Il cielo e la terra: Prima parte

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La visione greca e romana del mondo globale

       L’ultimo saggio, lungamente pensato ed elaborato, di Vittorio Cotesta, Il cielo e la terra, è un’opera molto ambiziosa scritto con efficacia e chiarezza espositiva e comunicativa. Un volume di straordinario spessore argomentativo su una tematica, la società globale, quanto mai ardua e complessa, affrontata con passione e rigore scientifico.

Il testo si presenta caratterizzato da una poderosa e fluida densità speculativa che richiede un’attenta lettura e rimanda, per la complessa problematica affrontata con acume, a tutti gli altri precedenti scritti dell’autore, collegati ai temi della globalizzazione e della società globale. Gli argomenti centrali del volume sono già indicati nel sottotitolo molto suggestivo del libro, Immagini del mondo della civiltà greco-romana, cinese antica e islamica medievale, che lascia intravvedere l’ampiezza e la profondità dello sguardo del pensiero espresso.

Nella prima Parte, costituita da 14 capitoli, l’autore ricostruisce l’origine e la struttura dell’immagine del mondo nella cultura greca e romana, offre una lettura, accompagnata da acute riflessioni, sull’universo, sul mondo fisico e sociale, sulla natura e sull’uomo nella Grecia antica e sulla costituzione politica e sulle diverse forme di governo.

La civiltà greca, basata sull’economia agricola e sul mare, ha come mito di fondazione la guerra di Troia, opera delle divinità, e lo scontro tra le polis per l’egemonia sul Mediterraneo orientale. Il mondo greco con la sua filosofia costruisce un nuovo senso della vita, un’immagine dell’universo, del mondo fisico naturale e sociale compiendo una rivoluzione politica e inventando la democrazia come forma di governo, espressione politica e costituzionale di una concezione del bene comune, della società e dell’umanità dei greci, preferibile alle altre forme.

          L’autore spesso nella fluidità delle sue varie argomentazioni, riguardanti l’universo, l’immagine dell’uomo, il legame sociale, la natura e la concezione dello Stato e le varie forme di governo nella Grecia antica, invita il lettore alla comparazione con le concezioni filosofiche e politiche cinesi e islamiche.

          La figura simbolo della rivoluzione assiale in campo morale, che avvenne nel periodo tra la fine del VI e l’inizio del V secolo a.C. in Grecia, è il filosofo Socrate che utilizza, nella nuova costellazione culturale e politica ateniese, il dialogo come forma di indagine sull’uomo e sulla sua natura, sui suoi valori e sui suoi limiti. Con il  metodo maieutico, basato sull’ironia, Socrate porta in superficie il non detto del discorso, quelle affermazioni latenti che i sociologi chiamano universali culturali. La vicenda della sua morte dimostra che l’uomo è una figura che trascende il particolarismo delle forme sociali e che è insieme un essere finito e infinito, particolare e universale.

          Il discorso della teoria della rivoluzione assiale, come presupposto metodologico, viene ripreso dall’autore per spiegare e comprendere l’origine e la struttura della visione del mondo proposta dal filosofo Epicuro che ripropone l’atomismo di Leucippo e Democrito. Il mondo è nato per caso ed ha un ordine interno necessario.

L’atomismo fornisce un modello di concezione e interpretazione dell’universo, della natura e anche della dottrina della felicità; una teoria ardita e innovativa sulla genesi e sulla struttura dell’universo. La conoscenza, la ricerca della verità, la saggezza conducono alla comunione con l’intera umanità, ad una sorta di cosmopolitismo dell’anima. L’autore si sofferma sulla epistemologia, sull’etica e sul linguaggio, sulla giustizia e sul diritto, sulla felicità e sulla concezione religiosa, sull’atteggiamento verso  la morte e sul piacere, come principio e fine della vita beata, e sul pensiero politico e sociale di Epicuro.

