Una Cultura onnicomprensiva può porre le basi di un Nuovo Umanesimo

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Grazie alla conquista della libertà di pensiero conseguente al Secolo dei Lumi, alla Rivoluzione francese del 1789 e alle diffuse scoperte scientifiche che hanno caratterizzato gli ultimi secoli della storia umana, “nella nostra epoca le conoscenze umane  si sviluppano in un ritmo fantastico; e ogni scoperta mette in luce nuovi mondi. Le antiche scienze trovano nuovo slancio. Dopo una fuga spettacolare, la fisica si è posta in testa di assalto contro l’ignoto […] e la sua avanzata non procede alla cieca; i fari delle sue potenti teorie illuminano la strada verso l’ignoto: la teoria della relatività e la meccanica quantistica”. L’una che permette di proiettare l’umano pensiero verso l’infinitamente grande e l’altra che consente di scandagliare l’infinitamente piccolo. La meccanica quantistica ha già centoventi anni: era il 17 dicembre 1900 quando il fisico tedesco Max Planck (1858 – 1947) comunica alla Società di Fisica dell’Accademia delle Scienze di Berlino un suo tentativo rivoluzionario di superare una delle tante difficoltà sulla teoria dell’irraggiamento, esprimendo il nuovo concetto di atomi di energia o quanti. Questo fatto segna il passaggio della fisica dalla concezione  classica o newtoniana a quella moderna o quantistica.  La teoria della relatività, invece, nasce qualche anno più tardi, nel 1905, anno in cui Albert Einstein scrive i Principi generali di carattere filosofico. Il grande scienziato sostiene, infatti, che il fisico non può semplicemente lasciare al filosofo la considerazione critica dei fondamenti teorici; è lui infatti che sa meglio e sente più nettamente dov’è che la scarpa fa male. Il matematico tedesco Hermann Minkowski successivamente dà a quella teoria un’espressione conclusiva dal punto di vista logico-matematico. Il nome della teoria è legato ad Einstein in quanto il suo lavoro rappresenta il punto di partenza delle Relatività Generale, dove enuncia una nuova teoria della gravitazione e avanza nuovi punti di vista per comprendere la struttura dell’universo.

Senza tener conto di tutto il percorso offerto dalla scienza, oggi, da comportamenti e discorsi di personalità politiche (talora per ignoranza) e religiose (legati ai dogmi evangelici), si evince che, più che nel recente passato, ci sia un critica alla scienza straordinariamente insolita, che fa presagire un angosciante ritorno ai più tetri tempi trascorsi. Bisognerebbe rifondare un nuovo Tankebyggarorder (Ordine dei Costruttori di pensieri) – fondato a Stoccolma nel 1753 e sciolto nel 1762 – per riacquistare quella Ragione che gradualmente si sta perdendo, perché la ragione è la gran luce dell’umanità … L’innovazione culturale, in nome del dogmatismo religioso, soprattutto nel secolo XVII detto dell’oscurantismo, fu soffocata dalla Chiesa cattolica perché molte sue sfaccettature erano ritenute eretiche: Giordano Bruno fu arso vivo per aver sostenuto l’esistenza di infiniti mondi e Galileo Galilei fu costretto ad abiurare la teoria eliocentrica, tanto per citare i personaggi storici più famosi di quell’epoca. C’è stato, negli ultimi decenni, da parte della Chiesa solo il riconoscimento della dignità scientifica di Galileo e delle sofferenze che ingiustamente gli sono state inflitte, ma lo stesso non è stato fatto per Giordano Bruno, arso vivo il 17 febbraio 1660 a Campo dei Fiori di Roma, dove s’erge imperiosa la sua statua per non far perdere la memoria dei tempi tetri in cui vigeva la perdita dell’umana ragione. La sola verità riconosciuta era quella dei Vangeli quando Giordano Bruno, invece, sosteneva che La verità è quella entità che non è inferiore a cosa alcuna … .

