PONZA- Silverio Di Meglio, detto Canè, a Ponza lo conoscono praticamente tutti. Un personaggio che ispira subito simpatia, anche per via dei quel nomignolo che gli è stato “imposto”. Durante l’estate Silverio era sempre abbronzatissimo, sembrava un colored, da qui l’accostamento al grande calciatore del Napoli degli anni settanta. Silverio è sempre in giro, da mane a sera. Si alza presto nella sua abitazione alle Forna, un container predisposto per lui dall’amministrazione comunale, dopo lo sfratto subito ai Guarini. Abitava in una grotta da molti anni, poi improvvisamente il proprietario ha cercato di rientrarne in possesso. Un’interrogazione parlamentare di un deputato di Rifondazione comunista ha posto il problema all’attenzione dei media nazionali. Insomma, Canè non poteva restare senza casa. Ha fatto di tutto per resistere a vivere nella vecchia abitazione, complici bonari portalettere o ufficiali giudiziari. A Ponza in tanti si chiamano Silverio Di Meglio, per cui era facile scrivere: sconosciuto al portalettere all’indirizzo indicato, oppure assente da lungo tempo, introvabile. Alla fine, il buon Silverio ha fatto le valigie ma non si è disperato. Adesso vive dell’altra parte dell’ isola; si lamenta, naturalmente, del caldo estivo che supera i 40 gradi.  Lo Stato Italiano gli ha assegnato una pensione che talvolta viene ritoccata a suo sfavore, facendolo andare su tutte le furie. Le visite mediche di controllo alla Asl di Latina sono frequenti ma la pensione non gliela toglierà nessuno. Silverio coltiva i suoi parenti a Roma, prende il treno e si reca spesso nella Capitale. Al porto di Formia è un abitudinario del ristorante Zì Anna, dove consuma abbondanti libagioni, condite da un vino sia bianco che rosso. Non gli interessa del conto: l’importante è mangiare bene davanti ai paesani incuriositi. Il suo libretto postale rappresenta un vero mistero, ogni tanto parla di cifre da capogiro che scompaiono, dando la colpa al suo amicone Umberto Prudente e al sottoscritto che ridiamo a crepapelle. Canè è un assiduo frequentatore di bar, comincia con il Tartaruga, poi Onda Marina. Non disdegna altre puntate, specialmente quando gli offrono una birretta o un gelato, ammira donne bionde e prosperose. Silverio è un vero e proprio specialista nel raccogliere le cime e legarle alle bitte, anche se qualcuno recentemente gli ha rubato il mestiere, facendolo imbufalire. Nessuno è meglio di lui. Tra le sue passioni il calcio e il gioco del lotto. La grande impresa della sua vita l’ha compiuta recandosi a Cuba e rimanendo solo poche ore all’areoporto dell’Avana, per poi ripartire immediatamente. Durante la notte ha telefonato a Umberto affermando: “Sto a Cuba, quando arriva Genny”. Pensava che la compagna di Umberto fosse lì a riceverlo, come si fa a Ponza quando una persona arriva con la nave. Umberto, sentita la chiamata, lo ha immediatamente mandato a quel paese, era certo di uno scherzo, di quelli soliti del buon Canè. Poi un’altra chiamata. Questa volta il proprietario del bar Welcome comincia a credere in qualcosa di vero. Mi telefona e dice: “Cosa pensi di fare?”. Per fortuna, a Fiumicino uno delle persone più influenti e stimate era il questore Silverio Scotti, ponzese doc. Umberto lo disturba e gli chiede di informarsi. In poco tempo si viene a sapere che il passeggero Silverio Di Meglio si è imbarcato con volo Iberia per Cuba, con sosta a Madrid. Non aveva detto nulla agli amici e ai parenti. Si era recato presso un’agenzia di viaggi, aveva pagato il conto ed ottenuto il visto. Tutto regolare. Giunto all’aeroporto, Canè si è trovato smarrito, ha solo comprato in un negozio una t shirt color arancio che conserva gelosamente. Nei pantaloni aveva nascosti 8 milioni di vecchie lire in contanti, qualcosa anche nei calzini. Nessuno osò toccarlo. Canè salì sul primo volo utile per tornare in Italia e pasteggiò con tartine di caviale e champagne, gustando due film in lingua italiana. Poi è tornato a Ponza, accolto trionfalmente, ha raccontato di aver incontrato Fidel Castro in persona. Quando su un quotidiano di Latina è apparso un articolo su un concerto del gruppo musicale de “I dirotta su Cuba”, il ritaglio del giornale è stato incollato su un muretto della piazza.  “Silverio si parla di te” . Pronta la risposta: “A me non mi fate fesso”.

In effetti, farlo fesso è veramente difficile.

 


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Paolo Iannuccelli è nato a Correggio, provincia di Reggio Emilia, il 2 ottobre 1953, risiede a Nettuno, dopo aver vissuto per oltre cinquant'anni a Latina. Attualmente si occupa di editoria, comunicazione e sport. Una parte fondamentale e importante della sua vita è dedicata allo sport, nelle vesti di atleta, allenatore, dirigente, giornalista, organizzatore, promoter, consulente, nella pallacanestro. In carriera ha vinto sette campionati da coach, sette da presidente. Ha svolto attività di volontariato in strutture ospitanti persone in difficoltà, cercando di aiutare sempre deboli e oppressi. É membro del Panathlon Club International, del Lions Club Terre Pontine e della Unione Nazionale Veterani dello Sport. Nel basket è stato allievo di Asa Nikolic, il più grande allenatore europeo di tutti i tempi. Nel giornalismo sportivo è stato seguito da Aldo Giordani, storico telecronista Rai, fondatore e direttore della rivista Superbasket. Attualmente è presidente della Associazione Basket Latina 1968. Ha collaborato con testate giornalistiche locali e nazionali, pubblicato libri tecnici di basket e di storia, costumi e tradizioni locali Ama profondamente Latina e Ponza, la patria del cuore.