Cosa accomuna palme e mastice? Niente di niente, risponderebbe di primo acchito e senza esitazioni chi di Sabaudia non è. Invece nella neo Città del Parco proprio in questi giorni l’improbabile connessione sta creando un acceso dualismo in salsa politico-amministrativa. La querelle sorge appena viene reso pubblico dall’Amministrazione Comunale l’articolato progetto di riqualificazione di Piazza Roma, il famoso palmeto, come è ancora volgarmente identificato il polmone verde ai margini del centro storico, a due passi dalla scuola media “Giulio Cesare”. Un meraviglioso angolo della città in avvilente declino, da anni imprigionato nelle maglie dell’abbandono e assolutamente bisognevole di cure.
Insorgono però i “puristi”, i quali nel disegno progettuale intravedono un diffuso sconvolgimento delle caratteristiche originali del sito dove, insieme ad altre anomalie, quasi un pugno sull’occhio, risalta l’assenza delle amate palme, sostituite da altre essenze arboree.
“Solo strumentalizzazione politica” ribattono da “Cittadini per Sabaudia”, il movimento legato al sindaco Giada Gervasi, che rivendica la bontà del progetto, rispettoso delle linee guida tracciate all’epoca dagli architetti Montuori, Cancellotti, Piccinato e Scalpelli e atto a riportare alla luce un pezzo importante del passato, caduto nel buio per il degrado in cui è stato lasciato per anni.
E le palme che spariscono? “Una leggenda metropolitana”, perché Le palme non trovavano posto nell’arredo urbano di fondazione, ma sono state piantate negli anni a venire, senza dimenticare poi che dal 2018 anche la comunità scientifica ha allentato l’attenzione sul problema, arrendendosi al punteruolo rosso, che con la sua azione distruttrice ne ha fagocitato buona parte del patrimonio europeo.
Dalla difesa all’attacco col…mastice. Eh sì, quel mastice, ricorda “Cittadini per Sabaudia”, di cui le Amministrazioni antecedenti hanno fatto largo uso per fissare a tutte le colonne del porticato del centro storico pannelli rievocativi della vita di Sabaudia dalla nascita ai giorni nostri, ora compromesse nella loro integrità, con i segni di difficile cancellazione che quel collante lascerà sul travertino. Per anni si è taciuto su quello scempio e su altri attentati perpetrati a danno della purezza di fondazione ed ora si critica la realizzazione di un’opera destinata a rivalorizzare un’area dimenticata, senza allontanarla architettonicamente dal suo passato.


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