Annalisa Muzio: “Senza un patto tra politica e imprenditoria non c’è futuro”

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“Latina, il futuro consiste nel fare. La ripresa può nascere soltanto attraverso un nuovo modello di amminidstrazione condivisa”: l’intervento dell’avvocato Annalisa Muzio per un nuovo patto con Latina tra classe politica, imprenditoriale e privati.

Annalisa Muzio, avvocato e presidente dell’associazione Minerva nonchè presidente dell’Osservatorio dello sport e turismo della provincia di Latina, interviene sul dibattito politico di Latina, a pochi mesi dalla competizione elettorale. Il tema del dibattito resta il modo di scommettere sulla valorizzazione di un territorio che resta incompiuto, sottolineando le defaillance emerse sulla tratta Roma-Latina e sulle criticità riguardanti lo Skate Park.

“Oggi si è impegnati nella diatriba tra candidature politiche o civiche ma continua a vincere, per il momento, il ‘non fare’, come certifica il progetto, appunto non fatto, della Roma-Latina -scrive l’avvocato Annalis Muzio in una nota-. Che sia arrivato, dunque, il momento di pensare ad una terza via, magari che sia di pacificazione e che unisca il mondo politico con la classe imprenditoriale sorretta da tecnici, da persone di competenza, che abbiano già avuto modo di dimostrare di ‘saper fare’? Che sia arrivato il momento di coinvolgere nel governo della res pubblica liberi professionisti, imprenditori, le associazioni di categoria, e creare, come ho già avuto modo di proporre, un nuovo modello di amministrazione che veda questi attori tutti insieme con l’obiettivo di FARE?

Latina resta la città dalle opere incompiute, progetti, tanti e molto belli, che non hanno mai visto la luce o se l’hanno vista non sono mai stati portati a termine: la tratta Roma-Latina è la punta dell’iceberg, una proposta bipartisan che, probabilmente (dubitare è d’obbligo), vedrà l’inizio lavori nel 2033 quando, nel frattempo, saranno sorte altre criticità, altri assi, altri interessi. Oggi, col nuovo anno, ecco giungere vecchie certezze, made in Latina, con la classe politica che diviene nuovamente frammentaria in nome della Roma-Latina, perché ora è giunta la consapevolezza che la tratta stradale potrebbe arrivare tra 10 anni.

Una consapevolezza che però sarebbe stato più onesto esprimere sin dall’inizio, quando ci siamo illusi ancora una volta come cittadini e come classe dirigente che potesse essere la volta buona di veder realizzare il sogno/obiettivo di una Pontina che nel tempo ha subìto molti cambiamenti. Forse resta la mancanza di una visione completa della città-capoluogo da parte della classe dirigente? Forse non siamo sufficientemente competitivi e incisivi sui tavoli dove avvengono le decisioni?

Gli interrogativi sono tanti ed è necessario e d’obbligo trovare delle soluzioni, non delle risposte. Credo che per uscire dall’autoisolamento (oltre che dall’autolesionismo) di questo territorio e in particolare del capoluogo, sia necessario ripensare alle infrastrutture, ma adesso occorre porre rimedio, immediato, alle carenze del collegamento diretto con Roma. Si potrebbe puntare su una unione di forze politiche per chiedere subito il potenziamento della tratta ferroviaria, consolidando non soltanto i numeri di treni esistenti ma aumentando le corse, incentivando l’uso di mezzi pubblici (anche questi da potenziare), anche in nome di una rinnovata sensibilità ecologica.

Stessa sorte per il progetto dello Skate Park, al quale anche come Osservatorio dello sport e del turismo sportivo della provincia di Latina, ho subito fatto un plauso. Ebbene, anche in questo caso emergono le prime divisioni. È la visione d’insieme che manca a questa città. Da sempre. Non c’è un’area unicamente destinata agli sport e dovrebbe invece esistere, come una Cittadella dello sport di cui si è sempre vagheggiato ma che non si è mai progettata. I Giardinetti non hanno alcun tipo di vocazione e forse creare all’interno una struttura di questo tipo potrebbe essere funzionale anche a scongiurare le “cattive frequentazioni” che da più parti sono state segnalate. Sarebbe, peraltro, auspicabile una partnership pubblico e privato anche nella gestione dell’opera: la vera sintesi su cui si dovrebbe fondare una società è proprio l’unione tra pubblico e privato. Ma è chiaro che ancora ad oggi, proprio attraverso questa lacuna che è soprattutto culturale, manca la visione di sviluppo della città. La promozione sportiva non può essere sganciata dalla creazione di nuovi impianti, ovvero dalla rigenerazione di quelli esistenti e ciò soprattutto in una città come la nostra dove il vivaio di campioni cresce in maniera inversamente proporzionale agli impianti sportivi.

Invertire la tendenza si può, ma va ricercato un nuovo modello di impulso e sviluppo sociale, che è la fusione e la sintesi di uomini e donne capaci, di buona volontà, visionari, individuati tra politici, imprenditori, liberi professionisti e il mondo associativo, in modo da coinvolgere tutta la città, includendo ogni sua forza”.

 


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