Annalisa Stancanelli e il suo romanzo giallo con la Siracusa di Archimede

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Giornalista, scrittrice, dirigente scolastica nella ‘sua’ Siracusa, Annalisa Stancanelli è innanzitutto un’infaticabile amante della narrativa e delle emozioni. Ha esordito con ‘Forse non tutti sanno che Caravaggio. La vita di un genio fra arte, avventura e mistero’ (edito da Newton Compton), per la casa editrice Mursia ha inaugurato a fine dicembre 2020 col romanzo ‘Mistero siciliano’ la collana Giungla Gialla, la nuova scommessa editoriale di Fabrizio Carcano, giornalista e scrittore, qui nella veste di curatore per la prestigiosa casa editrice milanese. Così, ecco un nuovo sguardo sulla società italiana con un esercito di autori promettenti, in una collana dalla veste grafica impattante, affrontando tematiche e criticità vecchie e nuove del Bel Paese, raccontate con uno stile accattivante e originale.

I personaggi dei tuoi romanzi come nascono?
Una bella domanda! Alcuni esistono sin dall’inizio del progetto altri mi parlano mentre scrivo. Davvero! E così che è nato ad esempio “Il pescatore” che inizia il thriller “Mistero siciliano”, il fortunato protagonista dell’incontro con la Sirena. Il pescatore all’inizio era un piccolo cameo poi ha assunto un ruolo fondamentale, una sorta di presentatore delle atmosfere del thriller. Altri personaggi sono miei amici o conoscenti, o mescolanze di realtà e fantasia, come in Caravaggio, che mixava volti reali con modelli di fantasia. Io conosco davvero un vicequestore e più di un archeologo, nel periodo in cui mi dedicavo di più alla scrittura giornalistica frequentavo Musei e Sovrintendenze quindi le ispirazioni letterarie e fantasiose hanno una base in sentimenti reali.

Tu sei anche giornalista: quanto la realtà della cronaca corre a sostegno dei tuoi lavori?
Molta. Due degli scenari delle vittime degli omicidi narrati nel thriller sono ispirati a fatti di
cronaca avvenuti in provincia di Siracusa. Sono sempre molto attenta all’attualità ed alle indagini in corso.

Il romanzo ‘Mistero siciliano’ è il primo che apre la collana ‘Giungla gialla’ della casa editrice Mursia, un progetto ambizioso del direttore Fabrizio Carcano per dare voce a scrittori originali e per dare voce alla provincia italiana che ha così tanto da dire: cosa ne pensi del giallo e noir italiano che batte tanto le sue realtà periferiche?
Penso che il genere “Giallo” o il “Noir” siano un formidabile veicolo di cultura e un grande volano anche per il turismo. I lettori dei due generi saranno invogliati ad approfondire storie, tradizioni e vicende dei luoghi -location dei romanzi e, ancor di più, possono essere prima dei “viaggiatori sulle carte” e poi dei visitatori reali dei territori raccontati.

Come nasce la figura del vicequestore Regazzoni e dell’archeologo Graziano, protagonisti in ‘Mistero siciliano’?
Lo racconto dei ringraziamenti del libro. Gabriele Gab Regazzoni si ispira a un personaggio reale al quale ho aggiunto alcune caratterizzazioni fisiche e esperenziali. Volevo un investigatore diverso, più fisico, con dei vezzi particolari e una storia alle spalle che solo una persona doveva conoscere, in questo caso il coprotagonista del thriller, l’amico del cuore Marco Graziano, l’archeologo. I due si scambiano segreti e dolori. Per Graziano ho seguito alcune suggestioni letterarie e cinematografiche ed ho raccontato una storia romanzata di una vicenda reale che riguardava i difficili rapporti familiari.

C’è un altro grande protagonista in questo romanzo, la città di Siracusa. Quanto è avvolgente nei confronti dei personaggi?
Tantissimo, li avvolge e li caratterizza in alcuni passaggi e sentimenti. Siracusa offre scenari mozzafiato e luoghi mitici, che sembrano congelati in un evo lontanissimo. Templi sotterranei, catacombe, ipogei misteriosi, chiese barocche, santuari e teatri, il ginnasio e il foro romano, l’ara di Ierone. Come Marco Graziano puoi entrare in una chiesa e carezzare le colonne di un tempio greco, come Regazzoni puoi sfrecciare in motocicletta davanti alla costa degli Dei e passeggiare dentro il mito, nel recinto della Fontana Aretusa, presente nell’isola di Ortigia da tempo immemorabile. A Siracusa puoi sfiorare i marmi del Teatro Greco, passeggiare nei giardini di Platone, gridare dentro l’Orecchio di Dionisio, cavità battezzata così da Caravaggio, prendere un gelato nella piazza più bella del mondo. Cos’altro devo aggiungere?

Eppure, un altro protagonista di questo romanzo è il tempo: il passaggio dalla Siracusa di ieri a quella di oggi è stato indolore?​
No, abbiamo perduto molto; per questo volevo fantasticare sul ritrovamento della tomba di Archimede sperando in un revival di ricerche e studi. A Siracusa ci sarebbero altri luoghi da investigare come il santuario/tempio alla fonte del Ciane, il fiume azzurro della ninfa, e il Serapeion e la porta urbica e altri luoghi come diversi spazi in Ortigia, colmando le domande più frequenti: dov’era la reggia di Ierone II con le meraviglie di Archimede (per esempio il planetario d’oro)? Dove viveva e dove lavorava Archimede? Dov’erano i padiglioni del governatore Verre e dove celò i tesori rubati a Siracusa? In “Mistero siciliano” non è stato semplice alternare i due piani temporali, passato (212 a.C.) e
presente ma ci tenevo tantissimo a far raccontare ad Archimede la sua vera storia.

Il giallo italiano come è cambiato nel corso del tempo?
Negli ultimi anni ho notato la nascita di filoni diversi; i gialli più crudi, sempre più pieni di delitti efferati al limite del possibile, quelli più improntati al racconto dell’evoluzione sociale, che mi piacciono molto, i “territoriali”, e infine quelli che vedono il nucleo del libro nel protagonista. Molti di questi romanzi si leggono per “il personaggio principale” e non per la storia in sè e da qui la strada a cercarlo sempre diverso (straniero, con hobby particolari, con malattie o difficoltà, con abilità singolari), non so, però, quanto di realistico ci possa essere.

Hai pubblicato un romanzo e un saggio sulla figura di Caravaggio e il tuo secondo lavoro narrativo è un noir: quanto è importante descrivere per te personaggi che hanno l’inferno dentro?
Che ci posso fare se sono i più interessanti! Caravaggio è davvero un personaggio strordinario e, infatti, sarà coinvolto nel mio prossimo thriller. Anche nella realtà se ne trovano personaggi così perchè l’inferno può essere una voragine che ti porti dentro dalla nascita e può essere un buco nel cuore che la vita ti ha “regalato”: nel prossimo progetto racconto di un investigatore che è il risultato di alcune tragedie che hanno scardinato la sua esistenza sin da giovanissimo, tragedie che ognuno di noi, putroppo, può sfiorare o vivere.

Quanto l’arte influenza il tuo modo di vedere e intendere la narrativa?
Molto. Diversi lettori mi dicono che quando leggono un mio libro vedono le scene. Infatti è così che ho sempre voluto scrivere, disegnando. Forse in questo i miei studi artistici che da Caravaggio adesso si sono spostati su Leonardo mi aiutano tanto. E’ anche vero che sto lavorando sulle emozioni ampliando l’efficacia della scrittura nel trasmetterle al lettore in modo che entri sempre di più nella storia e si appassioni.


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