Le opere di Bansky nascono come transitorie, l’artista, però, riesce nella complessa missione di lasciare una traccia indelebile nelle menti della collettività. La mostra Banksy. Realismo capitalista indaga le molteplici sfaccettature del fenomeno artistico del XXI secolo.

I messaggi universali dello street artist rappresentano una forma di resistenza al vortice del capitalismo e alle sue inevitabili conseguenze. Banksy riesce a innescare processi di riflessione e risvegliare lo spettatore dal suo passivo torpore.

Banksy : realismo capitalista

the girl with the baloon
Banksy, Girl with the Baloon

“Non possiamo fare nulla per cambiare il mondo finché il capitalismo non crolla. Nel frattempo, dovremmo andare tutti a fare acquisti per consolarci”. È il manifesto che introduce all’esposizione presso il Teatro Margherita a Bari, in Puglia.

Nel centro nevralgico della soleggiata Regione si assiste al dialogo culturale tra patrimonio internazionale e locale, tra forme d’arte contemporanea e valore storico dello spazio contenitore.

All’interno del teatro si sviluppa una narrazione satirica delle mille sfaccettature dell’impero del consumismo. I murales di Banksy sono semplici e provocatori, la sua arte senza volto ha come unico obiettivo la denuncia e la critica politica.

La denuncia sociale e la vena satirica nell’arte di Banksy

capitalismo
Banksy lotta contro il capitalismo

È stupefacente come la complessità dei fenomeni artistici, storici, culturali, politici, sociali che influenzano la produzione di Banksy siano resi con una semplicità magistrale. Questa è la carta vincente dell’artista, questa è la chiave per fare in modo che tutti comprendano i suoi messaggi.

L’oggetto rappresentato è chiaro, la denuncia è forte, le tecniche utilizzate sono semplici e non potrebbero essere diverse. L’arte di Banksy nasce come street art e il linguaggio, le forme appartengono alla strada.

La nostra società passa sotto il filtro satirico dell’artista che lotta contro la discriminazione, i conflitti, la precarietà, la fatica della sopravvivenza. Un’arte che denuncia anche l’arte stessa, o quanto meno le gallerie, i musei, le case d’asta e sceglie di mostrarsi nei non luoghi delle città, nelle periferie. Tutto ciò rende Banksy il più grande street artist della scena mondiale.

Chi è Banksy? Il fenomeno artistico del XXI secolo

Banksy, Game Changer, un personale tributo ai medici e agli infermieri del servizio sanitario britannico

Banksy nasce a Bristol nel 1974. La sua identità e sconosciuta alla grande massa ma il suo lavoro, che ha origine in Inghilterra, nella sua patria, riesce a raggiungere ogni angolo del globo in brevissimo tempo.

Banksy ha una prerogativa principale, che la sua arte sia collocata in superfici pubblicamente visibili. Ciò rende difficile (ma non impossibile) la vendita delle sue opere. La critica al mercato dell’arte è evidente: non a caso una delle sue ultime opere, che ha avuto risonanza mondiale, è una riproduzione di Girl with the Balloon che si è autodistrutta parzialmente subito dopo il suo primo acquisto. Un tritacarte nascosto nella cornice ne ha strappato la metà inferiore. Paradossalmente, il valore dell’opera, dopo la performance è cresciuto. Il valore dell’opera, oggi, è stimato tra i 4,6 e i 7 milioni di euro.

Banksy è figlio del suo tempo, la sua critica vale nell’immediato. Recentemente è apparsa una sua opera, Game Changer, che sostituisce i classici supereroi con un’infermiera della Croce Rossa. Il picco della sua popolarità è stato raggiunto grazie all’utilizzo dei social media per catalizzare l’attenzione sulla sua arte.

Banksy riesce a manipolare in modo potente quelli che sono i nostri costrutti sociali, i nostri valori. Li distrugge e li ricostruisce, coglie e mostra la bassezza dell’uomo di oggi senza essere pesante, grazie all’espediente della satira.

Una curiosità: si dice Banksy, non Bansky!

Banksy, Virgin Mary (Toxic Mary)

C’è una particolarità che aleggia intorno alla figura di Banksy e che contribuisce a creare il suo mito. Un bias cognitivo è responsabile della cattiva pronuncia del suo nome che porta un gran numero di persone a chiamarlo “Bansky”.

I bias, o meglio bias cognitivi, sono delle distorsioni che le persone attuano nelle valutazioni di fatti. Tali distorsioni ci spingono a ricreare una visione soggettiva delle cose che non corrisponde fedelmente alla realtà.

Due lettere del suo nome sono invertite, non solo in Italia. L’errore non è frutto del nostro codice linguistico, infatti, la pronuncia non è corretta anche negli Stati Uniti, dove Banksy gode di grande fama.


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Classe ’96, laureata in Management dei beni culturali presso l’università di Macerata. La carriera universitaria e lavorativa mi hanno formata nella scrittura online e giornalistica. Appassionata di arte e spettacolo. In continua formazione nel campo del marketing e della comunicazione.