Esplose per caso, nel 1958, alla Bussola di Viareggio (Versilia) dove cantò per scommessa,poi, in televisione,al “Musichiere” (Mario Riva) dissacrando una scialba canzonetta sanremese (festival),“Nessuno”, stravolgendola in chiave rock. Contorcendosi e avvitandosi come un fuso ritorto, sgomentando i telespettatori attoniti di fronte a tanto “respiro”, minacciosa e aggressiva urlando “Nessuno,ti giuro nessuno/nemmeno il destino ci può separare….” Mioddio, ma questa da dove è uscita, come si permette….! Replicò qualche anno dopo, in prima persona, a San Remo con “Le mille bolle blu”, una canzone futurista,figuriamoci pubblico e giuria, bocciata: senza rimpianti, mai più San Remo,pfui! Era già lei tutta intera,a voce spiegata, da allora fino ad oggi,a ottant’anni, senza soluzione di continuità. Con un percorso di vita e artistico che ha della circolarità dello spirito egheliano cioè all’infinito, atemporale e aspaziale: tesi(gli esordi),antitesi (la folgorante carriera), sintesi ossia il condensato di un vissuto artistico e esistenziale ineguagliabili, alquanto rari nella storia di un artista. Potremmo ben dire: Mina o dello spirito della canzone italiana ed europea: da allora sempre e per sempre Mina ( e non Annamaria,precisò, Mina all’anagrafe e nei documenti), buffa, eccentrica, eccessiva. Nei primi 45 giri (Italdisc) detta Baby Gate, quella ragazzona che amava i Beatles e i Rolling Stones, dieci anni dopo, nel ’68, tornò fatalmente alla Bussola dove incise il suo primo disco dal vivo: era di maggio,come quello francese,poi,italiano. La contestazione giovanile,lei, in certo senso, l’aveva anticipata, a questa data la “siglava” con canzoni per lo più inedite in Italia, autenticamente americane come “Cry”(Churchil Kohlman), un urlo strepitoso lanciato a pieni polmoni che riecheggiava,inconsciamente o idealmente,quello dell’esercito di giovani contestatori del potere o sistema, lei e loro del passato. Un pianto arrabbiato controbilanciato da una “Deborah”(F.Leali) altrettanto rabbiosa e sconvolgente,sapientemente americanizzata, non volendo nella sua gola quasi prefemminista. Sempre nel ’68 ci riservava un’altra sorpresa,anche questa rivoluzionaria, nell’ambito del settore discografico: Mina lascia la Italdisc e si mette in proprio con una sua casa discografica,la PDU (si disse dal nomignolo del figlio Massimiliano detto Pidiù!),grazie al padre (imprenditore di Cremona) al quale è dedicato il primo album di una lunga serie (Dedicato a mio padre), con brani come sempre insuperabilmente interpretati:The man that got way (Gershwin), Johnny guitar(Lee-Young),semplicemente magica; Besame mucho (Velasques), La canzone di Marinella di F.De André, di qui in poi autore-poeta “per tutti”,popolarissima. Con Paolo Panelli e Walter Chiari sarà la vedette dell’edizione annuale di “Canzonissima ‘68” dove,però, pretese di cantare assolutamente dal vivo: per lei fu adottata, per la prima volta,la giraffa volante (eidophor), tale da seguirla nei movimenti sul palcoscenico mentre cantava,un’altra rivoluzione (fronte-retro della copertina dell’album, lei e la giraffa); tra i brani una fortissima “La voce del silenzio”(Limiti-Mogol-Isola) Tornerà alla Bussola nel ’72 col correlato ellep live- per innescare un’altra mina americana,“Some day”(J. Hodges), un’interpretazione da brivido, un mix vocal-musicale alla Fitzgerald-Minnelli-N.Simona, seguita a raffica da una ancor più esplosiva cioè doppia: “Io vivrò senza te”,”E penso a te” (Battisti), autentici pezzi da musica “classica”.Nel frattempo, strada facendo, ci fu la grande stagione televisiva degli “Studio Uno”, i favolosi show dei maghi Antonello Falqui e Guido Sacerdote. Nel primo della serie Don Lurio la costrinse a ballare,lei era restia e svogliata, lo fece in una sola puntata impacciata più che mai: in calzamaglia accennò titubante a qualche passo guidata (per mano) da quello. Ne divenne la vedette o star assoluta, a piena voce e pieno schermo, una meraviglia vederla e ascoltarla. Ancora uno show firmato dal prestigioso duo,questa volta in coppia con Raffaella Carrà, “Milleluci”,qualche problema tra le due, con sigla premonitrice: “Non gioco più” (me ne vado/la vita è un letto sfatto/io prendo quel trovo/ e quel che trovo lascio dietro me…). Qualche anno dopo, 1978, “L’ultimo spettacolo” della Divina,il suo ultimo concerto dal vivo alla Bussola, il primo video a colori con la scandalosissima canzone di Malgioglio “Ancora ancora”(semicensurato). L’ultimo ellepi live con una struggente “Geogia on my mind”(Carmicael), un’appassiona e convincente “Lacreme napulitane” (checché ne dicano i napoletani veraci!), e ancora Battisti,Fossati, lei,eternamente lei : un condensato di grande musica e una voce umana-troppo umana, sovrumana. Nel ’78 Mina, ultima delle dee della canzone di tutti i tempi, si ritira nell’Olimpo perpetuandosi senza soluzione di continuità, mediante la sua “voce nel silenzio”. (Gmaul )
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