Il soffio del vento: Cittadino

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Il buon cittadino è quello che non può tollerare nella sua patria un potere che pretende d’essere superiore alle leggi. 

 Marco Tullio Cicerone

Cittadino è quella persona che vive in una città intesa in senso di comunità politica e culturale, e che, come soggetto giuridico e membro di una collettività organizzata, gode della cittadinanza ed è legato da un vincolo di appartenenza. Si può essere cittadini di una città (Milano) di una nazione (Italia), di uno Stato (San Marino), di una unione di Stati (Europa), del mondo (abitante del pianeta terra) e di una comunità ideale.

Varie espressioni sono utilizzate in rapporto al vocabolo cittadino. Si parla di primo cittadino dello Stato o di una città in riferimento, in Italia, al Presidente della Repubblica o al sindaco; di cittadino onorario per concessione onorifica in seguito a meriti speciali; di cittadino privato che non ricopre cariche pubbliche e non partecipa direttamente al funzionamento dello Stato; cittadino della repubblica delle lettere chi appartiene a una comunità ideale di scrittori, poeti, intellettuali; cittadino del mondo chi si riconosce in un ideale di cosmopolitismo. Già l’antico filosofo greco, Socrate, diceva: «sono un cittadino, non  di Atene o della Grecia, ma del mondo».

Al di là del suo significato strettamente letterale, il termine cittadino indica l’individuo titolare di diritti e soggetto a doveri stabiliti dalla legge. Del cittadino si sono interessanti nel tempo politici e amministratori, filosofi e sociologi, pedagogisti ed educatori, urbanisti e artisti, demografi e studiosi di statistica.

Nella polis ateniese il cittadino partecipava attivamente alla difesa, allo sviluppo della città/stato e in nessun caso, secondo Pericle, doveva avvalersi delle pubbliche cariche per risolvere le questioni private. Nell’antica Roma, secondo il diritto romano, l’insieme dei cittadini (cives) indicava la civitas che era riconosciuta soltanto a chi era liber, perché gli altri erano considerati liberti e/o schiavi, e pertanto privati di ogni riconoscimento giuridico. Insieme allo stato di libertà, essere cittadino romano era un requisito essenziale della capacità giuridica per partecipare alla vita pubblica e sociale. 

Oggi un cittadino, che vuole vivere non come un suddito, ma come un cittadino attivo, partecipe e responsabile, dovrà acquisire, attraverso la formazione, una cittadinanza consapevole, nella quale e per la quale è in grado di dare il suo contributo collaborativo e creativo di idee e di opere per migliorare la qualità della vita della comunità politica (della polis) e per difendere il fondamentale principio della proprietà collettiva dei beni comuni.

Il giurista Piero Calamandrei, subito dopo la seconda guerra mondiale, ha scritto parole incisive: «trasformare i sudditi in cittadini è miracolo che solo la scuola può compiere». Questo saggio pensiero, nell’ambito della società globalizzata di oggi e della cultura politica contemporanea, pone in risalto l’importanza e la necessità di preparare e formare, in maniera adeguata ai tempi, le nuove generazioni a diventare cittadini del mondo, capaci di essere abitanti della Terra e di sentirsi un unico popolo, con diritti e doveri comuni, indipendentemente dalla nazionalità di appartenenza, e che sappiano porre l’interesse di questa comunità mondiale al di sopra degli interessi nazionali.

In una visione universalistica é indispensabile avere la consapevolezza che il mondo, in cui oggi viviamo, è uno dei beni più preziosi che ogni cittadino deve custodire e preservare per sé, per gli altri e soprattutto per le future generazioni. Essere un cittadino del mondo significa pensare in maniera globale, rispettare le altre culture e religioni e i diritti  di tutti gli esseri umani.

 

 

 

 

 

 

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