Verso il Centenario, riceviamo e pubblichiamo un contributo dell’architetto Palumbo

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Latina 1932_2032.

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il paesaggio naturale come identità di un luogo

Cento e sono pochi, tanti …sicuramente sono quelli che sono e raccontano  nel bene e nel male la condizione di una città, di un territorio, e poi ancora  chi e cosa siamo noi che ci viviamo. E’ questo un primo traguardo  significativo, da vedere con atteggiamento critico ma anche con un po’ di  ottimismo, due sentimenti che ti permettono di prefigurare un futuro possibile e di andare…oltre.

“Arrivarono a un monte di nome Teche. Quando

i primi fra i greci raggiunsero la cima, e da lì videro il mare, esplosero in  grida immense”. “Thalassa! Thalassa!” “Mare! Mare!” da ANABASI…….:  “spedizione verso l’interno”

Forse anche noi che abitiamo, viviamo in questo territorio avremmo voglia,  vorremmo urlare “Thalassa! Thalassa!” “Mare! Mare!”.

Ossia il mare sognato e sospirato che fece esplodere i greci in quelle “grida  immense” sul monte Teche. Per noi il senso sarebbe altro ma altrettanto  significativo: per ANABASI di Senofonte era “la spedizione verso l’interno” ma anche noi che andiamo a mettere insieme i cento anni dovremmo fare  le spedizioni verso l’interno, alla scoperta dei nostri territori, andare ad Est,

con la rete delle acque e poi i monti Lepini con gli avamposti di Sermoneta,  Cori o Sezze e spingersi oltre fino a raggiungere Priverno,  Roccagorga…Pisterzo. Ma altrettanto vale avere attenzione alla direttrice  sud/nord, guardare verso Formia, Gaeta, Minturno oppure lanciare lo  sguardo oltre Cisterna ed Aprilia. In questo modo andare a ricucire una  striscia di terra stretta e lunga che costeggia il Tirreno per una identità  plurale e con il senso di un sentire comune.

Strappi, in un passato non solo recente, ne sono stati fatti ed è questo il  tempo per riannodare pensieri ed azioni concrete. E’ questo il tempo per  riflessioni e sguardi visionari, tempo per nuovi segni a scala vasta, a scala di  territorio. Segni capaci di rilanciare il messaggio della modernità, della  contemporaneità.

Il “Centenario di fondazione della città” a Latina ha inaspettatamente  aperto un dibattito e infervorato, gli animi. Da un disinteresse abbastanza  generalizzato verso la cosa pubblica e sul chi siamo, si è passati ad una  eccessiva presenza a detta di alcuni, ad un eccessivo ego che porta a fare la  propria proposta per l’occasione, per i primi cento anni della città.

Si ritiene pertanto dare spazio ad una serie di riflessioni nel merito, al fine  di offrire alla comunità un ulteriore pensiero.

Vorremmo che l’occasione fosse letta mettendo l’uomo al centro del fare,  del dire, dell’esserci: da Enea agli Indiani che oggi raccolgono pomodori,  passando per i vissuti di Bassiano, Sezze, Sermoneta, Priverno fino a  Terracina, l’antica Anxur o Minturno col Teatro Romano, le storie sono tante  e i luoghi trasudano tutti della loro presenza, del loro vivere.

Latina_Littoria_Latina è l’ultimo di una serie infinita di layer tra loro sovrapposti e deve poter avviare un percorso utile e porsi in una prospettiva  capace di essere parte di una storia unica atta ad esprimere la cultura del  luogo. Se non fosse così sicuramente sarebbe un’altra occasione persa.

Un territorio, il nostro, dalle mille stratificazioni ove la storia delle città è  fatta dal sovrapporsi di segni, a volte in continuità, altre in contrapposizione  e comunque sempre a dare senso alla storia degli uomini.

E’ questo il momento di mostrare generosità tra le comunità ed esserci a  pari dignità e tutto questo può esistere, può avvenire solo col valore aggiunto di progetti ed operazioni culturali condivisi e a scala di territorio. Sono momenti in cui vanno gettati i semi della condivisione e promosse  azioni che portano al sentirsi parte di scelte e pensieri del vivere come  comunità attiva che si riconosce in un vissuto ma anche in pezzi diversi di una lunga ed unica storia. Un territorio, che ha fondato il suo essere  nell’accogliere popolazioni in ogni epoca, deve cogliere questo momento. Naturalmente la storia recente del Novecento italiano non può non  raccontare le vicissitudini del come sia stata possibile la grande  trasformazione territoriale prodotta dalle operazioni di Bonifica integrale,  con la fondazione dei borghi e delle città nuove, Latina, Sabaudia, Pontinia,  Aprilia e Pomezia, trasformazioni che sono state motivo di studio anche in  campo internazionale. Il valore culturale da rappresentare, da evidenziare  va oltre la città di Latina e deve interessare le città nuove nel loro  complesso. Inevitabilmente si parlerà di Architettura, di Urbanistica per  sostenere che furono dei veri e propri esperimenti del processo di  modernizzazione, oltre agli obiettivi di Mussolini per raggiungere la  conquista dell’autarchia alimentare, con la Campagna del grano avviata nel  1925 che diede corpo poi alle imponenti bonifiche di aree paludose,  principalmente nell’Agro Pontino ed in Maremma. Naturalmente lo studio,  le riflessioni vanno fatte anche per attualizzare gli argomenti nel segno della  contemporaneità. Cosa c’è di più attuale e contemporaneo che riuscire a  fare un’analisi che abbia per oggetto-soggetto la cosìddetta area vasta e  non solo, del comprensorio pontino?