Pur essendoci, in epoca moderna, un progresso scientifico dai risultati eccezionali, senza precedenti nella storia dell’uomo, si nota che il grande pubblico mostra una certa riluttanza nei confronti delle ricerche e delle scoperte scientifiche e si affida a irragionevoli superstizioni oppure a credenze aventi spesso carattere esoterico e paranormale, oppure ritiene che la verità sia insita in tutto ciò che viene detto “in televisione” o su “Internet”, o anche si affida alle profezie. Ancor di più confida negli oroscopi, come si evince dal fatto che alcuni quotidiani, o settimanali, o talune trasmissioni televisive li riportano come se in essi ci fosse la verità e la “predizione del futuro individuale”. La formulazione degli oroscopi elaborata dagli astrologi – da non confondere con gli astronomi che invece sono scienziati – utilizza lo zodiaco astrologico (ripartito in dodici costellazioni perché basato sulla tripartizione dei periodi compresi tra i due solstizi e i due equinozi), che è ben diverso da quello astronomico, il quale coincide con le costellazioni reali, dove compare una 13^ costellazione, nota come Ofiuco. Non c’è, infatti, nessuna reale corrispondenza tra i due zodiaci.

Forse questa riluttanza popolare verso la scienza deriva dai curricula scolastici che ancora risentono della riforma gentiliana? Giovanni Gentile (1875 – 1944), infatti, nel saggio Teoria Generale dello Spirito (cap. XV, 6), scrive che  … Ogni scienza è … empirica e dogmatica, perché presuppone di conoscere il conosciuto: appunto come Platone presupponeva allo spirito le idee, che sono pure l’oggetto del suo conoscere. Tant’è che C. Fiorentini, E. Mazzoni, nell’introduzione degli atti del seminario Storicità e attualità della cultura scientifica e insegnamento delle scienze (Marietti-Manzuoli, Firenze,1986) sottolineano, criticandola, questa concezione: Per l’idealismo soltanto la cultura umanistica era in grado di sviluppare le capacità cognitive fondamentali dell’individuo, mentre l’importanza della scienza nel mondo moderno veniva ridotta ad aspetti pratici, tecnici, utilitari. E aggiungono che lo stesso “Vittorini … aveva sostenuto l’unicità della cultura che è letteraria ma anche scientifica e attribuiva la responsabilità della separazione tra le “due culture” alla contemporanea letteraria antiscientifica e vecchia; voleva una cultura nuova che, per essere veramente tale, doveva essere unitamente letteraria e scientifica. Elio Vittorini (1908 – 1966), scrittore siracusano, infatti, sosteneva  che non si dà cultura là dove si sappia tutto della guerra dei trent’anni e niente del secondo principio della termodinamica. Anche nell’antichità si contrapponevano le due opinioni: il sofista Gorgia (485 – 375 a.C.) sosteneva che la scienza si risolve nella manualità, mentre l’azione e l’efficacia si realizzano attraverso i discorsi (M. Bonazzi –  a cura di -, I Sofisti, BUR, 2007). , mentre “Socrate … insegnò che dobbiamo aver fede nella ragione umana ma … guardarci dal dogmatismo … e che lo spirito della scienza è la critica.

