LATINA – Il servizio 118 dell’Ares passerà alle associazioni a rischio circa 700 posti di lavoro: la denuncia di Lubiana Restaini Assessore del Comune di Roccagorga e Consigliere ANCI.
“ In seguito alla pubblicazione di alcune notizie apparse sulla cronaca regionale, sono venuta a conoscenza del contenuto di una delibera dell’Ares 118, la n.365, pubblicata lo scorso 30 dicembre 2019, che mi ha lasciato del tutto sconcertata, e in qualità di consigliere nazionale Anci e di assessore alle Politiche del Lavoro del Comune di Roccagorga ho il dovere di rappresentare alla cittadinanza le mie ambasce.

Con questo atto, l’Azienda regionale per l’emergenza sanitaria, si starebbe accingendo all’indizione di una selezione pubblica per l’affidamento dei servizi di emergenza urgenza in convenzione, ad associazioni di volontariato iscritte presso l’Albo Regionale. Mi spiego, il servizio di ambulanze 118, attualmente svolto da un ATI (associazione temporanea di imprese capeggiata dall’HEART LIFE CROCE AMICA) sta per essere totalmente rivoluzionato e, attraverso un convenzionamento diretto, affidato ad una moltitudine di associazioni di volontariato disseminate sul territorio nazionale.

Ciò che non riesco a comprendere è invece dove andranno a finire le 700 persone, oggi impiegate sul territorio regionale! La previsione contenuta nella delibera n.365 firmata dalla dottoressa Corradi, se da un lato, interpreta le indicazioni del Consiglio di Stato e della Corte di Cassazione, (in materia di affidamento dei servizi di trasporto in emergenza), è a mio avviso un atto spropositato quanto pericoloso, per il futuro di centinaia di famiglie di professionisti che vivono grazie a questo lavoro. E mi spiego meglio. La previsione contenuta nel Bando di gara dell’Ares, in forza di un presunto risparmio, consegna di fatto nelle mani delle associazioni di volontariato 160 milioni di euro in 4 anni. Tre anni più un quarto rinnovo consentito. Allora la domanda è: chi gestirà questa enorme somma di denaro?

Non saranno certo le imprese, i cui bilanci devono essere depositati, mentre il controllo sul DURC assicura la corrispondenza del pagamento di stipendi ed oneri previdenziali, ma sconosciute, quanto sicuramente lodevoli associazioni di volontariato che al momento però non conosciamo, i cui bilanci sono in genere “grigi”.

Una cosa è certa però, questa decisione assunta dall’Ares 118 metterà sul lastrico 700 famiglie di cui 300 residenti nella provincia di Latina, visto che le associazioni di volontariato hanno l’obbligo di assumere solo il 50% del personale necessario allo svolgimento del servizio, mentre l’altro 50% dovrà essere tassativamente reperito tra i volontari!

La domanda che a questo punto sorge spontanea è – parafrasando qualcuno – chi sono questi volontari? E perché persone che fino a ieri avevano un posto di lavoro devono mascherarsi da nuovi volontari per poter lavorare? Che fine faranno i professionisti dell’emergenza del Lazio che non saranno assunti?

Ricordo che prima Latina, e successivamente la Regione Lazio, hanno optato per l’indizione di una gara pubblica affidando il servizio ad imprese del settore, in virtù di una ricercata riduzione dei costi. Ora c’è da chiedersi quale danno sociale e quale ricaduta in termini occupazionali e di qualità del servizio, potrà avere una siffatta decisione che affida al volontariato un servizio di base dei LEA.

E’ sulla pelle di giovani professionisti, di famiglie appena formate, di figli appena nati, o nei primi anni di vita, di mutui da pagare e case prese in affitto per formare una famiglia che ancora una volta l’ARES Lazio e la politica regionale, giocano la partita delle garanzie economiche “necessarie” per far quadrare i bilanci della Regione Lazio.

L’ennesimo bluff offerto su un piatto d’argento a fantomatiche associazioni di volontariato che in realtà non sono che favori agli amici degli amici.

L’opportunità di rilanciare il ruolo del volontariato precarizzando l’ormai esangue panorama delle possibilità di lavoro offerte da questa Regione, e dall’Italia, è una sentenza della Corte di Giustizia Europea colta come una al balzo per scaricare sui più deboli – i lavoratori mai garantiti – i costi dei disservizi di altri settori della sanità.

Annuncio fin da ora la mia decisione di portare, la questione, nel tavolo nazionale Anci del 16 gennaio, posto che questa vicenda non ha confini regionali.”


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