La gestione unitaria di valori culturali e non solo, l’unità di intenti all’interno  di un corpus culturale forte e la condivisione di scelte politiche in un  territorio che comprende diversi comuni, è una strada da percorrere.  Corre allora l’obbligo di valutare l’opportunità di avviare  un’interlocuzione con i soggetti che possano contribuire fattivamente, per  analizzare compiutamente le caratteristiche di un progetto di città  intercomunale, capace d’essere elemento di integrazione e collante  culturale-economico in cui ritrovarsi, esserci.

La gara a scegliere e ad individuare un qualcosa che ricordi i cento anni è  partita e le proposte sono già tante. Per noi importante è l’uomo e come  vive il territorio, quali le interrelazioni, quali i valori in comune che fanno  l’identità di un luogo.

Lo spazio fisico, contenitore per questi valori è il paesaggio naturale la cui  ricchezza attraversa lo spazio, il tempo e va oltre la terza dimensione.

Lavorare sul paesaggio significa avere dimensione vasta del problema,  significa dover e saper fare un lavoro di ricucitura tra ambiti diversi,  inevitabilmente diversi, ma anche capire le stratificazioni e come leggere  le continuità tra momenti e situazioni storiche differenti. Sicuramente un  lavoro culturale, che vedrà cultori di storia locale e non, insieme ad  antropologi, artisti, architetti, a lavorare come fosse un grande, immenso  scavo archeologico.

La storia ci regala un asse portante di questo pensiero ed è la via Appia, la  “Regina viarum” che attraversa da nord a sud, da Cisterna a Minturno, l’intera lingua di questa provincia che si affaccia sul Tirreno.

Avere la “Regina viarum” come riferimento e linea di scambio e/o di  connessione potrebbe essere occasione di riconciliazione con l’uomo, con  la storia e con il vivere contemporaneo, per quello che a noi appare come  un luogo carico di layer e di stratificazioni che solo un attento studio  antropologico ci può restituire. Ed è proprio lungo questa strada che  potremmo imbatterci in nodi territoriali di ricucitura.

I nodi territoriali di ricucitura sono punti di intersezione, punti di ricucitura ed ogni intervento darà senso e significato: punti, luoghi ove la storia si  incontra con la contemporaneità.

Facciamo anche nostro e condividiamo il lavoro che promuove la via Appia  canditata a Patrimonio UNESCO e patrimonio culturale dell’umanità.

Sono complessivi 900 km. da Roma a Brindisi e racconta le relazioni  millenarie tra i popoli italici e quelli del Mediterraneo, congiungendo  passato, presente e futuro.

Da sempre la “regina viarum” è lì a raccontare la cività romana ma non  solo. La Via Appia attraversa il nostro territorio da molto tempo prima che ci fosse la Provincia di Latina. Una storia, quella della “regina viarum”,  scritta nel paesaggio che attraversa e che si evolve nel tempo.

Tredici i comuni attraversati dalla Via Appia : Cisterna di Latina, Norma,  Sermoneta, Latina, Sezze, Pontinia, Terracina, Monte San Biagio, Fondi, Itri,  Gaeta, Formia, Minturno.

Per i cento anni di Latina Capoluogo di Provincia aggiungiamo allora, una  pagina, che racconti possibilità di futuro: la via Appia patrimonio  dell’Unesco sia capace di riannodare le tante storie in un unico racconto.  Saranno tredici gli interventi puntiformi e dislocati in altrettante aree  diverse e saranno messe in relazione tra loro. Un progetto, un pensiero  che dovrà assorbire il sapore dei luoghi e in cui essere protagonista sarà il  valore cultura. Antropologi, artisti, architetti, storici dell’arte, designer,  visionari si dovranno ritrovare intorno ad un tavolo e capire, proporre il  senso di questi nuovi segni da lasciare sui territori. La storia siamo noi.

“Thalassa! Thalassa!” “Mare! Mare!” .

Massimo Palumbo

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