La commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie ascolta il Prefetto di Latina Maurizio Falco. Il massimo rappresentante del governo sul territorio pontino deve riferire sul sistema delle organizzazioni malavitose, con particolare riferimento al capoluogo pontino, dove si è consolidata la presenza dei clan dei nomadi stanziali.

Le inchieste Alba Pontina, Don ‘t Touch hanno dimostrato l’esistenza di un’associazione mafiosa, completamente autoctona. ” IL procuratore di Roma, Giuseppe Prestipino, disse di aver accertato la pericolosità di questa presenza. Né a Palermo, né a Reggio Calabria ho mai visto estorsioni agli avvocati in danno di studi legali” A dare una svolta alle inchieste sono stati due pentiti, Renato Pugliese e Agostino Riccardo che hanno fornito molti particolari utili sui clan ed hanno agevolato le indagini. Si è tornati indietro nel tempo sull’omicidio di Virginio Moro (2010 ) con 4 arresti e poi ancora sull’esplosione al lido di Latina quando nel 2003 un’auto fu fatta esplodere per uccidere  Ferdinando Di Silvio (detto il bello) .

E poi c’è tutto il capitolo del sud pontino, dove la DIA sta indagando sui clan partenopei che hanno affiliati proprio tra Minturno, Gaeta e Formia. Il riferimento è a camorristi alle ‘drine calabresi, dei Bellocco, dei Tripodo, degli Alvaro, che si sono aggiunti ai clan camorristici dei Casalesi, Bidognetti, Bardellino, Licciardi, ai Senese e agli Zazza.

Un quadro inquietante che fa riflettere e che occorre analizzare meglio per poter estirpare alla radice tutta la malavita che gravita nel pontino, come già stanno facendo polizia e carabinieri con numerosi blitz.


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