ROMA – Il 24 settembre è stato presentato a Bruxelles il nuovo Migration Pact che deciderà la traiettoria della politica migratoria europea per i prossimi anni. Considerando la centralità della questione migratoria nella politica europea ed italiana negli ultimi anni, è fondamentale capire se e che cosa cambierà a livello pratico. Proponiamo qui sotto un reality check dei quattro punti principali:

1. Superamento del regolamento di Dublino, il sistema europeo che confina i migranti nel primo paese di arrivo, tanto criticato (a giusta ragione) dai paesi Mediterranei su cui inevitabilmente si riversa gran parte della pressione migratoria.

 FALSO

In questi anni la società civile ed alcuni partiti europei hanno presentato numerose proposte di riforma per un sistema di vera solidarietà europea che beneficerebbe tanto i migranti quanto i paesi di approdo. Nonostante questo, il Migration Pact NON propone di fatto un superamento del sistema, proponendo un “meccanismo di solidarietà obbligatoria”  che invece di basarsi su un’automatica ridistribuzione dei migranti,  lascia ai paesi europei  l’opzione di aderire ad un programma di “sponsorizzazione dei rimpatri”.

In pratica, invece di ampliare il sistema d’asilo e renderlo più umano, il documento trasforma l’UE in un’agenzia di viaggio per i rimpatri”, come commentato dall’ong EuroMedRights. Inoltre, il nuovo patto prevede un massimo di cinque giorni (contro le attuali procedure lunghe anche diversi mesi) per esaminare quali richieste di asilo siano ammissibili e in caso contrario, procedere ai rimpatri. In questo caso, invece di ampliare le garanzie per i migranti, si restringono ancora una volta i loro diritti stilando una “lista nera” di paesi da cui la richiesta d’asilo sarà, a priori, respinta.

2. Maggiore condivisione tra gli Stati membri nel rimpatrio dei migranti che non hanno diritto alla protezione

DA VEDERE

Nonostante, come specificato sopra, il Migration Pact preveda un meccanismo di solidarietà tra gli stati, resta ancora da capire come questo possa avvenire nella pratica.

Supponiamo, per esempio, che l’Italia chieda l’intervento della Commissione a causa di un’eccessiva pressione migratoria e che l’Ungheria, chiamata a dimostrarsi “solidale”, decida di procedere con la sponsorizzazione dei rimpatri. L’Ungheria in questo caso dovrebbe organizzare il rimpatrio dei migranti presenti però in territorio italiano, cosa più semplice a dirsi che a farsi.

3. Un maggiore sforzo dell’Unione nei salvataggi in mare

FALSO

Il nuovo patto prevede essenzialmente un nuovo meccanismo di scambio di informazione tra gli Stati Membri. L’UE non ha annunciato alcuna nuova operazione di soccorso in mare stile Mare Nostrum, l’iniziativa proposta e attuata dall’Italia dopo la tragedia del 2013 a largo delle coste di Malta, che terminò nel 2014 proprio a causa del mancato sostegno da parte degli altri Stati Membri. Dunque, l’impegno di salvare vite in mare, per ora, resta solo su carta. Unica nota positiva, l’UE ribadisce il divieto assoluto di criminalizzazione delle operazioni di salvataggio in mare da parte delle ONG.

4. Rafforzamento del controllo dei confini esterni anche attraverso accordi con i paesi terzi

VERO

In continuità con l’approccio intrapreso dall’Agenda europea sulla migrazione del 2015, l’Europa  continuerà a finanziare i paesi Africani cosidetti di origine e di transito, al fine di impedire ai migranti di raggiungere le coste europee e richiedere asilo. Questo nonostante molti di questi paesi (vedi la Libia) si siano macchiati (e continuino a macchiarsi) di orrendi crimini contro i migranti. Questo però da italiani non dovrebbe stupirci, visto finanziamo da anni un sistema che confina i migranti nelle orrende prigioni libiche.

In definitiva, il Migration Pact non rappresenta certo “un nuovo inizio” come proclamato dalla Presidente della Commissione Ursula Von Der Leyer, né per l’Europa, né per l’Italia, né tantomeno per i migranti. l’Europa mostra ancora una volta il suo volto peggiore, e si piega alla peggiore xenofobia. L’Italia, da parte sua, non vedrà alcuna solidarietà da parte degli altri paesi europei. I migranti, infine, ancora una volta vengono disumanizzati, trasformati in pacchi senza voce da trasferire da un posto all’altro nel modo più rapido possibile e nella maggior parte dei casi, da rispedire al mittente.

A solo qualche settimana dal rogo nel campo di Moria, il più grande d’Europa, le speranze di chi pensava che finalmente Bruxelles avrebbe dimostrato un po’ umanità si scontrano ancora una volta con una realtà che non è degna del sogno Europeo di un mondo più giusto, libero e unito.


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Laureata in Studi sulla Sicurezza Internazionale, con una formazione multiculturale in 6 diversi atenei italiani, europei ed esteri, scelgo News-24 per portare ai lettori il mio sguardo sul mondo.