Persone che hanno dato la loro intera esistenza allo Stato a pena di cocenti rinunce e pesanti sacrifici estesi alle loro famiglie; persone che hanno scelto di servire lo Stato in armi perseguendo un alto ideale e non certo quel misero stipendio da fame per il quale il loro contratto di lavoro, sui generis, contempla anche il sacrificio della vita, l’obbligo di morire per lo Stato. Persone che in diuturno silenzio, hanno vegliato sulla nostra sicurezza di cittadini nel guscio tranquillo, proteggendo le nostre terre, i nostri cieli ed i nostri mari.

Non paghe di aver dato allo Stato gli anni migliori della loro unica esistenza, giunto l’agognato e meritato pensionamento, queste persone non hanno esitato un solo istante ad iscriversi nei loro rispettivi Sodalizi, chiamati più comunemente Associazioni combattentistiche e d’Arma. Sono quelle Associazioni di militari in congedo che ad ogni terremoto, ad ogni calamità compresa l’attuale pandemia, sempre mettendo in gioco la loro vita, sono scese in campo montando ospedali da campo, tendopoli di accoglienza, spalato tonnellate di macerie, salvato migliaia di vite umane. Sempre e rigorosamente dando se stessi gratuitamente per il prossimo, concreto esempio di attuazione del messaggio evangelico. Or bene, questi “spiriti nobili” per i quali dovremmo tutti nutrire un sentimento di gratitudine e riconoscenza e che da quando è stata fondata Latina hanno trovato naturale e giusta dimora associativa all’interno della “Casa del Combattente”, due giorni fa hanno ricevuto dall’Agenzia pontina del Demanio, cioè da quello Stato che hanno fedelmente servito, l’ordine di andarsene in mezzo alla strada entro venti giorni dal ricevimento della lettera.

Tutti fuori! Venti giorni, considerate anche le restrizioni dovute alla pandemia, sono un “niente”. Già due anni fa, l’Agenzia demaniale aveva dato un primo segno belligerante chiedendo a tutte le Associazioni un affitto esorbitante e persino 50.000 euro per il solo utilizzo del salone comune dove ogni anno, gratuitamente ed anzi sostenendone le spese organizzative, vengono tenute piccole esposizioni ed eventi culturali di alto pregio, aperti a tutti.

Intraviste all’orizzonte nubi tempestose, o per meglio dire, capita l’antifona, due o tre Associazioni più fortunate sono riuscite a trovare altra degna collocazione ma per le più sfortunate c’è stata solo la rassegnazione e sempre “usi obbedir tacendo” a quello Stato che hanno servito, si sono autotassate per far fronte al pagamento del denaro richiesto. Poi, come qualcuno aveva profetizzato, visto sfumato l’intento di buttar fuori queste Associazioni con oneri finanziari insostenibili per loro, ecco l’Atto finale di un piano premeditato: tutti fuori! Chi se ne frega di chi siete e di cosa avete fatto per la collettività; chi se ne frega delle vostre decorazioni al Valor Militare che spesso, col loro “nastro azzurro” ornano il petto delle vedove; chi se ne frega dei mutilati per servizio. Un Membro del Direttivo di una di queste Associazioni ha riferito che poco tempo prima dell’inizio di questa persecuzione, non meglio identificati personaggi, accompagnati da qualcuno dell’Agenzia del demanio, erano andati alla “Casa del Combattente” a Piazza San Marco per effettuare una minuziosa ricognizione dell’edificio e del suo interno. A chi interessa questo stabile “sacro” a Latina e allo Stato? Chi c’è dietro tutto questo?


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