Il rilascio del metano dal permafrost aumenterà a dismisura l’effetto serra

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Il riscaldamento globale sta causando un fenomeno, da preoccupare molto gli scienziati, relativo al rilascio del metano intrappolato in grandi quantità sotto forma di clatrato idrato (il clatrato idrato è un solido in cui molecole di gas a basso peso molecolare – anidride carbonica CO2, metano CH4, ecc. – sono incluse in gabbie solide costituite da molecole di acqua legate tra di esse da legami a idrogeno) nel permafrost (o perma-gelo, in italiano, il terreno permanentemente ghiacciato delle zone artiche) e nei ghiacciai della zona artica della terra. Un gruppo internazionale di ricercatori, infatti, recentemente ha individuato nel mare di Laptev – zona artica –, ad una profondità di 350 metri, una grande quantità di metano dovuta alla fusione del ghiaccio. Esso ha un effetto serra ottanta volte maggiore della più famosa anidride carbonica. Tale quantità è preoccupante perché a detta degli scienziati andrà ad aumentare a causa dell’incremento graduale del riscaldamento terrestre in tempi molto brevi, facendo risultare vani i tentativi  politici, già avviati, di arrestare il fenomeno.

Il metano, come l’anidride carbonica, appartiene, nell’ambito degli inquinanti atmosferici, al gruppo dei gas serra (a cui appartengono tra i più comuni anche il protossido di azoto N2O,  l’esafluoruro di zolfo SF6, gli idrofluorocarburi o freon, i perfluorocarburi o PFC), chiamati così perché la loro struttura molecolare è tale da trattenere, in quantità considerevole, le radiazioni infrarosse contenute nella radiazione solare e riflesse dalla superficie terrestre e dall’atmosfera, e le radiazioni infrarosse causate dal calore dovuto alla conversione dell’energia solare assorbita dalla superficie terrestre. Le radiazioni infrarosse fanno parte dello spettro elettromagnetico con lunghezze d’onda superiori a quelle della luce visibile; esse sono comprese tra 700 nm (nanometro = 10-9 m) e 1 mm (millimetro 10-3 m) e vengono emesse da tutti i corpi che hanno una temperatura superiore allo zero assoluto (0 K = -273,16 °C) e quindi anche dal corpo umano.

Francesco Giuliano


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Giuliano Francesco, siciliano d’origine ma latinense d’adozione, ha una laurea magistrale in Chimica conseguita all’Università di Catania dopo la maturità classica presso il Liceo Gorgia di Lentini. Già docente di Chimica e Tecnologie Chimiche negli istituti statali, Supervisore di tirocinio e docente a contratto di Didattica della chimica presso la SSIS dell’Università RomaTre, cogliendo i “difetti” della scuola italiana, si fa fautore della Terza cultura, movimento internazionale che tende ad unificare la cultura umanistica con quella scientifica. È autore di diversi romanzi: I sassi di Kasmenai (Ed. Il foglio,2008), Come fumo nell’aria (Prospettiva ed.,2010), Il cercatore di tramonti (Ed. Il foglio,2011), L’intrepido alchimista (romanzo storico - Sensoinverso ed.,2014), Sulle ali dell’immaginazione (NarrativAracne, 2016, per il quale ottiene il Premio Internazionale Magna Grecia 2017), La ricerca (NarrativAracne – ContempoRagni,2018), Sul sentiero dell’origano selvatico (NarrativAracne – Ragno Riflesso, 2020). È anche autore di libri di poesie: M’accorsi d’amarti (2014), Quando bellezza m’appare (2015), Ragione e Sentimento (2016), Voglio lasciare traccia (2017), Tra albori e crepuscoli (2018), Parlar vorrei con te (2019), Migra il pensiero mio (2020), selezionati ed editi tutti dalla Libreria Editrice Urso. Pubblica recensioni di film e articoli scientifici in riviste cartacee CnS-La Chimica nella Scuola (SCI), in la Chimica e l’Industria (SCI) e in Scienze e Ricerche (A. I. L.). Membro del Comitato Scientifico del Primo Premio Nazionale di Editoria Universitaria, è anche componente della Giuria di Sala del Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica 2018 e 2019/Giacarlo Dosi. Ha ricevuto il Premio Internazionale Magna Grecia 2017 (Letteratura scientifica) per il romanzo Sulle ali dell’immaginazione, Aracne – NarrativAracne (2016).