Margherita Hack, in un suo saggio, aggiungeva: Sopravvive tuttora, per colpa di Benedetto Croce e Giovanni Gentile, il pregiudizio che vede nella scienza una forma di cultura minore, rispetto alla Cultura con la C maiuscola che era quella umanistica. La loro influenza è ancora profonda nella scuola: il liceo classico è considerato il più formativo, anche rispetto al liceo scientifico, […]. Persino sui giornali talvolta le pagine della cultura e della scienza – quando compaiono! – sono separate, come se la scienza non fosse cultura. Per Croce in particolare esiste una forma di cultura elevata, quella umanistica, che si contrappone alla scienza, considerata un mero insieme di tecnologie; secondo lui solo le menti profonde sono in grado di dedicarsi alla filosofia, mentre «gli ingegni minuti» possono occuparsi di matematica o di botanica. Quanto queste idee siano sbagliate ce lo dimostra l’opera di Albert Einstein, che è in grado di immaginare realtà così lontane dalla nostra esperienza quotidiana […], o le intuizioni di Marx Planck, che danno origine alla fisica quantistica […] . E se andiamo quattro secoli indietro, arriviamo ai tempi di Galileo Galilei e di Giovanni Keplero […]. Questi grandi scienziati sono stati anche profondi filosofi che hanno rivoluzionato le nostre concezioni del mondo. Allora ci domandiamo se ha senso parlare di due culture, l’umanistica e la scientifica: dov’è il confine tra l’una e l’altra?

Ma la suddetta riluttanza verso la scienza non potrebbe essere influenzata anche dalle posizioni ecclesiastiche sostenute dal papa emerito Joseph Ratzinger, secondo cui: Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla di definitivo e che lascia come ultima misura il proprio io e le sue voglie.  … e che la scienza moderna a volte segue solo il facile guadagno e tenta di sostituirsi al Creatore con arroganza, senza essere in grado di elaborare principi etici, mettendo in pericolo la stessa umanità?

Ovviamente, dato che la religione cristiana da venti secoli non è riuscita con il suo credo e i suoi dogmi a migliorare l’uomo, forse non sarebbe il caso di avviare sin dalla tenera età una formazione basata su una Cultura onnicomprensiva (umanistica e scientifica di pari dignità), senza steccati ideologici e compartimentali, per porre e avviare le basi di un Nuovo Umanesimo? Basterebbe iniziare a farlo.

Francesco Giuliano


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Giuliano Francesco, siciliano d’origine ma latinense d’adozione, ha una laurea magistrale in Chimica conseguita all’Università di Catania dopo la maturità classica presso il Liceo Gorgia di Lentini. Già docente di Chimica e Tecnologie Chimiche negli istituti statali, Supervisore di tirocinio e docente a contratto di Didattica della chimica presso la SSIS dell’Università RomaTre, cogliendo i “difetti” della scuola italiana, si fa fautore della Terza cultura, movimento internazionale che tende ad unificare la cultura umanistica con quella scientifica. È autore di diversi romanzi: I sassi di Kasmenai (Ed. Il foglio,2008), Come fumo nell’aria (Prospettiva ed.,2010), Il cercatore di tramonti (Ed. Il foglio,2011), L’intrepido alchimista (romanzo storico - Sensoinverso ed.,2014), Sulle ali dell’immaginazione (NarrativAracne, 2016, per il quale ottiene il Premio Internazionale Magna Grecia 2017), La ricerca (NarrativAracne – ContempoRagni,2018), Sul sentiero dell’origano selvatico (NarrativAracne – Ragno Riflesso, 2020). È anche autore di libri di poesie: M’accorsi d’amarti (2014), Quando bellezza m’appare (2015), Ragione e Sentimento (2016), Voglio lasciare traccia (2017), Tra albori e crepuscoli (2018), Parlar vorrei con te (2019), Migra il pensiero mio (2020), selezionati ed editi tutti dalla Libreria Editrice Urso. Pubblica recensioni di film e articoli scientifici in riviste cartacee CnS-La Chimica nella Scuola (SCI), in la Chimica e l’Industria (SCI) e in Scienze e Ricerche (A. I. L.). Membro del Comitato Scientifico del Primo Premio Nazionale di Editoria Universitaria, è anche componente della Giuria di Sala del Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica 2018 e 2019/Giacarlo Dosi. Ha ricevuto il Premio Internazionale Magna Grecia 2017 (Letteratura scientifica) per il romanzo Sulle ali dell’immaginazione, Aracne – NarrativAracne (2016).