ROMA- Contrabbandavano carburante dalla Slovenia e dalla Polonia.

Sono stati scoperti dalla Guardia di Finanza di Roma, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia capitolina.

Le indagini, condotte dal procuratore facente funzioni Michele Prestipino e dal pubblico ministero, Maria Teresa Gerace con i militari del 3° Nucleo Operativo metropolitano di Roma ,hanno consentito di individuare e smantellare l’organizzazione criminale, con diramazioni internazionali, che,  attraverso l’impiego di imprese intestate a “prestanome” e distributori stradali compiacenti ha immesso in consumo nel territorio dello Stato oltre 4 milioni di litri di carburante per autotrazione in completa evasione d’imposta.

Eseguite 16 ordinanze di custodia cautelare nelle province di Roma, Latina, Napoli e Bari .

Di queste 14 in carcere e 2 ai domiciliari, oltre alla notifica di 4 obblighi di dimora e 9 divieti di esercitare imprese e uffici direttivi di persone giuridiche.

I reati contestati sono associazione a delinquere, contrabbando di prodotti petroliferi, ricettazione e autoriciclaggio.

Notificati inoltri provvedimenti di sospensione della licenza di deposito autorizzato  per 16 società, intestatarie di depositi commerciali e distributori stradali, coinvolte nel traffico illecito.

A capo dell’organizzazione un quarantacinquenne napoletano.

Il carburante di contrabbando partiva dalla Slovenia e dalla Polonia all’interno di autobotti scortate da false lettere che attestavano il trasporto di olio lubrificante o di altra merce non soggetta ad accisa, così da eludere eventuali controlli delle forze dell’ordine.

Non appena giunti in Italia, i carichi di gasolio venivano convogliati in luoghi di stoccaggio  nella disponibilità del gruppo criminale, a Fiano Romano, via della Magliana e via della Tenuta di Santa Cecilia.

Qui venivano travasati in altre autocisterne che, munite di nuovi documenti di accompagnamento creati ad hoc, partivano alla volta di due depositi commerciali a Pomezia e Formello, basi logistiche del sodalizio.

Qui il prodotto rimaneva il tempo strettamente necessario per essere dirottato, “in nero”, ai distributori compiacenti, tutte “pompe bianche”, per la vendita al dettaglio.

Le operazioni avvenivano in un contesto ben organizzato in cui ogni indagato giocava un ruolo ben definito.

Gli autotrasportatori si occupavano dello spostamento del gasolio mentre gli addetti alla “staffetta” delle autocisterne, insieme “alle vedette” posizionate nei pressi delle zone di travaso, avevano il compito di eludere eventuali controlli.

I “contabili” erano incaricati della creazione e gestione del flusso dei falsi documenti accompagnatori oltre che della “sistemazione” del carteggio amministrativo dei depositi commerciali.


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