          Una diversa visione dell’universo, della natura, dell’uomo e della società è riservata alla corrente filosofica dello stoicismo, che tenta di costruire una visione greco-romana, universale del mondo e di diventare coscienza intellettuale, morale e religiosa di una nuova civiltà importante per la stessa origine della nostra attuale civiltà europea e occidentale.

Vittorio Cotesta espone il modello epistemologico dello stoicismo, basato su un razionalismo critico,  e la descrizione del mondo viene posta in forma corretta e verificabile attraverso la logica che è la parte strumentale della filosofia. Inoltre l’autore presenta l’origine e la struttura dell’universo, la concezione originale del cosmo degli stoici soffermandosi sulla fisica, sul tempo, sulla conflagrazione del mondo, sull’idea di uomo, società e Stato, sulla legge naturale e sui diritti umani.

Gli uomini sono fatti per stare insieme con gli altri in società e per vivere in comunione, per fare del bene e vivere una vita felice in accordo con la natura secondo virtù e retta ragione in modo coerente, perché l’uomo greco è l’uomo della misura, dell’equilibrio e dell’armonia.

Nel proseguire la trattazione della visione greco-romana del mondo, l’autore, facendo riferimento all’indagine storica comparativa di Polibio (storico greco, fondatore della storiografia romana), mette in risalto cosa ha reso grande Roma che, in pochi anni, da potenza regionale diventa potenza globale, politicamente e culturalmente egemone del Mediterraneo e del mondo occidentale.

Polibio, nell’analizzare le cause del perché Roma diventa l’unica potenza globale, mette in risalto, guardando alla società romana nel suo complesso, l’equilibrio tra i poteri del sistema politico romano realizzato nella Costituzione che presenta i tratti della monarchia, dell’aristocrazia e della democrazia. L’eredità culturale dell’indagine storica di Polibio, considerato maestro della storia concettuale della teoria del mondo globale, consiste nel pensare il mondo come un’unità globale interdipendente, perché era convinto che ciò che avviene in una parte del mondo ha effetti e ripercussioni sulle altre parti.

L’autore, inoltre, pone attenzione attraverso gli scritti di Cicerone sulla concezione della società globale e della politica (fondate sulla giustizia e sulla coesione e cooperazione sociale), dello Stato (con le varie forme di governo) e del diritto (naturale o universale e civile o delle genti, dei popoli), della religione e dell’uomo, che ha reso Roma grande e universale (“signora del mondo”) e ha portato il popolo romano a diventare padrone del mondo.

Roma deve la sua grandezza alla sua classe dirigente, alle persone virtuose, ai suoi valori, all’ethos, alla saggezza del suo popolo e delle sue istituzioni e tradizioni politiche, al suo originale cammino tra i popoli del mondo, alla  capacità di includere e integrare tutto il popolo nello Stato. Roma diventa una straordinaria potenza politica globale introducendo sostanziali modifiche nell’ordinamento costituzionale della Repubblica e con il cambiamento del ruolo politico dell’esercito, che diventa classe dirigente imperiale.

Nonostante che alla base della costruzione dell’impero romano vi fosse un pluralismo etnico e religioso, caratterizzato da una varietà di usi e costumi, di stili di vita e concezioni religiose e pratiche del potere  differenti, tra Roma e il cristianesimo nel corso dei secoli vi furono incomprensioni, atroci persecuzioni, conflitti istituzionali e sociali di natura teologica e sociologica, e convergenza. Tuttavia le ragioni della caduta dell’impero romano furono molteplici.

Le pagine più stimolanti di questa prima parte del saggio sono quelle finali che dimostrano quanto siano importanti le scienze (fisica, astronomia, matematica e geometria) e la ricerca scientifica nella costruzione dell’immagine greco-romana del mondo abitato e della conoscenza della terra.

L’autore offre una lettura nuova, originale con un discorso affascinante, convincente e ben documentato sul piano storico, e scrive alcune delle pagine più belle e interessanti del libro sulla visione greco-romana del mondo.


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