Titolo: Il gusto delle cose
Titolo originale: La Passion de Dodin Bouffant
Genere: drammatico, sentimentale
Durata: 145 min
Regia: Trần Anh Hùng
Sceneggiatura: Trần Anh Hùng
Soggetto: Marcel Rouff (The Life and the Passion of Dodin-Bouffant, Gourmet) e Jean Anthelme Brillat-Savarin (La fisiologia del gusto)
Produzione Paese: Francia, 2023
Cast: Juliette Binoche, Benoit Magimel, Emmanuel Salinger, Patrick d’Assumçao, Galatea Bellugi, Jan Hammenecker, Frédérich Fisbach, Bonnie Chagneau-Ravoire, Jan-Marc Roulot, Yannik Landrein, Sarah Adler, […]
“Il gusto delle cose”, film scritto e diretto dal regista franco-vietnamita Trần Anh Hùng (già vincitore del Leone d’oro per Cyclo alla Mostra del cinema di Venezia 1995), racconta di Eugénie (Juliette Binoche), una cuoca fenomenale la cui arte gastronomica non ha confronti in quanto tra pentole di rame, padelle e fornelli, prepara delizie originali e inimitabili per i buongustai. Eugénie ormai da 20 anni lavora per Dodin Bouffant (Benoit Magimel), famoso gastronomo che ha travalicato i confini della Francia tant’è che ha suscitato interesse nel principe di Eurasia, amante di cucina. In tutto questo tempo, con i prelibati piatti unici e gustosi a base di carne o di pesce o di verdure e con il reciproco confronto professionale, tra Eugénie e Dodin si sono generate vicendevolmente stima e fiducia, dalle quali è fiorito un salubre e integro sentimento che però li lega forse solo unilateralmente in quanto Eugénie manifesta incertezza nell’instaurare un legame duraturo con il suo appassionato premuroso datore di lavoro. Dodin, secondo il quale la felicità è continuare a desiderare ciò che si possiede già, per farla riflettere e farle acquistare certezza verso di lui usa con garbo e raffinatezza un espediente inconsueto e originale: un giorno cuoce cibi raffinati soltanto per lei. Dodin ed Eugénie, attraverso la loro passione culinaria, sono diventati comunque complici emotivamente a tal punto che non servono le parole ad esprimerne i significati sentimentali, ma sono sufficienti gli sguardi, i gesti, le mescolanze culinarie, il vino scelto per ogni pietanza in quanto ne esprime la parte intellettuale, le molteplici e variate sinestesie che nel contempo concorrono a fare interagire in maniera istintiva e naturale tutti i sensi generando sia in loro stessi che nei commensali gaiezza e levità.
Il rapporto cinema-cibo è un mezzo usato dal regista per descrivere l’umanità insita in ciascun essere umano che sia stato educato a interagire con se stesso, a cercare di leggersi interiormente in senso socratico, ad emozionarsi di fronte alla bellezza nel suo senso più ampio, a valutare la genuinità delle cose, il gusto delle cose. Da tutto ciò, in particolare in questo film, emerge con particolare sobrietà una singolare dovizia valoriale che rinfranca lo spirito rinvigorendolo. Il sentimento tra Dodin ed Eugénie sta là in agguato per manifestarsi e quando si manifesta, come un fiore che s’apre al mondo, esplicita tutto il suo incanto con i suoi colori e con i suoi profumi nella sua indescrivibile infinitezza che è profonda nell’apparente finitezza umana. Quel sentimento è l’amor che move il sole e le altre stelle, è quello stesso amor che porta ambedue ad elaborare, mescolare, cuocere e creare cibi sublimi che danno quel respiro alla vita che unisce i conviviali, e la fa apprezzare e la rigenera. È quell’amor puro, nobile, spirituale che non esprime assolutamente volgarità perché – come dice Platone nel Simposio – è ignobile quell’amante volgare che s’innamora piuttosto del corpo che dell’anima; e del resto non può essere nemmeno costante, giacché è innamorato di qualcosa che costante non è. Non appena appassisce il fiore del corpo, di cui era innamorato, s’invola lontano, smentendo tanti discorsi e tante promesse; ma chi s’innamora di un nobile carattere, ne resta amante per tutta la vita, in quanto si fonde a cosa che resta.
Ed è per tutto questo che “Il gusto delle cose” è un’opera d’arte impareggiabile che coinvolge perché parla di amore nel suo autentico senso e che risulta unica grazie alla levatura ritmico-espressiva dei due grandi protagonisti: Juliette Binoche, già Premio Oscar per il film Paziente inglese (1996), e Benoit Magimel, Premio César perr il film Pacifiction – Un mondo sommerso (2023).
Il film è stato presentato in anteprima e in concorso per la Palma d’oro al LXXVI Festival del Cinema di Cannes dove è stato assegnato il Premio per il miglior regista (Prix de la mise en scène) a Trần Anh Hùng.
Filmografia
Il profumo della papaya verde (1993), Cyclo (1995), Solstizio d’estate (2000), I Come with the Rain (2009), Norwegian Wood (2010), Eternité (2016).
Francesco Giuliano
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