Bagno di folla per l’arbitro Gavillucci di Latina nell’arena estiva della parrocchia San Francesco. In tanti hanno assistito alla riuscita serata organizzata da Enzo De Amicis, alla presenza sul palco del sindaco Damiano Coletta –  ex calciatore professionista  – dell’avvocato Gianluca Ciotti, del giornalista Pasquale Cangianiello. Con  coraggio il direttore di gara pontino che ora vive e lavora nel Regno Unito ha raccontato la sua storia a due giornaliste Manuela D’Alessandro e Antonietta Ferrante. Ne è uscito fuori un libro-r interessante: L’uomo nero. La verità di un arbitro scomodo (Chiarelettere. Pagine 157. Euro 14,00).

Il nome di Claudio Gavillucci, dopo 600 partite dirette, di cui 50 in Serie A, nella stagione 2017-2018, sale agli onori della cronaca per il “fatto di Marassi”. Alla penultima di campionato, il 13 maggio 2018, il Napoli di Maurizio Sarri che inseguiva lo (poi vinto dalla Juventus) affronta la Samp. Match avvelenato dalla solita minoranza che, al 31’ minuto del secondo tempo, costringe l’arbitro a un gesto definito epocale. Al continuo insulto della Curva doriana verso i giocatori e i tifosi partenopei («Vesuvio lavali con il fuoco ») e poi “razzista” («buu-buu»), nei confronti del forte difensore franco-senegalese Koulibaly, Gavillucci decreta lo stop. Tre minuti di sospensione che cambieranno la sua storia personale.

«Ci butto dentro tutta l’aria del campo che ho nei polmoni e indico il centro del campo», ricorda il direttore di gara di quell’attimo. Risultato di quel triplice fischio anticipato? In campo vincerà il Napoli 2-0, fuori sarà un finimondo. Il giorno seguente la stampa sportiva nicchia. Tranne qualche sito che esalta la decisione arbitrale («Dieci, cento, mille Gavillucci») l’unico giornalista che si espose fu la voce  di Tutto il calcio minuto per minuto Riccardo Cucchi che affermava: «Giusta la sospensione. Non se ne può più davvero di tanta stupidità». Claudio da quel giorno ha smesso di arbitrare in Italia, a Latina ha spiegato bene ai suoi intervistatori, tra i quali molti del pubblico, le sue giuste ragioni. Quando gli hanno chiesto qual’ è stata la sua maggiore delusione in quel periodo ha risposto prontamente di essere stato completamente ignorato dalla sezione Aia di Latina diretta da Fiore Pressato, ci è rimasto davvero male da tanta  inspiegabile indifferenza nei suoi confronti.

 


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Paolo Iannuccelli è nato a Correggio, provincia di Reggio Emilia, il 2 ottobre 1953, risiede a Nettuno, dopo aver vissuto per oltre cinquant'anni a Latina. Attualmente si occupa di editoria, comunicazione e sport. Una parte fondamentale e importante della sua vita è dedicata allo sport, nelle vesti di atleta, allenatore, dirigente, giornalista, organizzatore, promoter, consulente, nella pallacanestro. In carriera ha vinto sette campionati da coach, sette da presidente. Ha svolto attività di volontariato in strutture ospitanti persone in difficoltà, cercando di aiutare sempre deboli e oppressi. É membro del Panathlon Club International, del Lions Club Terre Pontine e della Unione Nazionale Veterani dello Sport. Nel basket è stato allievo di Asa Nikolic, il più grande allenatore europeo di tutti i tempi. Nel giornalismo sportivo è stato seguito da Aldo Giordani, storico telecronista Rai, fondatore e direttore della rivista Superbasket. Attualmente è presidente della Associazione Basket Latina 1968. Ha collaborato con testate giornalistiche locali e nazionali, pubblicato libri tecnici di basket e di storia, costumi e tradizioni locali Ama profondamente Latina e Ponza, la patria del cuore.