemorare nel 2011 il crollo delle Torri Gemelle a New York, ha fatto un murale ritraendo i 343 pompieri che persero la vita. Nel suo lavoro questo artista crea figure in movimento che funzionano come sinonimi della fretta e della frenesia dello stile di vita newyorkese.

 Nel gruppo dei graffitisti fa parte anche l’artista multidisciplinare spagnolo San Miguel Okuda, noto per la forma cubica dei visi delle figure, che ha interpretato a Parigi, sul muro di un edificio alto 50 metri, la Gioconda.


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